Pozzallo. Via al nuovo processo “Vega Oil”. La difesa solleva 5 eccezioni. Solo una accolta

antonio borrometiE’ ricominciato con una serie di eccezioni difensive il nuovo processo alla “Vega Oil”, davanti al Tribunale di Modica, nel quale viene ipotizzato il reato di illecito profitto dovuto allo smaltimento di rifiuti pericolosi non autorizzato derivante dall’attività estrattiva e di stoccaggio degli idrocarburi del campo petrolifero Vega al largo di Pozzallo. Imputati sono Marcello Costa, direttore responsabile del sito Campo Vega; Michele Giannone e Francesco Lubrano Lavadera, comandanti pro-tempore del Galleggiante Vega Oil; Umberto Quadrino, ex amministratore delegato della Edison Spa; Andrea Cosulich, della Fratelli Cosulich Spa, società armatrice del Galleggiante Vega Oil. Dopo l’annullamento da parte del giudice unico, Antongiulio Maggiore, per lesione del diritto alla difesa sulla successiva modifica del capo d’imputazione che riguardava il traffico organizzato di rifiuti, il Gup aveva nuovamente rinviato a giudizio i sei(tre sono ex amministratori e dirigenti Edison)coinvolti nell’inchiesta sulla piattaforma “Vega Oil”, a circa 5 miglia al largo di Pozzallo. L’avvocato Ettore Randazzo ieri ha sollevato la questione della territorialità ritenendo che essendo buona parte degli imputati siracusani, la competenza doveva passare al Tribunale aretuseo, e ha puntato sul fatto che il reato sarebbe commesso in acque internazionali((rigettate entrambi); l’avvocato Antonio Borrometi ha eccepito la necessità che il processo fosse celebrato da un giudice distrettuale(rigettata) e un vizio di notifica ad Andrea Cosulich. Il giudice unico, Antongiulio Maggiore, questa l’ha accettata ma intende verificare la verità attraverso l’Ufficio Postale di Trieste. A questo punto c’è stato il rinvio al prossimo mese di giugno L’anno scorso era stato il Gup, Lucia De Bernardin, a rinviare tutti a giudizio ma poi arrivò l’annullamento per opera del giudice del dibattimento. Edison, da parte sua, contrasta in radice le accuse sostenendo la piena legittimità dell’attività estrattiva svolta in presenza di un’autorizzazione rilasciata fin dal 1990 e mai revocata. Proprio tale autorizzazione prescriveva lo scarico delle acque nel pozzo sterile divenuto oggetto di contestazione. Edison ritiene, quindi, di essere in possesso di tutte le autorizzazioni, cosa che è certa di provare durante il procedimento”. “In nessun modo – precisa la multinazionale – l’accusa contestata si riferisce o implica condotte d’inquinamento dell’ambiente marino, mai rilevate”

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