Siamo con l’acqua alla gola? Magari! (Lettera aperta al sindaco di Modica)

paolo oddoimageGentile sindaco,
da poche settimane Ella occupa una poltrona per la quale ha lottato con una lunghissima campagna elettorale. I risultati ottenuti sono indiscutibili e soddisfacenti, sempreché non dimentichi mai che il “furor di popolo” che lo ha voluto sindaco passerà prima o poi all’incasso presso lo sportello delle promesse e pretenderà di trovarlo aperto.
A parte, quindi, gli oneri soliti (debito milionario, macchina burocratica comunale inefficiente, organico pletorico, funzionari neghittosi, se non felloni e quant’altro) avrà, quanto meno, la soddisfazione di essere a capo di una comunità che vanta un passato glorioso: già presente prima della fondazione di Roma, poi capitale della più importante Contea di Sicilia, ricostruita dopo un disastroso terremoto in uno stile barocco che la rende un gioiello insieme a Scicli e Ragusa, punto d’origine di una pregiata razza bovina, sede di un antico e prestigioso Tribunale, sede, nel Settecento, di un’importante Scuola Medica, patria di uomini illustri nel campo delle scienze e delle arti fino ad aver dato i natali all’unico premio Nobel per la Poesia che la storia ricordi, punto di produzione di un cioccolato unico al mondo, Accademia della Scaccia e della Fava, Città d’Arte e, infine, Patrimonio dell’Umanità.
C’è di che esserne orgogliosi. Solo che la quotidianità si nutre di cose semplici, la cui assenza rappresenta un vulnus capace di azzerare tutte le eccellenze appena richiamate fino a ridurle a niente. Vuole un esempio terra-terra, anzi, acqua-acqua? Come saprà, interi quartieri di Modica serviti dall’acqua della diga di Santa Rosalia sono a secco dallo scorso venerdì 9 agosto. A secco significa che non arriva l’acqua nemmeno a “pipiu” e, dopo tale periodo, i suoi concittadini, migliaia, incazzati e puzzolenti, stanno organizzando delle macumbe propiziatorie, danze della pioggia et similia onde scongiurare la sete.
Converrà certamente che la scelta di servire una parte importante della città da una sola fonte di approvvigionamento, peraltro esposta ai capricci di Giove Pluvio, sia stata una delle più imbecilli soluzioni che i suoi tecnici comunali abbiano mai adottato. E considerato che di soluzioni imbecilli l’ex Contea abbonda, questa potrebbe candidarsi a buon diritto al Guinness dei Primati. Un po’ come il permesso di costruire in un alveo di torrente (ché, tanto, prima che si alluvioni il tutto passano decenni e se poi succede sono in pensione, e se mi indagano, mi rinviano a giudizio, mi condannano passano altri decenni e ti saluto, piede di fico) e ritenersi a posto con la propria coscienza di cristiano e di professionista.
Perché, vede, signor sindaco, Ella è circondata da personaggi abituati a guadagnarsi lo stipendio qualunque cosa facciano e, fatte salve le giuste eccezioni, fanno persino gli straordinari per ottenere risultati simili a questo…
E poiché la Signoria Vostra è persona intelligente e bene edotta sullo stato delle cose, dico questo a beneficio di quelli che leggono, un po’ seccati come i tubi delle loro case. Lei, da parte sua, ha a disposizione qualche anno per cambiare alcune cose. Si sbrighi, e veda di diversificare l’approvvigionamento dell’acqua nella parte più moderna della Sua Città, con provvedimenti che rappresentino una buona soluzione per tutti (l’uso delle autobotti non lo è) per restituire ad alcuni suoi concittadini il diritto alla casa.
Soprattutto tenga informata la plebe su quello che succede, visto che tutta la faccenda si copre di ipotesi dovute ai si dice, che si moltiplicano in assenza di comunicati ufficiali di cui Palazzo San Domenico è normalmente prodigo. Per dirla in altri termini: avrà pure diritto una parte della città assetata ad avere la stessa esposizione mediatica dell’inaugurazione dei cessi pubblici, o no?
E’ vero, infine, che nessuno potrà mai affermare che questa Città sia giunta con l’acqua alla gola – valla a trovare – ma questa è una magra consolazione che ci lascia… a bocca asciutta.

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