I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Ragusa hanno notificato in carcere a 3 appartenenti alla “Stidda” (organizzazione siciliana contrapposta a Cosa Nostra e molto agguerrita nell’area Iblea) un provvedimento di “avviso di chiusura delle indagini”, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, per il reato di estorsione aggravata dall’aver agito con modalità mafiosa al fine di agevolare la mafia di Vittoria. I tre sono accusati di aver costretto il titolare di una società di Catania, nel 2007 impegnata nei lavori di costruzione del porto turistico di Ragusa e di consolidamento dell’area portuale di Scoglitti, a pagare il “pizzo” per complessivi 80.000 euro. A fronte del rifiuto, venivano danneggiati in più occasioni i veicoli dell’impresa. I Carabinieri hanno accertato addirittura un incontro tra questi esponenti della “Stidda” e quelli di Cosa Nostra facenti capo al Clan Santapaola di Catania – sotto la cui “protezione” la vittima già stava – per accordarsi sulla competenza in ordine a chi dovesse sottoporre ad estorsione la stessa impresa per i lavori in provincia di Ragusa.
I dettagli.
L’ indagine denominata “Mediterraneo” costituisce l’integrazione ed il riscontro di alcune emergenze investigative riconducibili alle attività di captazione svolte, tra la fine del 2006 e l’aprile del 2008, nei confronti di Filippo Ventura, Salvatore Fede e Paolo Cannizzo e gli altri esponenti del sodalizio mafioso denominato Clan Dominante riconducibile alla Stidda, operante a Vittoria e nel resto della provincia di Ragusa, che in quel momento avevano assunto il controllo delle attività criminose territoriali. Elementi corroborati dalle recenti dichiarazioni rese da un imprenditore catanese, collaboratore di giustizia, ovvero dal titolare e conduttore di fatto dell’azienda catanese denominata DE.SCA.MO.TER. S.r.l., formalmente intestata al figlio, che negli anni 2007-2008 ha svolto lavori per la costruzione del porto turistico di Marina di Ragusa e di consolidamento del porto marinaro di Scoglitti, sottoposta all’imposizione del pizzo da appartenenti al clan mafioso denominato Clan Dominante di Vittoria, riconducibile alla Stidda.
Le indagini, che portarono nell’aprile del 2008 all’esecuzione di 8 fermi di indiziato di delitto per associazione mafiosa ed altro (Operazione “Flash Back”) dimostrarono come il gruppo malavitoso della stidda, guidato da Filippo Ventura, inteso “U Marmararu”, aveva riorganizzato il sodalizio mafioso, dopo lo scompaginamento generato dalle precedenti operazioni antimafia, attuando delle precise strategie al fine di assumere il controllo del territorio ibleo ed imporsi nella gestione di tutte le attività criminali, utilizzando come copertura attività economiche impegnate nel settore agricolo e commerciale, provvedendo altresì a cooptare i vecchi affiliati e a rinsaldare le vecchie alleanze con clan mafiosi operanti nelle province limitrofe. In tale fase investigativa, si è avuto modo di acquisire, attraverso l’attività tecnica dispiegata, elementi apprezzabili di sospetto circa l’esistenza di analoga attività anche nei confronti di imprenditori della provincia di Catania che a quel tempo conducevano lavori afferenti ad importanti opere pubbliche nella provincia Iblea, quali quella della costruzione del Porto turistico di Marina di Ragusa e del consolidamento del porto marinaro della frazione di Scoglitti di Vittoria. Tuttavia, per tali ultimi episodi, la mancata collaborazione delle presunte vittime ed i soli riferimenti provenienti dalle captazioni su telefoni ed ambienti, impedivano l’adozione di provvedimenti cautelari non ritenendo sufficientemente acquisita un’attività estorsiva nei loro confronti.
La svolta per le indagini ed i formidabili riscontri alle stesse, alla fine giungevano in seguito alle dichiarazioni rese dal reale, quanto occulto, titolare e conduttore della ditta DE.SCA.MO.TER., il quale si determinava a collaborare con la giustizia. Lo stesso riferiva di essere stato effettivamente contattato da elementi della criminalità di Vittoria allorquando la propria azienda aveva sub appaltato i lavori connessi alla costruzione del porto turistico di Marina di Ragusa e quelli relativi al consolidamento del porto marinaro di Scoglitti. Non solo, nell’ammettere di aver pagato la somma complessiva di euro 50 mila euro in più tranche da cinquemila euro, a fronte di una richiesta più esosa di 150 – 200 mila euro, alla fine, dopo trattative stabilita in 80 mila euro complessivi che ponevano “assicurazioni tutorie” nei confronti di entrambi i lavori di Marina di Ragusa e Scoglitti, disvelava i retroscena della trattativa, le persone coinvolte, che riconosceva in seguito a ricognizione fotografica, riconducendo, in particolare i fatti esclusivamente a manifestazioni ed interessi di criminalità mafiosa.
Ulteriore riscontro dell’attività investigativa e delle dichiarazioni del collaboratore sono le denunce presentate nel febbraio e nel giugno del 2007 dal capo cantiere della DESCAMOTER, rispettivamente presso la Stazione Carabinieri di Comiso e presso la Stazione Carabinieri di Scoglitti , dove nella prima veniva denunciato il furto a seguito di danneggiamento dei serbatoi, di tutto il carburante relativo a tre escavatori cingolati ed una pala meccanica, mentre si trovavano custoditi in c.da “Canicarao” di Comiso, mentre nella seconda venivano denunciati i danneggiamenti perpetrati ai mezzi, ricoverati all’interno del cantiere presso il porto di Scoglitti. Danneggiamenti effettuati mediante il lancio di grossi massi, che di fatto infrangevano i cristalli e le carrozzerie di 4 mezzi d’opera, bloccando di fatto i lavori per diversi giorni.
Il titolare occulto della ditta, nonostante avesse rappresentato di “essere a posto con i pagamenti” con la mafia di Catania, doveva suo malgrado cedere e pagare il pizzo anche alla mafia stiddara di Vittoria per evitare ulteriori danneggiamenti.
Infine il collaboratore spiegava che proprio per evitare ulteriori problemi, gli esponenti della mafia catanese si erano accordati con i vittoriesi nel seguente modo: la ditta titolare dei lavori avrebbe pagato una grossa somma alla mafia catanese, mentre la ditta sub appaltatrice, ossia la DESCAMOTER, la quale era deputata alla fornitura dei mezzi d’opera e del trasporto degli inerti fino al cantiere, avrebbe pagato la tangente alla mafia vittoriese.