La villetta della moglie di Lombardo a Ispica. Al processo tocca al Ctu dell’accusa

villalombardoIl teste del pubblico ministero di scena nel processo per la ristrutturazione della villetta a mare di Saveria Grosso, moglie dell’ex Governatore di Sicilia, Raffaele Lombardo, doveva avvenire attraverso la necessaria concessione edilizia rilascia dal Comune di Ispica e non con la semplice Dia(dichiarazione di inizio attività). Lo ha ribadito ieri il consulente tecnico del pubblico ministero, Vito Mancino di Catania, che ha ripercorso tutta la vicenda a partire dal 1994 quando l’immobile era di proprietà di Lombardo che, poi, lo donò alla congiunta. Il Ctu ha spiegato questi passaggi nel processo davanti al Giudice Onorario del Tribunale di Modica, Francesca Aprile, nel quale oltre alla Grosso sono imputati il direttore dei lavori e il legale rappresentante dell’impresa che eseguì le opere, Alberto Miceli e Giuseppe Presti, tutti difesi dagli avvocati Salvatore Poidomani e Raffaele Pediliggieri. Tutto ruota attorno all’esistenza o meno del rudere di Contrada Cirica a Ispica. “C’è da capire se l’immobile aveva il tetto o meno – ha spiegato il Ctu – perchè tecnicamente le cose cambierebbero. Un fatto è certo: i lavori sono stati effettuati secondo progetto, al millimetro”. I lavori erano cominciati nel 2004 ma furono bloccati. Dopo il dissequestro, ottenute le autorizzazioni mancanti, gli interventi erano ripresi. La magistratura modicana sequestrò nuovamente l’immobile. Nel mese di maggio dello scorso anno la Corte di Cassazione aveva rigettato l’istanza per il dissequestro presentata dall’avvocato Poidomani. La villetta, di settanta metri quadrati circa e che si affaccia sul mare. Il processo riprenderà in maggio.

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