“Ieri sera la maggioranza dei consiglieri del Consiglio comunale di Ragusa ha votato e dato parere favorevole alla costruzione dell’elettrodotto Sicilia – Malta. Prendo atto che evidentemente per molti l’elettrodotto va bene. Ma avremo modo di discuterne quando verrà realmente realizzato, quando cioè sarà sotto gli occhi di tutti e sarà necessario stabilire le servitù rispetto alla posa di un cavo ad alta tensione, con 220 kV, che passerà lungo le nostre campagne, fino ad attraversare Marina di Ragusa e giungere sull’arenile”. Questo il commento di Nello Dipasquale, segretario regionale di Territorio dopo la votazione di ieri sera da parte del Consiglio comunale di Ragusa.
Dipasquale aggiunge: “Vedremo se poi la gente potrà continuare a fare il bagno tranquillamente, vedremo se le nostre preoccupazioni, condivise in aula naturalmente dai consiglieri che si richiamano a Territorio, erano sbagliate, cosa che naturalmente mi auguro. Ma se non sarà così, almeno i cittadini conosco fin da ora i nomi di coloro che, votando si in Consiglio comunale, si sono assunti la responsabilità della scelta. A nostro avviso questa scelta non valeva 500 o 600 mila euro in oneri di compensazione visto che tutto questo mega impianto toccherà in modo tangibile Marina di Ragusa. Ma questa è la democrazia e dunque vanno accettate le posizioni delle maggioranze. Prendo atto di questa nuova maggioranza variegata che tenta di andare avanti al Comune, con alcune forze politiche che hanno anche deciso di tornare indietro sulle proprie posizioni rispetto all’elettrodotto. Territorio continuerà invece a fare il suo percorso, anche in solitaria, coerentemente con quel che pensa. Piuttosto ringrazio i consiglieri comunali che si richiamano a Territorio per l’impegno profuso anche in questa occasione a tutela della collettività. Personalmente mi sono risparmiato un viaggio a Roma e a mie spese”.
Dipasquale risponde anche alle recenti polemiche sollevate da Legambiente: “Pur di andare contro Nello Dipasquale, Legambiente riesce ad accettare la posa di un elettrodotto di così ampia portata, in mezzo al mare, in mezzo alla posidonia oceanica. L’avversione di alcune forze politiche si muove anche attraverso le posizioni di Legambiente che a Ragusa sono purtroppo ben note visto che dormivano sonni profondi quando le periferie di questa città, e parlo di Cisternazzi, Bruscè, Puntarazzi, sono state cementificate. Oggi accettano invece l’elettrodotto pur di andare contro Dipasquale. Quel che qui è strano e sospetto, per usare i termini da loro usati, è proprio l’ambientalismo di Legambiente che piuttosto che essere preoccupati, accettano supinamente. Ma del resto il loro ambientalismo ad orologeria lo conosciamo un po’ tutti. Personalmente mi fanno sorridere e mi mettono anche di buon umore”.
Sulla vicenda elettrodotto, a nome dei gruppi consiliari, parla Vito Frisina, coordinatore cittadino di Territorio: “I gruppi consiliari che si rifanno a Territorio confermano la posizione contraria alla realizzazione dell’elettrodotto. Le preoccupazioni per i vincoli, i divieti, sono troppo elevate per essere del tutto soddisfatte da una semplice relazione che il Ministero dell’Ambiente ha svolto ancorché abbia in parte fatto sue le preoccupazioni e le osservazioni sollevate già l’estate scorsa dall’Amministrazione Dipasquale. Un’infrastruttura di tale portata è un’infrastruttura che durerà negli anni e che proietterà i suoi effetti nei prossimi 50 anni, per cui essere attraversati, proprio nel cuore del nostro territorio, da un cavo ad altissima tensione che impedisce qualsiasi attività in una fascia di 60 metri, è un vincolo troppo importante per non essere e per non restare preoccupati. Quell’area di Marina di Ragusa è un’area ad altissima importanza turistica. Marina di Ragusa è meta turistica sempre crescente. Il cavo poteva benissimo essere realizzato passando da zone più degradate della costa siciliana e non certo da zone di pregio come la nostra, a pochi metri dalla riserva naturale. Siamo fortemente convinti della nostra posizione contraria, vanificata in aula solo dalla voglia di contrapposizione politica contro il nostro movimento. I danni futuri li potremo vedere solo quando l’opera verrà realizzata. Poi ne riparleremo sicuramente”.