La morte di un ex preside sciclitano. Al processo i Ctu: “Al chirurgo bastava consultare un qualsiasi manuale per infermieri”

avv. RiccottiPesanti accuse, come macigni, nel processo davanti al giudice unico del Tribunale di Modica, Antongiulio Maggiore, per la morte di Aulo Gellio Cento, ex dirigente scolastico del Magistrale di Scicli, nel quale il chirurgo Luigi C., difeso dagli avvocati Giovanni Giuca e Martino Modica, è accusato di omicidio colposo. I consulenti del pubblico ministero, Veroux e Coco, hanno “infierito” sul medico, puntando senza mezzi termini il dito contro Conti, in servizio presso la divisione di Chirurgia dell’Ospedale Maggiore di Modica, reo di non avere disposto la Tac sul Cento. Per l’avvocato Giuca, una Tac con l’uso del mezzo di contrasto avrebbe aggravato la situazione clinica del paziente. Veroux ritiene, invece, che l’accertamento si poteva fare e, eventualmente, le responsabilità sarebbero state del radiologo. Poi ha affondato il coltello: “Con gli esami che aveva in mano bastava consultare un qualsiasi manuale per infermieri”. Anche la moglie della vittima, che si è costituita parte civile con l’avvocato Francesco Riccotti, non è stata tenera: “Ad un certo punto ha preso le varie consulenze mediche – ha detto – e con rabbia ha scritto a chiare lettere che non sussistevano problemi di rilevanze chirurgica”. Originariamente c’era un altro medico coinvolto(la sua posizione è stata archiviata), e i chirurgi del “Cannizzaro” di Catania(posizione stralciata) che operarono per primi l’uomo. I familiari della vittima, hanno chiamato in causa l’Asp Ragusa quale responsabile civile. Cento era persona molto conosciuta e stimata a Scicli. Una prima operazione l’aveva subita a Catania, quindi il secondo intervento a Modica. Un intervento al colon che i familiari ritenevano di ordinaria routine. Solo che, improvvisamente, durante l’immediato periodo post-operatorio, le condizioni si erano aggravate tant’è che si era reso necessario il trasferimento presso l’Unità Operativa di Rianimazione. I familiari hanno ipotizzato negligenza nell’assistenza post-operatoria da parte di medici ed infermieri. Anche la figlia della vittima si è costituita con l’avvocato Daniela Coria.

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