Modica. Lettera di fine mandato del sindaco uscente Antonello Buscema

antonello buscemaCari concittadini,

nell’ultimo giorno del mio mandato di sindaco, sento forte l’esigenza di rivolgere ad ognuno di voi un saluto e un ringraziamento. Perché ognuno di voi – vicino o lontano, sostenitore o oppositore – ha dimostrato, a suo modo, un’attenzione per Modica e una volontà di partecipazione alla costruzione del bene comune, che ci ha richiamati ogni giorno all’importanza delle nostre responsabilità e ha reso quest’esperienza tanto dura e faticosa quanto intensa ed entusiasmante.

Sin dalla mia elezione, cinque anni fa, ho sempre voluto che i nostri concittadini fossero garantiti nell’essere pienamente liberi: liberi dai condizionamenti della politica e dei potentati. Ho pensato al ruolo di chi amministra come a quello di chi vuole assicurare relazioni limpide e positive, con le persone e con le imprese.

Questa libertà, questa limpidezza e questa positività sono l’essenza di ciò che la mia amministrazione lascia nel rapporto tra il Comune di Modica e i suoi cittadini e ciò che mi auguro possa essere salvaguardato dal sindaco che mi succede, al pari dei principali risultati amministrativi che restano alla città.

Due di questi, in particolare, rappresentano la soluzione alle questioni più problematiche che hanno afflitto Modica negli ultimi decenni – quella finanziaria e quella urbanistica – e segnano una svolta di fondo nella sua storia: mi riferisco, naturalmente, al Piano di riequilibrio finanziario e al Piano regolatore generale, che aprono finalmente alla nostra città una prospettiva di crescita più programmata, ordinata ed efficace.

Nessuno dimenticherà che il tema del risanamento finanziario ha avuto la priorità assoluta in questi anni: si è trattato di salvare, in due occasioni, Modica dal rischio di un disastro irreversibile.

Dobbiamo ammettere che cinque anni fa non immaginavamo fino a che punto lo stato delle cose fosse compromesso, né potevamo prevedere quanto tempo ci sarebbe voluto prima di ripristinare normalità e stabilità.

Abbiamo scelto di dire la verità, di non dichiarare il dissesto finanziario, di compiere un risanamento progressivo: e abbiamo compiuto un buon tratto del percorso, riducendo il debito a 38 milioni di euro.

Per completare il risanamento abbiamo scelto, alla fine del 2012, di ricorrere al “Piano di riequilibrio finanziario” prevedendo misure rigorose, ma il più possibile giuste ed eque. Misure che sin da quest’anno possono essere ulteriormente alleggerite, grazie all’ultimo risultato che abbiamo conseguito, ottenendo dalla Cassa Depositi e Prestiti l’accesso ad un mutuo di 40 milioni di euro, metà dei quali sono già arrivati in questo mese di giugno: questo consente al Comune di spalmare il pagamento dei propri debiti in trent’anni anziché in dieci, di saldare subito sia i grandi creditori (Enel, Ato, Università e Comune di Scicli) sia i piccoli fornitori, di ridare ossigeno all’economia del territorio e di aprire spazi finanziari in bilancio per garantire innanzitutto il pagamento puntuale degli stipendi ai lavoratori.

Nei risultati del risanamento finanziario che oggi consegno al mio successore risiede la possibilità di dare nuove risorse e nuovi strumenti alla crescita della città, che starà a lui saper cogliere e sviluppare.

Nessuno dimenticherà pure che per trent’anni la nostra città non è riuscita a giungere all’adozione del Piano regolatore generale. Noi ci siamo riusciti, anche senza poter contare sulla collaborazione di un Consiglio comunale formalmente compatibile. Si sbaglia di grosso chi pensa che il Commissario ad acta inviato dalla Regione avrebbe adottato il piano da solo, senza un orientamento dell’amministrazione, senza che dimostrassimo una determinazione assoluta per il raggiungimento di questo risultato, al punto da esserci battuti per affermare la nostra interpretazione sulla Vas, al punto – soprattutto – di non aver anteposto alcun interesse particolare a quello generale.

