Sequestro di persona e lesioni. Scicli, processo per tre persone

veronica di grandiAveva prestato “per aiuto”  soldi, con assegni bancari,  all’amico che aveva necessità di estinguere un debito. I titoli non vanno a buon fine e l’uomo, con una scusa, l’avrebbe sequestrata e picchiata con la connivenza della madre di questi e di un amico. Una vicenda che ha dell’incredibile e della quale si è occupato ieri il giudice unico del Tribunale di Modica, Antongiulio Maggiore(pubblico ministero, Veronica Di Grandi), avvenuta a Scicli nell’estate 2010. E’ stata la presunta vittima, a raccontare i fatti. Imputati per sequestro di persona e lesioni sono il ragusano Salvatore M., 27 anni, la madre, Maria Giuseppa D., 57 anni, e Giorgio F., 49 anni, modicano. L’imputato quell’estate, di tarda sera, avrebbe offerto un passaggio in auto all’amica, la 29enne Maria Antonella C., sciclitana. Ad un certo punto si sarebbe appartato a Cava D’Aliga, avviando una discussione circa degli assegni che la donna gli aveva dato per aiutarlo ad estinguere alcuni debiti.I titoli bancari , però, non sarebbero andati a buon fine , tant’è che l’uomo si sarebbe dovuto  rivolgere a terze persone. . In effetti quel passaggio in auto si sarebbe rivelata una trappola poiché, improvvisamente, l’uomo avrebbe cominciato a schiaffeggiare e a gridare contro la sciclitana che, inutilmente,cercava di uscire dall’abitacolo. L’uomo, a questo punto, avrebbe messo in moto il veicolo e si sarebbe diretto a Sampieri, a casa di Giorgio F. dove i due sarebbero entrati e dove il ragusano avrebbe continuato ad inveire contro la giovane, gridandole di essersi “inguaiato”  a causa di quegli assegni scoperti. Stando a quanto ha denunciato la vittima, il principale imputato l’avrebbe costretta, poi, successivamente, a seguirlo fino a Rosolini, a casa della madre dove dovette trascorrere la notte, con la complicità della donna che, messa al corrente dei fatti, l’avrebbe chiusa a chiave in una camera per impedirle la fuga. Un incubo dalla quale la parte offesa riuscì a tirarsi fuori quando Milazzo tornò in sé. Una volta tornata a casa, la 29enne denunciò l’episodio. Il giudice ha fissato la prossima udienza al 22 luglio.

“il processo è ancora in corso – dice l’avvocato difensore, Antonina Aprile – . Una denuncia non equivale alla colpevolezza del denunciato. Non v’è in atto nessun assegno scoperto così come propalato dalla parte civile. Nessun sequestro di persona è avvenuto considerato che tutti i testimoni hanno detto che si sono allontanati assieme come erano soliti fare”.

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