Roma – Gentile Sig. Molinari,
sono un’abitante di Maganuco. Abitante stagionale da anni. Con casa di proprietà. Non abusiva. Qualche giorno, nel periodo estivo, riesco a raccogliere i pensieri e le energie in quella casa. Da anni. Ricordo quando non c’era la piazzetta e il passeggino di mio fratello andava tirato a forza per farlo arrivare alla battigia. Ricordo quando il porto era in costruzione. Ricordo quando un anno ci ritrovammo costruita quella piazzetta. Brutta, mamma mia quant’è brutta.
Ma seppur brutta fu punto di ritrovo per molte persone, e il passeggino andava finalmente giù al mare agilmente. In quegli anni, primi anni ’90, quella piazzetta ha rappresentato molto per i villeggianti. Forse lei non lo sa, ma c’è una storia dietro a quella piazza. Costruita la piazzetta spontaneamente gli abitanti si sono riuniti sotto un’associazione: l’Associazione Maganuco. Tutto regolare, con notaio, bandiera, colonna sonora e tanti iscritti. Si organizzavano serate musicali, serate di gare culinarie, serate a tema (la “Uovata”, per esempio, con tutti i piatti a base di uova, sponsorizzata da un’azienda di produzione di uova). Si organizzò una sera perfino una tombolata, e il premio era una vacanza a Malta per due persone. Ci mancò poco che quell’evento non si tramutasse in un’accusa di gioco d’azzardo per i responsabili dell’associazione.
Ma le voglio raccontare una serata in particolare. Una sera di un 12 agosto. Ci riunimmo in piazza, naturalmente. Su un carretto siciliano trainato da un cavallo c’era un’enorme cassa acustica collegata ad una piccola radio a cassetta. Diffondeva la colonna sonora dell’evento. Tutti i presenti avevano un grosso cero in mano. Partì una processione intorno all’abitato di Maganuco che era insieme laica, sacra, e folkloristica.
Al termine della processione, di nuovo in piazza, sulle note di “La bandiera di sole” di Fausto Leali, in un’atmosfera adesso davvero tutta sacra, l’Associazione innalzò ad uno dei pali in piazza una bandiera blu, con al centro un sole giallo, e un paio di gabbiani dentro al sole. In quel momento fu proclamata la Repubblica Indipendente di Maganuco, e fu intitolata la piazza a S. Chiara. Credo che anche questo non sia poi così legale. Ma consacrò un bellissimo momento dal punto di vista umano. Non posso dimenticare quanti tornei di beach volley, tamburelli, bocce sono stati organizzati dal nulla e con niente. E serate karaoke. E cacce al tesoro.
Perché le racconto questo, Sig. Molinari?
Lei pensa che nessuno abbia avuto a lamentarsi in quegli anni?
E cosa avrebbe potuto fare?
Si sarebbe messo contro una comunità intera. Non c’era modo di non lasciarsi contagiare da quello stare insieme. Tutto si spense, ad un certo punto, perché la mia generazione, adolescente allora, non ha continuato ciò che i nostri padri visionari avevano iniziato. Il Comune di Modica dette i nomi alle strade, e per noi non furono più “la strada dove abita Tizio”, “la strada dove abita Caio”. Lasciò che la piazza continuasse a chiamarsi S. Chiara, e adesso sa che quel nome nacque il 12 agosto di qualche anno fa mentre veniva proclamata la Repubblica Indipendente di Maganuco. Sa cosa penso Sig. Molinari? Che lei si sia innamorato. Perché solo una persona innamorata può riuscire ad indicare Maganuco come una delle spiagge più belle della Sicilia. Per carità, mica è brutta, ma ce ne sono veramente tante altre di più
belle, magari circondate da villette più carine e meno abusive. Ma lei si è innamorato di questa, e per me che è casa mia come potrei smentirla? Quando è arrivato lei lo chalet si è trasformato da utile a indispensabile.
Dove prima si comprava un panino adesso si comprava un sapore. Dove prima si cercava l’ombra adesso si trovava un’atmosfera. Dove prima si passava dallo chalet per andare in spiaggia adesso si passava dalla spiaggia per andare allo chalet. E tutto questo è stato possibile perché il suo amore si sentiva in ogni passata di pittura. Mi creda quando si ha a che fare con noi modicani capisco che non sia semplice. Lo capisco a tal punto che da modicana sento il bisogno di allontanarmi per amarmi di più.
Poi dopo qualche settimana mi manca l’aria, e allora torno. Poi mi arrabbio, e me ne rivado, ma poi ancora torno. E sarà così per tutta la vita. Lei non sta andando via perché il suo investimento non ha dato i suoi frutti. Lei sta andando via perché si sente un amante ferito dalla sua amata, e la capisco. Però, vede, credo che il suo sia anche un bivio. Dopo un fidanzamento solitamente ci si sposa. E quando ci si sposa ci si accetta per quello che si è, per i pregi e per i difetti. Io credo che se lei volesse sposare la nostra terra dovrebbe riuscire ad amarla e sopportarla per quello che è: contraddittoria, difficile, ma anche agrodolce, orgogliosa.
Dovrebbe riuscire a pensare ad una Repubblica Indipendente del MonoBeach di Maganuco.
ltrimenti ci abbiamo provato, è stato un bel fidanzamento finchè è durato, molto doloroso il distacco e ci ricorderemo a vicenda sempre con tanto affetto. Personalmente il suo modo di interpretare quello chalet mi mancherebbe molto.
Alessia Scarso