Modica, l’inchiesta sui villini di Via Rocciola Scrofani. La Procura contesta reato permanente

villette rocciola scrofaniPermanenza del reato. E’ quanto ha contestato la Procura della Repubblica ai proprietari delle 95 villette di Via Rocciola Scrofani e Via Giovanni Paolo II, accusati di truffa aggravata in concorso in danno della Regione, del Comune e dell’ Istituto regionale per il credito alla cooperazione. I legati dei cento proprietari indagati stanno valutando le eventuali opposizioni alla contestazione al fine di potere derubricare l’accusa in reato istantaneo. La decisione della magistratura inquirente modicana tende ad evitare che la vicenda possa andare in prescrizione causa l’elevato numero di persone sotto inchiesta che hanno appena ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini. La permanenza del reato permarrebbe, infatti, fino all’estinzione del mutuo e non, quindi, secondo i dettami normali del codice penale. Secondo le indagini condotte dalla Guardia di Finanza, sarebbero stati realizzati progetti diversi da quelli presentati originariamente alla Regione per ottenere il mutuo a tasso agevolato(le parti rischiano di perdere il mutuo oppure che esso possa essere rinegoziato e concesso a tasso ordinario. L’indagine era scattata a seguito di un esposto presentato da una persona che era rimasta fuori da una delle cinque cooperative interessate alla vicenda. Durante gli accertamenti sarebbero emerse diversità tra il progetto originario e quello praticamente attuato, risultando le villette modificate in maniera illegale, attraverso la realizzazione di un secondo appartamento interrato o di mansarde abusive, o trasformando il garage in vano cucina. Le indagini presero il via nel 2010. Le cooperative indagate sono la “Trinacria”, “Amicizia”, “Quasimodo”, “Montale” e “America”, i cui rispettivi presidenti risultano tra i 100 indagati con i direttori dei lavori, i titolari delle imprese edili e i proprietari delle villette. Il danno erariale accertato e segnalato dalle fiamme gialle alla Corte dei conti di Palermo ammonta a sette milioni e 600mila euro, pari al finanziamento concesso dalla Regione e indebitamente percepito. Tra le accuse anche false dichiarazioni in atto pubblico, abusivismo edilizio e mutazione delle destinazioni d’uso di parti degli immobili con danno, ad esempio, per il comune riguardo il pagamento di Ici e Tarsu.

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