“Sulle royalties avevamo ragione da vendere! e l’impugnativa della finanziaria 2013 da parte del commissario dello Stato ce lo ha confermato. A parlare è Giuseppe Scarpata segretario generale della Uilcem di Ragusa. “I lavoratori dell’estrazione e produzione petrolio della Sicilia tirano un respiro di sollievo. Il commissario dello Stato impugna la finanziaria approvata dall’Ars la notte del 30 aprile ultimo scorso. E in particolare gli articoli che imponevano l’aumento a far data dal primo gennaio di quest’anno delle royalties, da versare in misura doppia, per l’estrazione di idrocarburi nell’Isola.
Da quel che ci è dato sapere viene contestata da parte del Commissario dello Stato la retroattività della norma e soprattutto la non quantificazione del gettito fiscale, numeri poco confortati da elementi contabili precisi e reali.
Il nostro allarme era dunque fondato.
Il raddoppio delle Royalties portava infatti il carico fiscale del settore in Sicilia ad oltre il 90% dell’imponibile, con esposizione tributaria fin oltre il 140%, valori assolutamente fuori ordine e paradossali rispetto alla media delle diverse imposizioni fiscali vigenti in Italia. Per giunta retraoattivi.
Tutto ciò, con l’eliminazione della franchigia, aveva messo a serio rischio i progetti esistenti e gli investimenti nel settore petrolifero siciliano, con uno stop alle produzioni, già annunciato dalle maggiori imprese che operano nell’isola, e la conseguente deriva occupazionale.
La norma contenuta nel DEF 2013 sul prelievo fiscale per le produzioni di petrolio e gas in Sicilia, a valle delle eccezioni contestate e impugnate dal Commissario dello Stato, eliminava in un sol colpo circa 2.000 posti di lavoro legati all’UPSTREAM petrolifero. Solo a Ragusa 400 lavoratori avrebbero potuto dire addio al proprio impiego per l’illogicità politica e pure contabile di un provvedimento legislativo arbitrario. Sotto tutti i punti di vista.
Il provvedimento, approvato senza alcuna consultazione delle imprese e delle parti sociali e, soprattutto, senza alcuna valutazione della realtà economica siciliana, poneva a rischio di fermata tutta la produzione delle risorse energetiche legate al petrolio e al gas di proprietà dell’Isola, con una progressiva paralisi degli investimenti, chiusure minerarie e disastrose conseguenze sulle imprese dell’esplorazione e produzione che oggi, come detto, tra diretto e indotto occupano oltre 2000 persone.
Per fortuna il Commissario dello Stato ha ben valutato i riflessi economici e sociali che l’approvazione di tale norma poteva produrre nell’Isola e in particolare, per quel che ci riguarda, nel nostro territorio. Registriamo, tuttavia, una mancata presa di coscienza da parte della deputazione siciliana tutta, e in particolare quella territoriale, della problematica immediatamente registrata e denunciata da parte nostra, riguardo la tassazione irrazionale delle attività produttive legate al petrolio e al gas siciliano. Con tutto ciò che ne poteva conseguire. La finanziaria, infatti, è stata approvata la notte del 30 Aprile a larga maggioranza e supportata da larghissime intese tra governo e opposizioni.
Come se 2.000 posti di lavoro messi a rischio da alcune norme contenute nel DEF e un gettito fiscale di 200 milioni di euro che la Sicilia avrebbe potuto perdere solo per la mancata produzione di petrolio e gas, fossero cosa di poco conto nei confronti delle provvigioni della tabella di mutuo soccorso (H) da portare a casa come trofeo elettorale e approvare senza se e senza ma.
Scarpata, Uilcem Ragusa: “Sulle royalties avevamo ragione da vendere”
- Maggio 9, 2013
- 10:17 pm
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