POLITICHESE E LINGUA ITALIANA

rosanna bocchieriPolitichese e lingua italiana sembra essere, linguisticamente, la divisione tra la gente e i politici, che, generalmente sono poco avvezzi all’uso della lingua italiana,in quanto per interpretare i loro messaggi si deve decifrare il loro linguaggio. Quante volte ci siamo imbattuti in frasi ,che potevano essere lette nell’ambiguità ma non nella chiarezza. Corsi di lingua per i politici, o più chiarezza nei concetti? Ci sono interi tomi riservati a questa problematica,ma certo è che ci sono anche i politici che sono chiari nel loro trasmettere i messaggi. Il politico, a volte, si trova nella difficoltà a dire quello che pensa chiaramente, in quanto, dovendo mediare, si trova ingarbugliato nella lingua. La gente, però, preferisce la chiarezza all’ambiguità, consapevole del fatto che non vuole essere presa in giro da nessuno. L’antipolitica, invece, oltre ad usare la chiarezza nelle invettive contro il sistema, usa le parolacce, gli insulti, le offese, e questo, a lunga andare, disturba l’opinione pubblica. Si confonde il linguaggio giovanile,proteso verso questo nuovo sintetico modo di comunicare, con la buona educazione, che non è ipocrisia ma rispetto degli altri, rispetto del diverso, e così via. Purtroppo, si assiste, sempre più, in questa nuova ventata di rinnovamento della politica, ’uso indiscriminato di parolacce, che fanno scadere sempre più,anche queste, la politica in “becerità” soffusa, per dirla alla toscana. Si confonde “moderno”, “nuovo” con “vecchio”, in termini di uso della lingua.
Grillo, ad esempio, piace ai giovani, che sono confusi, perché usa la lingua in termini comici, anche se insulta e offende, addirittura vilipendia con la lingua, oltre che le persone, anche la Costituzione. Ma,in un periodo di degrado sociale e linguistico, anche questo passa nel folklore italiano, ma non passa in chi crede nei valori e nei principi, che non sono ipocrisie, ma scelte di vita. Per cui , anche giornalisti, come Marco Travaglio, che fanno del veleno un sistema di vita, usano la lingua anche offendendo , rimarcando la lingua diretta, quando afferma “Battiato ha detto troie alle troie del Parlamento”. Fa ridere, come i giullari nel teatro elisabettiano, ma offende due volte, non le parlamentari solamente, ma le donne, che mal sopportano termini prettamente maschilisti. La lingua italiana, Dante ,Petrarca, Boccaccio, i nostri padri della lingua italiana, si rivoltano a simili affermazioni, ma nel mondo attuale, dove democrazia diretta si confonde con linguaggio scurrile tutto è ammesso e accettato. Qui sta il problema: il degrado linguistico e sociale, le regole del saper vivere, il confronto, la dialettica. Tutte parole che sempre meno hanno significato.
Quando affermiamo che la fine del mondo, profetizzata dai Maya, forse , è proprio anche questa:scurrilità, assenza di valori e principi.

 

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