Peana for Campailla

palazzo degli studi modicaLui folgorante in solio
vide il mio genio e tacque;
quando, con vece assidua,
cadde, risorse e giacque,
di mille voci al sònito
mista la sua non ha:

Vergin di servo encomio
e di codardo oltraggio,
sorge or commosso al sùbito sparir di tanto raggio,
e scioglie all’urna un cantico
che forse non morrà.

( A, Manzoni , Il 5 Maggio ,1821)

Così Manzoni, ne “Il 5 Maggio”, sottolineava come solo dopo la morte di Napoleone , osava dire parole su di lui , libero da ogni condizionamento, senza aspettarsi premio o castigo, e non come per “servo encomio” o per “ codardo oltraggio” ne aveva parlato bene nella gloria e male nella sventura. Ma, in quel caso, Napoleone non c’era più e Manzoni poteva parlare di lui, senza nulla sperare o temere……Poteva scrivere un “requiem” che poi tale non fu, perché dà l’idea di celebrare un uomo “perennemente vivo” anche nella morte. E le ombre e le luci di quel grande rifulgeranno intensamente dai versi mirabili del poeta, costruendogli un monumento di gloria imperitura.

Ma un “requiem” riguarda qualcuno che “fu” almeno come materia umana. Nessun “requiem”, dunque , per il Campailla , che vive e brilla tutt’ora non di luce riflessa, ma di splendore vivo e attuale; che innesta il suo vigore nel passato, nel “mos maiorum”, ma solo per trarvi il meglio, l’esempio che serve al presente, “il messaggio che sempre vale”.

Il Campailla è la scuola dove si ridà anima al “logos” del mondo greco, dove le aule risuonano dei versi incantevoli e maliardi di Omero, quando dà voce ad Andromaca piangente dinanzi al marito Ettore, cercando di distoglierlo dall’andare in battaglia, di Saffo, che avvampa di gelosia per colui che intende sottrarre a lei ed al tiaso una bella e dolce fanciulla; di Eschilo, di Sofocle, di Euripide, che danno voce a figure come Agamennone, Oreste, Edipo, Antigone, Medea…furibonda e dolente…e a quanti altri hanno riempito le scene del teatro greco nel V sec. a.C., entusiasmando gli spettatori, con caduta catartica sul loro umore e che ancora oggi commuovono lo spettatore contemporaneo. E che dire del suono inebriante dei versi di Catullo e Orazio, che i discenti recitano in classe con ardore, amore e veemenza, con metrica cadenza? Per non parlare delle parole sagge e lungimiranti di Seneca che, ancora oggi, riesce a curare l’animo umano, come se fosse presente nelle aule, quando si parla di lui e del suo pensiero. Questo si mette “in scena” al Campailla, questo entra nell’animo dei discenti, questo irrobustisce la mente e l’animo di ognuno, trasformando l’informazione in formazione di coscienze, di individui ricchi di passato e abili nel vivere positivamente nel presente, anche quando le società sono in crisi come adesso.

Solo questo tipo di cultura, che questa scuola, viva, fortemente viva ed operosa dà, è in grado di formare personalità positive, capaci di “navigare in qualunque mare, con qualsiasi tempesta”. Scavando nel passato, in quel passato interiorizzato grazie alla cultura umanistica, che il Campailla in alto grado fornisce, come sempre ha fatto, il cittadino può trovare le risorse per superare gli scogli sociali, storico-generazionali e non. Nessun “requiem” dunque per il Campailla, per una scuola che non ha perso identità e non la perderà, neppure nell’ottica di un abbinamento con un altro istituto. I calcoli utilitaristici di natura economica, i dimensionamenti, una logica verticalizzante, che guarda ai numeri e non al vero sapere e all’importanza dei luoghi e delle istituzioni, dove esso viene in alto grado coltivato, non spaventano un istituto come il Campailla, che pur non rinnegando il passato, ma anzi ad esso ancorandosi , come punto di forza, sa introdurre l’innovazione metodologica e didattica per trasmettere un sapere che è unico ed insostituibile e che è retaggio del mondo classico, un mondo di saperi “per sempre” sia pur con i “canali comunicativi del nuovo ”. Questo nell’ottica di una educazione che mette al centro dell’attività didattico-educativa il discente, la persona, l’uomo, l’individuo, null’altro, e ciò con sollecitudine , amore e competenze.

Tacciano dunque i Telchini di turno, perché il Campailla è, per dirla dantescamente, “come torre ferma che non crolla già mai la cima per soffiar di venti”. Nessuno sventoli bandiere di crisi del Campailla. La crisi è di un sistema che guarda i numeri, e non al valore ed al prestigio di un ente che ha formato uomini illustri ed altri ne va formando. Il firmamento del Campailla costellato di maestri insigni che sono, per citarne solo alcuni, Omero, Eschilo, Sofocle, Euripide, Tucidide, Demostene, Platone , Aristotele, Virgilio, Seneca, Manzoni, Leopardi , Dante et alii … Loro sono maestri , loro sono guida, loro soltanto. È facile indirizzare aperte o celate critiche ad un ipotetico non allineamento metodologico, con moderne strade didattiche atte a risolvere qualunque crisi, e a far diventare dotte anche le pietre, come panacee di ogni male..

Sarebbe meglio, anzi oppurtuno, in simili frangenti guardare in faccia la realtà e qualora si voglia parlare, usare il metro dell’obbiettività, senza propagare “fumus diffamandi”. Le parole sono pietre, diceva Pietro Levi, ed il Campailla ne sta ricevendo molte, in un momento in cui si pensa stia vacillando.

Ma se da un lato non c’è alcun vacillamento, dall’altro si ricordi che in una scuola dove si coltiva “la parola” sin dalla sua genesi, anche da questo fronte possono sollevarsi “parole” anche più dure delle pietre. Loro guida saranno quelli che soli possono essere maestri, i grandi che a grandi opere spingono, di cui il Campailla può servirsi a larghe mani.

….E le dottrine umanistiche non stazionano solo in queste illustri aule, ma hanno quali valide compagne e tengono per mano le dottrine scientifiche, e quelle indirizzate all’educazione fisica, ed insieme cooperando forniscono ai discenti un cuore antico che illumina il loro presente e li guida anche con abilità scientifiche ad operare positivamente nella società.

Perciò solleviamo un Peana for Campailla che, da organismo vivo e produttivo, aperto al territorio e promotore di iniziative di alto spessore culturale, come il “Certamen Latinum Mutycense”, che attiva i contatti con l’intera rete educativa nazionale, ed altresì diretto da un abile manager, non ha bisogno di requiem!

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su email
Email
Condividi su print
Stampa