BUROCRATESE: “FAMO A CAPISSE”

rosario-crocetta-ansa-258“- In merito ai fondi strutturali dell’Unione europea, il presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, lancia un ”grido di allarme”. Secondo Crocetta, che oggi ha tenuto una conferenza stampa a Bruxelles, la programmazione segue ”un modello di centralismo burocratico che blocca lo sviluppo” e parla di ”programmazioni scriteriate decise senza guardare all’interesse dei territori, in particolare del Meridione. Non è questo il modello di Ue che avevamo pensato”.

L’Europa potrebbe, senz’altro, essere una via d’uscita, o una soluzione agli innumerevoli tagli in quei settori, sostanziali, ma marginali ,quali cultura e sociale, rispetto ai problemi di infrastrutture della Sicilia, alla viabilità, agli aeroporti, e alla loro realizzazione, che consentono l’internazionalizzazione dei prodotti, agli scambi., ma ,effettivamente ,accedere ai fondi, diventa un grande problema per tutte quelle pratiche da adempiere. La burocrazia regionale, crediamo che anche in altre Regioni la situazione sia simile, soprattutto nel sud, ostacola l’accesso a questi, così diventa sempre più difficile utilizzarli, ed è una grande perdita per i siciliani, e la Sicilia. il Presidente pone, comunque, la questione del Meridione, dei territori, e la politica dell’Ue verso il Sud, delle programmazioni scriteriate ,il modello di centralismo burocratico che blocca lo sviluppo.

La denuncia di Rosario Crocetta mette il dito nella piaga della Regione Sicilia, la burocrazia: una lettera diventa una difficoltà se , dal punto di vista formale, non si rispettano regole, a volte, troppo restrittive; un documento, la compilazione di miriadi di fogli, diventano un ostacolo, solo se non si rispettano virgole, punti e virgole, farraginosi dettagli, che risultano prioritari, rispetto alla richiesta.

Forse, la via d’uscita potrebbe essere la comunicazione con regole precise di buon italiano comunicativo, ma non burocratico, rispetto della lingua parlata, e non di quella burocratica, Richieste, quindi, in buon italiano, ma evitando il superfluo. Corsi di comunicazione ai regionali, sarebbero una soluzione. Rispetto delle leggi e delle regole, che non devono diventare un ostacolo, ma una trasparenza.

In Grecia, esiste una differenza tra lingua kathareusa, non usata nel quotidiano, e lingua demotika, popolare: si usa quest’ultima tra la gente. La burocrazia, presente anche lì, usa quella non parlata, e accedibile non a tutti, ma a poch, la kathareusa.. La stessa lingua burocratica, usata nelle farraginose circolari, e circolarine, è un ostacolo. Una soluzione linguistica, potrebbe essere già una via d’uscita , e un’educazione alla comunicazione scritta, messa in atto nei documenti da decifrare.

All’uso delle lingua ,non ambigua ma comprensibile da tutti, parliamo della Regione Sicilia, una costituzione dei Dipartimenti, che coordinano l’attività della Regione, sarebbe un modo per evitare ad una pratica, che vuoi per ignavia dell’impiegato, o dirigente, di fare iter labirintici dentro la stessa Regione.

Quindi, sarebbe bene intervenire, al di là delle informatizzazioni del sistema, necessarie, sulla lingua, sulla trasformazione contenutistica dei documenti, sul sistema, che dovrebbe essere più simile ad un’azienda, che a un vecchio spagnoleggiante modo di intendere la Regione medesima, non labirintica, ma immediata.

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