Condannata a un anno e sei mesi di reclusione, pena sospesa, Maria M., titolare di una casa di riposo di Modica, difesa dall’avvocato Gaspare Abbate, accusata di omicidio colposo, esercizio abusivo della professione sanitaria e abbandono di persone incapaci. Una sentenza per la quale il giudice monocratico, Antongiulio Maggiore, ha ritenuto più grave il terzo reato. La donna è stata, anche, condannata al pagamento di una provvisionale di cinquemila euro per ogni figlio della vittima, al risarcimento danni in favore della parte civile da quantificarsi in separata sede, e alle spese di costituzione proprio delle parti nel processo. Si tratta del processo per la morte tragica del modicano Vincenzo Giannì, 77 anni, avvenuta il 14 ottobre del 2006, a seguito del suo allontanamento dalla casa di riposo di Contrada Pirato Cava Maria, e ritrovato a distanza di circa trenta ore in un dirupo sottostante la struttura assistenziale, dopo “un’agonia prolungata”, come aveva puntualizzato il perito di parte civile, Maria Francesca Borlich. Le figlie del Giannì si erano costituite attraverso l’avvocato Giuseppina Lo Castro. Giannì fu trovato in posizione prona. Secondo la Borlich aveva sbattuto la testa, era rimasto in quelle condizioni per alcune ore ed era morto “tra caduta ed exipus”. Nella fase preliminare era stata scagionata la badante, C.G.E.. Quando l’uomo si era allontanato, nella struttura sarebbe rimasta una sola persona ad accudire ai sedici anziani presenti. Il pubblico ministero, Diana Iemmolo, aveva chiesto la condanna a due anni di reclusione. Per le ricerche si mobilitarono forze dell’ordine, protezione civile e associazioni di volontariato.
Ospite della casa di riposo morì dopo essersi allontanato. Modica, condannata la titolare dopo sei anni
- Febbraio 27, 2013
- 10:10 am
Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su email
Email
Condividi su print
Stampa