Quando iniziare i controlli al seno? La rubrica del dottore Federico Mavilla

federico mavillaE’ abbastanza noto che il programma di screening mammografico prevede in Italia l’invito gratuito per le donne dai 45 anni in su. Ma è frequente la domanda che mi viene posta, se è bene iniziare i controlli prima con che esame, o solo con una visita. Diciamo subito che gli screening mammografici iniziano solitamente a 50 anni, ma questo solo perché dopo la menopausa i tumori della mammella sono più frequenti e la mammografia è più efficace, quindi si ha il massimo di ritorno dall’investimento economico fatto dal Servizio sanitario nazionale (poiché stiamo parlando di salute pubblica e di controlli gratuiti per i cittadini). La validità di questo screening è confermata dal fatto che nelle donne fra i 40 e i 49 anni, che si erano sottoposte a mammografia (tramite la quale era stata scoperta la malattia) la prognosi si è rivelata migliore perché la neoplasia era in uno stadio iniziale, più facile da curare e dunque meno letale e con minori probabilità di ricaduta.
Completamente diversa è invece l’indicazione ai controlli periodici individuali, che devono iniziare già a 30-35 anni con un’ecografia mammaria annuale e dai 40 anni anche con una mammografia annuale, l’unico esame in grado di identificare ad esempio le micro-calcificazioni che sono spesso una spia di una iniziale lesione tumorale. L’età dai 30 ai 50anni è in effetti la più delicata dal punto di vista diagnostico, poiché coesistono tutte le patologie, benigne (fibroadenomi, cisti, displasia) ma anche neoplastiche. E’ quindi opportuno abbinare la mammografia all’ecografia e possibilmente al controllo specialistico dal senologo che, in base ai vari fattori di rischio (come la familiarità) e agli esiti degli esami, può indirizzare la singola donna verso il corretto iter di prevenzione.
Per quanto riguarda i possibili danni da radiazioni è doveroso ricordare che la moderna mammografia digitale utilizza dosi di radiazioni bassissime, assolutamente non pericolose. La ghiandola mammaria inoltre è sensibile ai danni da radiazione solo nel momento dello sviluppo, quindi non nelle donna adulta. E’ vero comunque che nelle giovani donne, ma a volte anche in post-menopausa, la mammografia può risultare poco leggibile per la densità del tessuto ghiandolare: è uno dei limiti degli screening mammografici, nei quali una mammografia non ben chiara (e dunque difficilmente interpretabile) viene refertata come «negativa» inducendo a volte una falsa tranquillità. In questi casi, infatti, non ci si deve fermare ma eseguire anche un’ecografia per completare le informazioni a disposizione e avere un quadro completo.

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