Rai. Il licenziamento. Modica, Angelo Di Natale: “Lo avevo messo in conto”

angelo di nataleGrazie per le tante attestazioni di solidarietà. Il provvedimento non mi spaventa affatto. Lo avevo perfettamente messo in conto quando ho cominciato a contrastare e denunciare il malaffare all’interno della Rai e a battermi per la qualità dell’informazione del Servizio pubblico a tutela degli utenti. Ho fatto la cosa giusta e sono certo che, anche grazie a quest’ultima vile prepotenza, si potranno accendere i riflettori sul modo in cui sono gestite tante imprese pubbliche e, in questo caso, la Rai che è la prima azienda culturale del Paese, finanziata dai cittadini. Non poteva esserci altro esito. L’ho capito ben presto, quando mi sono reso conto che all’interno della Rai, in non pochi posti di comando, siedono personaggi totalmente inidonei e indisponibili a servire un interesse pubblico e, molto spesso invece, particolarmente vocati ad approfittare delle scelte e del potere di gestione per fini privati, non di rado illeciti e corruttivi, sulla pelle dei cittadini che pagano il canone. Ecco, in sintesi, la vicenda.
Sono stato licenziato con effetto immediato, con provvedimento disciplinare, notificatomi in data 11 giugno 2013, a mio avviso totalmente illegittimo e di chiara matrice ritorsiva. Sostanzialmente sono stato punito per avere combattuto e denunciato il malaffare, il fenomeno della pubblicità occulta ed una gestione di tipo privato, come “cosa propria”, della redazione Tgr Sicilia, in qualche caso – incontestabilmente documentato – anche in collusione con l’interesse di mafiosi.
La “giusta causa ascrivibile a mio fatto e colpa” asserita dall’Azienda è totalmente fantasiosa e priva di fondamento nella realtà. Il licenziamento è un provvedimento palesemente illegittimo e di chiara natura ritorsiva contro chi non si è piegato ad una gestione della redazione in contrasto con basilari princìpi costituzionali di civiltà, di rispetto della dignità umana, di tutela dei diritti fondamentali della persona e del lavoratore, nonché di norme poste a presidio della deontologia professionale giornalistica e, specificamente, dei doveri del Servizio Pubblico dell’Informazione nell’interesse dell’intera comunità degli utenti-cittadini-contribuenti.
Per oltre tre anni ho subìto, insieme ad altri colleghi dalla schiena dritta già nel mirino anche da più tempo, una sistematica azione di emarginazione professionale, di vessazione, di discriminazione, di mobbing. Il mio apporto alla redazione avrebbe sempre voluto essere quello che, pur tra qualche ombra e difficoltà, ho cercato di dare, dal ’97 al 2010. Da quel momento ciò non mi è stato consentito perché ho fatto sentire la mia voce a tutela della qualità del prodotto professionale della Tgr, della missione del Servizio pubblico, di una gestione della redazione trasparente, meritocratica, rispettosa della dignità personale e professionale di tutti, nonché del principio di responsabilità, nello spirito del Codice Etico.
Nel 2010 mi era stata comminata, con evidente abuso di potere ed in modo illegittimo, la sanzione di una multa pari a sei ore di retribuzione e di una trattenuta amministrativa di tre giornate di lavoro. Probabilmente doveva servire a farmi abbassare la testa ma ciò non è successo, come dimostra, tra le tante altre iniziative assunte, un mio esposto inviato a maggio 2011 a tutti i vertici della Rai, in cui ho segnalato innumerevoli episodi di violazione di norme in danno del Servizio pubblico dell’informazione. La risposta dell’Azienda è stata un “Auditing farsa” il cui esito, di esclusione di ogni responsabilità, è stato comunicato dall’allora direttore della Tgr Maccari ancora prima che si svolgesse l’istruttoria e con ben cinque mesi di anticipo rispetto alla conclusione del procedimento! Conclusione sancita in due righe, senza motivazione. In particolare, a fronte di centinaia di episodi segnalati, non è stato mai comunicato dall’Azienda se l’esclusione di responsabilità derivasse dalla circostanza che i fatti segnalati fossero veri e però ritenuti leciti o, invece, fossero falsi, nel qual caso avrei dovuto essere io a rispondere. Ma per quell’esposto non ho mai ricevuto alcuna contestazione. Almeno in modo diretto e coerente, mentre quelle strumentali e ritorsive hanno ripreso maggiore vigore.