In questo modo abbiamo posto la parola fine a una lunga fase in cui il nostro territorio è rimasto in balìa della discrezionalità. Il Piano è il punto fondamentale da cui riprendere finalmente un filone di regole e di serietà ed è il punto di partenza da cui la prossima Amministrazione potrà riavviare la pianificazione urbanistica, in modo del tutto diverso da come si è potuto fare negli ultimi trent’anni.

Bastano questi due esempi per dire che – sebbene attraverso un percorso non agevole, molto impegnativo, ma necessario – questa Amministrazione lascia una impronta di lavoro sulle questioni strutturali: le cose che rimangono nel tempo, che cambiano davvero il percorso di una città verso il proprio futuro. Perché, pur nelle urgenze finanziarie, è innegabile che la mia Amministrazione lascia a quella futura una serie cospicua di nuove opere pubbliche inaugurate (prima fra tutte: il riordino e l’allargamento del cimitero comunale, che rappresenta anche un esempio di innovativo e maturo rapporto di trasparente cooperazione tra pubblico e privato), o che sono pronte per essere presto inaugurate (la biblioteca comunale, il Castello dei Conti, Palazzo dei Mercedari che, grazie a noi, ha ottenuto più di mezzo milione di euro di finanziamenti europei).

Non mi dilungo nell’elencazione di altri risultati amministrativi, che sono tutti desumibili dalle mie periodiche relazioni al Consiglio e alla città, soprattutto per quanto attiene la qualità della programmazione in ambito culturale e turistico: penso alla Fondazione Teatro Garibaldi, al CoCA, al cartellone estivo di “Modica Miete Culture” e al Festival Contaminaizoni, al progetto “Nel Solco della Tradizione”, all’attivazione di un Consorzio Turistico che sarà gestito dagli attori del settore perché, senza condizionamenti politici, possa legare sempre di più il turismo alla cultura, in un’ottica di sviluppo economico locale… tutte esperienze stabili e consolidate, che meritano di essere portate avanti anche nel futuro. Anzi: da subito.

Ci tengo però a ricordare quel che lasciamo in termini di cambiamento nella cultura politica: uno stile di sobrietà e di rifiuto di sprechi e prebende; un atteggiamento di “normalità” e di franchezza nelle risposte riguardo a ciò che era possibile e a ciò che non era possibile fare; una battaglia quotidiana contro l’evasione (grazie a un sistema delle entrate che abbiamo messo in campo riorganizzando, internamente, gli uffici e le prestazioni), facendo passare il messaggio che il pagamento dei tributi è un dovere civico a cui deve corrispondere il diritto di chiedere servizi;

Abbiamo fatto con onestà, lealtà, dedizione e spirito di servizio il pezzo di strada che siamo stati chiamati a guidare. Abbiamo ripristinato le basi su cui Modica potrà costruire nuovi livelli di miglioramento, di crescita, di sviluppo. Mi auguro che il prossimo sindaco, a prescindere dall’appartenenza e una volta superate le esigenze elettorali, di tutto questo sappia avere cura.

Concludendo, mi rivolgo a voi, miei cari concittadini, e lo faccio da cittadino. Da oggi condivideremo le stesse ansie e le stesse attese: che la nostra Modica sia amministrata come merita e secondo le ambizioni che le sono proprie. Auguro buon lavoro a chi mi succede, ma soprattutto auguro a tutti voi, a tutti noi, di continuare a crescere nella libertà e nella partecipazione. Perché essere cittadini maturi significa sentire profondamente che Modica ci appartiene, come un tesoro prezioso, e che tutti insieme ne siamo responsabili. Per il bene di tutti.

Un saluto affettuoso.

Antonello Buscema

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