LE VOCI DAL DI DENTRO. Carcerati, società, e giustizia

carcereDovremmo chiederci, come cittadini, che cosa significa per un carcerato, che, poi, è innocente, essere assolto, dopo 22 anni di reclusione. Quello che ci sembra impossibile, e assurdo, succede anche in Italia. Ecco una notizia Ansa, che sembra assurda, e non veritiera. “- Giuseppe Gulotta, il muratore di Certaldo, assolto dopo 22 anni di carcere dall’accusa di aver partecipato alla strage dei due carabinieri nella caserma di Alcamo Marina (Trapani) del 1976, chiede allo Stato un risarcimento di 69 milioni di euro. ”La riparazione dell’errore giudiziario – spiega l’avvocato Pardo Cellini, legale di Gulotta – va commisurata alla durata dell’espiazione della pena e alle conseguenze personali e familiari derivanti dall’ingiusta condanna”. Si pone il problema della responsabilità civile dei giudici, ad oggi non attuata, malgrado gli italiani l’abbiano consacrata con un referendum.
Un caso straordinario, convalidato,anche, nell’antichità, se pensiamo che i veneziani, in Piazza San Marco, non attraversano quello spazio tra le due colonne lì agli occhi di tutti, in quanto rappresenta l’emblema di un’ingiustizia giudiziaria dell’epoca. E’ qui il punto:quante persone innocenti, accusate, rinviate a giudizio, incriminate dall’opinione pubblica, e distrutte nel lavoro, nel sociale, nella vita, e,poi, alla fine, sono innocenti.
Questa considerazione ci dovrebbe far riflettere : come ricostruire l’immagine, e la verità tra la gente per il malcapitato? Come ricominciare a vivere nella società, che ti ricorda per quelle intere pagine, dedicateti dai media, e non essere assolti nella verità dimostrata. Con un veloce, e superficiale “poverino!, o poverina!”, si risolve la questione, ma le cose stanno diversamente per il malcapitato. I soldi, certamente, non ridanno né la credibilità sociale, né l’assoluzione. E qui sta il problema: è giusto che ,prima di essere condannati, ad esempio, si dedichino intere pagine all’accusato? E’ giusto far diventare i casi giudiziari, casi televisivi?

Da questo punto di vista, interessantissima sentire la voce dei carcerati nella rubrica “Voci di dentro” di ragusa oggi, perché ci rendiamo conto che queste persone parlano, dicono il perché sono andati a delinquere,ad esempio, e sarebbe bene che quella rubrica colloquiasse con la società civile, in quanto esempio della devianza di cittadini, di persone, che si sono resi conto dei loro sbagli. La società, i lettori possono mettersi in contatto, magari commentando, con quella parte della società, che ,magari, si è ricreduta, e si è educata civilmente. Ma chi lo fa:? Il carcere è lì. Qui, a Ragusa, ci si passa davanti con le macchine, ma il pensiero di tutti noi è altrove. Corriamo, senza pensare che lì dentro ci sono persone, da riabilitare al sociale, ma sono persone.

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