Nel 2012 mi sono stati comminati trentaquattro giorni di sospensione dal servizio e dalla retribuzione, in applicazione di quattro provvedimenti disciplinari aventi due distinte motivazioni: una mia collaborazione con l’Ansa, risalente però a venticinque anni prima, preesistente al mio rapporto con la Rai e da sempre nota, e quindi tacitamente autorizzata; mie affermazioni contenute in una lettera alla redazione nell’ambito della dialettica sindacale per l’elezione del fiduciario della redazione di Catania, affermazioni che sul piano dei fatti nessuno ha smentito, né avrebbe potuto farlo, e per le quali nessuno ha promosso querela ma che, incredibilmente, la Direzione Risorse Umane ha ritenuto lesive dell’immagine della Rai. In effetti una grave lesione dell’immagine e dell’interesse dell’Azienda c’era, ma negli atti compiuti dai responsabili e nei fatti – veri – da me segnalati, non nelle parole con cui tali fatti ho denunciato. In ogni caso mai, neanche nella strumentalità ritorsiva di tali provvedimenti, mi è stata mossa una sola contestazione sull’operato professionale, sul contenuto, sulla qualità, sull’efficacia di un servizio o sulla sua non ottimale realizzazione.
In data 25 febbraio 2013, con lettera n. 001481 dell’8 febbraio, mi è stata contestata la partecipazione ad una serie di trasmissioni televisive dell’emittente Video Mediterraneo, complessivamente sedici in un periodo compreso tra il 7 gennaio 2011 e il 29 gennaio 2013. In effetti, a parte l’ultima, del 29 gennaio 2013, le altre quindici si riferivano ad un periodo molto lontano nel tempo, compreso tra il 7 gennaio 2011 e il 13 febbraio 2012, quindi tutte risalenti da uno a due anni. Con riferimento a quattro di tali partecipazioni, comprese tra il 14 gennaio 2011 e l’8 luglio 2011, quindi risalenti a ben due anni prima, mi è stato contestato il fatto che io fossi stato in turno serale fino alle 23.20 e che quindi avessi percepito le relative maggiorazioni pur non essendo presente nella sede aziendale. In altre due date, 18-02-2011 e 15-04-2011, anche queste quindi risalenti a due anni prima, mi è stato contestato che avrei partecipato a tali trasmissioni pur essendo in malattia. Con lettera del 28 febbraio ho respinto ogni addebito e lamentato la tardività della contestazione che precludeva la mia possibilità di difesa.
Ho eccepito altresì che tale tardività, chiaramente spiegabile con la natura strumentale e ritorsiva dell’azione, era palesemente in contrasto con le norme che regolano il potere disciplinare del datore di lavoro (“specificità, immediatezza e immutabilità dei fatti contestati”) ai sensi dell’art. 7 della legge 300/70 e dell’univoca giurisprudenza in materia, ed ho fatto presente comunque che un controllo dell’ora di uscita dalla sede, nelle date indicate, non avrebbe potuto che confermare la correttezza del mio operato in relazione all’osservanza dell’orario di lavoro. Ho respinto anche l’addebito consistente nel fatto che alcune mie partecipazioni a trasmissioni televisive fossero avvenute in giorni in cui ero in malattia, in quanto si trattava di contributi registrati in data diversa da quella della messa in onda, ma le mie controdeduzioni, facilmente verificabili, non sono state prese in considerazione.
In via generale poi ho affermato di non avere violato il dovere di esclusiva in quanto, palesemente, in tutti i casi in oggetto, si trattava non di una collaborazione professionale, ma della libera manifestazione di opinioni nella veste di cittadino, in linea peraltro con una prassi in uso da sempre, a conoscenza dei responsabili della redazione e riguardante anche altri colleghi, a nessuno dei quali però è stata mai mossa alcuna contestazione e ciò non solo in casi, a mio avviso del tutto leciti, analoghi al mio, ma neanche in situazioni totalmente diverse, palesemente tali da ledere gravemente l’immagine e il prestigio professionale di un giornalista Rai, nonché lo specifico interesse aziendale.
Successivamente mi sono state notificate due nuove lettere, la n. 002450 e la n. 002451, entrambe dell’1 marzo 2013. Con la prima mi è stato contestato di avere partecipato in data 21 febbraio 2013 ad una trasmissione televisiva di Video Mediterraneo e che lo avrei fatto in un giorno in cui ero in malattia. Ho respinto l’addebito in quanto avevo, sì, dato un mio contributo di opinione a quella trasmissione, ma registrato in una data diversa, esattamente indicata, nella quale ero a riposo e non in malattia, e ho fatto presente che sarebbe stato agevole verificarlo interpellando le persone informate dei fatti.
