L’OSSERVAZIONE DAL BASSO…….DI DIRETTORE. L’ELEZIONE DI PAPA FRANCESCO TRA SPIRITO EVANGELICO, POCHI FORMALISMI E NUOVE VIE INNOVATIVE PER IL CAMMINO DELLA CHIESA

DOMENICO PISANALo Spirito Santo, per chi ci crede, ha spiazzato tutti. Politici, stampa mondiale, opinionisti, vaticanisti, potenti della terra, giocatori del totopapa, perfino coloro che tifavano per un papa manager e comunicatore. I pensieri di Dio – come si legge nella Bibbia – non sono quelli degli uomini. Nessuno dei cardinali papabili che i mass media ci avevano propinato, è stato infatti eletto. Che sia stato lo Spirito Santo a scegliere papa Francesco, sembra testimoniato dalla quasi unanime accoglienza viva e calorosa di Bergoglio a successore di Pietro. In questi giorni si sono fatti molti commenti, parecchi dei quali condivisibili. Voglio, pertanto, fare solo due osservazioni.
La prima. L’elezione di papa Francesco sembra essere l’inizio della nuova via che la Chiesa è chiamata ad intraprendere , cioè quella di annunciare il vangelo scegliendo i poveri, testimoniando un altro modo di essere: non quello dei formalismi, del potere e della affermazione, ma quello della povertà evangelica. La Chiesa sa bene infatti che l’umiltà dei poveri è la strada maestra su cui deve camminare, che nel povero c’è una presenza privilegiata di Gesù, e quindi non può esserci chiesa senza la scelta dei poveri, non per opportunismo o per pietismo, ma per una risposta credibile alle esigenze della fede.
L’inizio del nuovo Pontefice è già un primo annuncio: gli uomini del nostro tempo vogliono vedere una Chiesa che si storicizza nei territori e che cerca di vivere la carità di Dio che “è paziente, non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto , non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità”(I. Cor. 13,4-6) e che, contemporaneamente, fa dei poveri i prescelti della sua missione.
I gesti di umiltà del nuovo papa e i suoi appelli alla fraternità lasciano già intravedere che la via su cui il Pontefice vuole far camminare la Chiesa universale è quella della testimonianza della carità di Dio in “parole, intenzioni, atteggiamenti ed azioni”, una carità che non omologa la Chiesa ad una delle tante organizzazioni umanitarie presenti nel mondo, ma ad una comunità segno di Cristo, una comunità di “chiese particolari” ove parrocchie , gruppi, movimenti religiosi, preti e laici, vescovi e teologi, sono capaci di non prendere due tuniche, di dare “anche solo un bicchiere di acqua fresca ai più piccoli”, di non preoccuparsi del portafoglio e di mettersi alla sequela del Cristo senza voltarsi indietro. Sta qui l’essenza della Chiesa che papa Francesco sta già dimostrando di voler testimoniare.
E vengo alla seconda osservazione. Le prime parole, i primi gesti, le prime azioni del nuovo Papa lasciano intravedere che la seconda via su cui il Pontefice vuol far “camminare” la Chiesa è quella della comunione e dell’unità ecclesiale, da testimoniare al mondo con comportamenti limpidi e trasparenti e con la consapevolezza che l’onore e la santità della Chiesa consiste, evangelicamente, nel riconoscersi umile e peccatrice, bisognosa di perdono, e che la novità che ha portato Gesù nel suo ‘Regno che viene’ consiste in una prassi di compassione per le sofferenze di uomini e donne, prassi che porta alla loro guarigione e liberazione integrale dalle potenze che dominano questo mondo.
Papa Francesco si è presentato al mondo come il primo testimone di questa novità, di questa prassi di umiltà, di semplicità evangelica, di compassione e di misericordia. Un segnale di Dio non solo per la Chiesa, ma per la società e per tutti gli uomini di buona volontà.

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