Qualunque ragionamento che coinvolga il tema dell’edilizia in questo periodo storico non può prescindere dalla crisi che in Italia sta colpendo così duramente il settore delle costruzioni. Una situazione drammatica con migliaia di imprese fallite, centinaia di migliaia di posti di lavoro scomparsi, cantieri fermi. Ma da una crisi di questa portata il settore edile non potrà uscire con le stesse ricette che l’hanno portata a una situazione di emergenza abitativa e, al contempo, di centinaia di migliaia di case vuote, di un impressionante consumo di suolo e, assieme, un degrado sempre più diffuso di aree e edifici.
La crisi del settore delle costruzioni non è infatti solo una crisi di mercato, di risorse finanziarie disponibili, di difficoltà economica delle famiglie e delle amministrazioni locali. E’ anche e soprattutto una crisi di modello. Il modello che a partire dal Dopoguerra ha puntato su uno sviluppo quantitativo, prima per rispondere alla emergenza abitativa e poi continuato fino ai nostri giorni intorno a un ciclo del cemento fatto di palazzi e villette, infrastrutture stradali e autostradali, cave. Per uscire da questa situazione occorre ridefinire le priorità di intervento, mettere al centro la riqualificazione del patrimonio edilizio come grande sfida per recuperare ritardi e innovare il modo di progettare e costruire. In questa sfida due emergenze si possono e devono tenere assieme. La prima è di sicurezza del patrimonio edilizio e del territorio. La seconda è quella energetica. E’ stato questo il tema affrontato nel corso dell’appuntamento, realizzato in collaborazione con gli studenti dell’istituto tecnico per Geometri “Gagliardi” di Ragusa, sul tema “Abitazioni e città sostenibili: riqualificazione energetica, recupero edilizio, sicurezza sismica” promosso da Ance Ragusa, Legambiente Sicilia, Cna Unione Costruzioni Ragusa e Consulta regionale degli architetti. Ad introdurre i lavori Bartolo Alecci, presidente provinciale Cna Costruzioni Ragusa, e Sebastiano Caggia, presidente provinciale Ance Ragusa. Claudio Conti, segretario regionale Legambiente Sicilia, ha sottolineato che “le sfide dell’innovazione energetica e ambientale rappresentano la strada migliore per creare lavoro e ridurre la spesa delle famiglie”.
Ecco perché Nicola Massaro, Area tecnologia e innovazione e ambiente Ance nazionale, ha ricordato che “dobbiamo puntare sulla ricostruzione più che sulla costruzione. Non si tratta – ha aggiunto – di una ipotesi, ma di una necessità. Investire sulla messa in sicurezza degli edifici esistenti, inoltre, equivale ad un futuro risparmio in termini di denaro e di vittime nel malaugurato caso di sciagure naturali. In tal senso i terremoti dell’Emilia e de L’Aquila dovrebbero averci insegnato molto”. Una nuova edilizia, dunque, che abbia rispetto per l’ambiente e che renda più confortevole l’abitare negli edifici. “Il comparto delle costruzioni – ha spiegato Angelisa Tormena, direttore del Metadistretto Veneto della bioedilizia – non può pensare di proseguire sulla stessa linea percorsa finora. La bioedilizia equivale ad un costruire salubre. Le pubbliche amministrazioni sono chiamate a dare il buon esempio”. Tra gli altri interventi quelli di Gabriele Nanni, responsabile nazionale dell’ufficio Energia di Legambiente, del presidente provinciale Cna Ragusa, Giuseppe Massari.
C’erano anche Mimmo Fontana, presidente Legambiente Sicilia, e Rinaldo Incerpi, presidente nazionale di Cna costruzioni. “Oggi il settore delle costruzioni – ha detto quest’ultimo – può essere il volano della ripresa economica, se si saprà cogliere la sfida della innovazione e della sicurezza, puntando sulla formazione di nuove professionalità, nella ricerca e nell’innovazione dei materiali. Battendo finalmente la piaga del lavoro nero (che si alimenta in un sistema dequalificato) e degli omicidi bianchi. Senza dimenticare che quel vecchio e ormai desueto modello di sviluppo ha creato lo spazio per fare del ciclo del cemento la principale voce del bilancio delle ecomafie insieme al ciclo illegale dei rifiuti e della gestione delle cave”. “Il “mercato” potenziale di questi interventi – ha concluso Giuseppe Cucuzzella, presidente regionale Consulta architetti – è considerevole. Una diffusa riqualificazione ener¬getica degli edifici pubblici e privati esistenti in Italia, con una gestione efficiente dei consumi energetici, il miglioramento della qualità e sostenibilità degli interventi, la creazione di una vera e propria filiera di recupero e riutilizzo dei materiali inerti in edilizia, permetterebbe di creare almeno 600mila nuovi posti di lavoro a regime, che possono arrivare a circa 1 milione considerando tutto l’indotto della filiera delle costruzioni”.
RAGUSA. ABITAZIONI E CITTA’ SOSTENIBILI, INTERESSANTE CONFRONTO SULLA RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA E IL RECUPERO EDILIZIO
- Aprile 17, 2013
- 11:02 am
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