Le misure anticrisi sono ancora ferme a Bruxelles. Aiello: “Il Governo nazionale non ignori economia reale”

aiello“La crisi implosiva delle nostre campagne è micidiale e devastante e va affrontata a prescindere dalla crisi finanziaria globale”. Parola di Francesco Aiello, presidente di Azione democratica, che si sofferma sul fatto che le misure anticrisi sono rimaste ferme a Bruxelles. “Su questo tema – sostiene l’on. Aiello – esiste un precedente: la legge 321/2005 votata per la prima volta dal Parlamento italiano, ai tempi del ministro Alemanno. Questa legge, approvata senza alcuna intesa o accordo in sede Ue, fu sanzionata e bloccata (ma lo si sapeva) dall’Unione. Fu inseguita per tre anni dai movimenti dell’epoca e fu lasciata cadere dal Governo con la ostentata constatazione che era stata la Ue a bloccarla. La stessa, tuttavia, non è stata mai riadattata e riproposta in un quadro di certezze preliminarmente concordate in sede Ue. Ecco perché dobbiamo evitare gli errori e le trappole del passato. Il Governo nazionale non può continuare a ignorare l’economia reale, la crisi delle aziende agricole meridionali. Non si possono continuare a illudere i produttori con le attese e le promesse”.

“Se i governi e la Ue hanno deciso di derogare da qualunque vincolo per sostenere con aiuti di Stato le banche, l’industria automobilistica, la Gdo e l’industria di trasformazione – si chiede Aiello – per quale motivo il settore primario e le aziende agricole non sono state comprese in questa logica di riconoscimento delle misure anticrisi? Qualunque seria misura creditizia si possa pensare di attivare, essa cozzerebbe fatalmente con i limiti imposti dal sistema “de minimis”, così come è strutturato, che limita l’entità degli interventi ed esclude ogni possibilità di intervento per le aziende in crisi, messe alla porta dalle regole del sistema bancario, anche per la sostanziale mancanza o efficacia di garanzie fidejussorie pubbliche per l’accesso al credito e alle misure di ristrutturazione e di ripianamento delle passività aziendali”.

Per Aiello, quindi, “occorre che Governo, Abi e Ismea concordino per l’agricoltura le medesime procedure di intervento fidejussorio previste per gli altri settori dell’economia. Sotto questo profilo va interpellato direttamente il ministero dell’Economia da cui dipendono le strategie di intervento delle garanzie pubbliche a sostegno del credito alle aziende. Attualmente l’agricoltura è sostanzialmente scoperta e non assistita, soprattutto le aziende in crisi o in sofferenza. Se il settore agricolo – aggiunge – continua a rimanere escluso dalle misure anticrisi, riconosciute in sede Ue ad altri settori della economia e alle stesse istituzioni bancarie, ogni sforzo per sostenere le aziende si perde negli interventi insignificanti del piccolo cabotaggio e si trasforma inevitabilmente in un modesto e parziale intervento palliativo”. Il presidente di Ad sostiene che “la maggioranza delle aziende agricole sono state lasciate sole nel loro percorso di crisi. Il grande e decisivo tema delle passività aziendali, dei debiti e delle esposizioni delle aziende, anche dei debiti Inps, implica una decisione preventiva della Ue, in deroga ai limiti imposti dalle decisioni di Maastricht e Basilea 2 e 3. La ricapitalizzazione e la ristrutturazione delle passività aziendali passa inevitabilmente attraverso la preventiva autorizzazione della Ue nel quadro di un più ampio percorso di rilancio dell’agricoltura in tutto il Sud europeo e italiano devastato dagli accordi bilaterali dei singoli Stati, dall’accordo euromarocchino, dai Greeen corridors, dai venti della crisi globale e dal crollo dei prezzi delle produzioni agricole. Aiuto alle aziende e sostegno alle produzioni, nel medio e lungo periodo, sono due aspetti della stessa crisi che vanno affrontati parallelamente. Salvare le aziende non sarà possibile comunque se non cambia la linea che l’Europa si è data sul tema della tutela delle produzioni mediterranee, che non possono resistere a forme corsare di concorrenza irregolare”.

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