Con la seconda, la n. 002451, mi è stato contestato di avere inviato una mail al direttore della Direzione Risorse Umane e Organizzazione Flussi nella quale, secondo l’accusa, avrei segnalato presunte irregolarità poi risultate non vere. Anche in questo caso ho respinto l’addebito, confermando di avere inviato la mail nella quale, come è evidente, mi sono limitato a segnalare nell’esclusivo interesse della Rai fatti riportati da diversi mezzi d’informazione al fine di accertare se vi fossero stati comportamenti, da parte di qualcuno, lesivi dell’Azienda, dell’immagine della testata e della redazione giornalistica. La vicenda è quella relativa alla pubblicazione, da parte di vari organi di stampa, di intercettazioni depositate al Senato, nell’ambito di un’inchiesta per corruzione aggravata, dalle quali si evince una trama di pressioni ordite nell’interesse e per conto di un’impresa facente capo a Giovanni Lapis (condannato per mafia) e a Massimo Ciancimino sul prefetto e sul questore di Palermo perché concedessero l’autorizzazione, prima negata per motivi di sicurezza, al sorvolo di elicotteri per le riprese tv di un evento sportivo in quanto le immagini interessavano alla Rai che le avrebbe trasmesse. Pressioni poi andate a buon fine, così come la trasmissione di immagini da parte della Rai in ben tre servizi di Tgr Sicilia. Tutto quanto da me asserito è stato peraltro confermato dalla stessa Azienda la quale però ha fantasiosamente sostenuto a conclusione di un apposito Auditing che le mie affermazioni si sarebbero rivelate non veritiere e che pertanto io (non chi ha commesso eventualmente i fatti da me segalati), avrei leso, con la mail inviata al solo Flussi, l’immagine e il prestigio della Rai!
Nel mese di aprile 2013, con lettera n. 004251 mi è stato contestato che “il 25 febbraio 2013, previsto in turno dalle ore 09.00 alle ore 16.50” risulta “tuttavia che, poco dopo le ore 14.00, mi sia allontanato dalla redazione …..”. Mi è stato quindi contestato ciò che a quell’ora fa ciascun dipendente (ovvero uscire per andare in mensa) con la differenza che io sono uscito non per pranzare come sarebbe stato normale secondo abitudine diffusa, ma per reperire un filmato, molto utile per il servizio che quel giorno mi era stato affidato e che è andato regolarmente in onda. Mi è stata poi altresì contestata nella stessa data la mia partecipazione ad una trasmissione televisiva di Video Mediterraneo. Ho respinto nuovamente gli addebiti, fornendo ogni dettaglio sul mio allontanamento, dovuto ad esigenze di servizio (ma avrei avuto tutto il diritto di farlo anche solo per andare a pranzo!) e ribadendo ancora una volta che il mio contributo alla trasmissione non era una collaborazione professionale ma solo l’espressione di un’opinione, su un tema, le elezioni politiche, che per definizione interpella e riguarda tutti i cittadini come tali!
In data 11 giugno 2013 mi è stata notificata, con lettera 006204 del 23 maggio 2013 “la risoluzione per giusta causa del rapporto di lavoro con effetto immediato dal momento di ricezione della presente”.
La motivazione del provvedimento “risiede nel contenuto delle lettere 001481, 002450 e 004251”.
Come avevo già scritto in una lettera alla redazione in occasione della prima sospensione di diciassette giorni inflittami a maggio dello scorso anno, confido in un giudice esterno e indipendente in quanto ho dovuto prendere atto che non sia stato possibile vedere affermata la verità, pur ben nota, nell’Azienda del Servizio pubblico dell’Informazione (!) nella quale ha trovato una comoda e, per il momento, appagante via di fuga chi, incapace di misurarsi con i fatti e con le sue responsabilità, ha scelto la strada, prepotente e vile, della ritorsione punitiva.
Pertanto mi tocca ringraziare chi, con quest’ultimo provvedimento, ha sicuramente accelerato il tempo di tale giudizio nel quale, come scrissi un anno fa, il ribaltamento della realtà non sarà ammesso. “E se anche dovessi giungere a quel momento – avevo, facile profeta, previsto allora – da ex dipendente Rai, colpevole solo di avere contrastato il malaffare nella gestione di Tgr Sicilia, rimarrei assolutamente certo che la verità e la giustizia troveranno perentoria e definitiva affermazione”. Lo penso ancora. Anzi, oggi mi sento più vicino a quel momento e ne sono felice.

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