C’è tutto un fermento nel PD, un dimenarsi di braccia e di mani, una gara alle dichiarazione più convincente … tutti ( o quasi) con Matteo Renzi (che intanto vola nei sondaggi perla segreteria..si parla del 78% agli altri rimangono le briciole). Tutti (o quasi) compresi quelli che meno di un anno fa lo ostacolarono, strepitarono contro, gli impedirono con ogni mezzo, si organizzarono contro nella corsa delle primarie per il candidato premier. Quelli che vollero a tutti i costi Bersani con il risultato che tristemente abbiamo dovuto registrare. E ciò avviene al centro ed in periferia. Eppure Matteo Renzi dice le stesse cose che diceva lo scorso anno, sostiene le stesse tesi, manifesta le stesse opinioni. Cosa è cambiato? E’ cambiata l’aria amici miei. L’anno scorso sembrava tutto facile. La vittoria elettorale era a portata di mano, scontata in qualche modo, da servire in un piatto di argento al segretario Bersani ed a tutto l’apparato che lo sosteneva. Il solo rischio che Matteo Renzi potesse vincere le primarie li aveva mandati tutti in bestia ed in fibrillazione. Con uno sforzo organizzativo sovraumano misero in moto una macchina da guerra, ricorsero a tutte le strategie e tattiche, mobilitarono anche il sindacato collaterale (vi ricordate le dichiarazioni della Camusso a “urne aperte” ?). Vinsero, brindarono (loro..ma anche Berlusconi e i suoi). Era fatta ..per loro ..ma non per gli italiani che diedero una sberla colossale a Bersani e i suoi sostenitori. Poi sappiamo tutti come è andata col governo, con l’elezione del Presidente della Repubblica con tutto il resto.
E ora gli stessi che hanno contribuito con la loro stoltezza, la loro autoreferenzialità di casta al suicidio politico del PD alle politiche del febbraio 2013 fanno a gara per dirsi “renziani”. Tutti sul carro del vincitore. Non uno che abbia però detto “ci siamo sbagliati”, “siamo stati dei coglioni” , “avevamo fatto male i conti”. No. Basta dire sono renziano e la catarsi è completata.
E quindi siamo di nuovo tutti uguali: tutti renziani.
Tutti renziani ovviamente con i distinguo, quei distinguo che al momento opportuno potranno essere utilizzati per abbandonare la nave qualora le cose non andassero per il giusto verso o si presentasse una alternativa.
A cominciare con la data del congresso (per i soliti noti ..più tardi si fa meglio è ..magari nel frattempo Matteo si può logorare un po) dalla distinzione tra segretario e candidato premier (le primarie per il segretario sono una cosa, poi bisognerà fare quelle per io premier …dicono in molti tra i soliti noti oggi alloggiati sul carro di Matteo Renzi).
E poi vediamo come va con Enrico Letta ..lo sperano in tanti per recuperare ruolo e forza dentro l’apparato.
Io sono un grande estimatore di Enrico Letta (e non da ora … nel primo congresso vinto da Bersani ero con Letta candidato in alternativa proprio a Bersani) e ne sto apprezzando ancora di più le doti di uomo di Stato e il suo grande equilibrio. Enrico Letta è uno che può (e deve dare) molto ancora al PD e al Paese. E tutti dobbiamo essergli grati per quello che sta facendo. Nella sua posizione è persino inimmaginabile una sua discesa in campo per il congresso …ma non è detto che qualcuno non pensi ad una sua candidatura alle successive primarie per il candidato premier. Una candidatura sotto cui mettersi al riparo per molti dei neorenziani dell’ultima ora. E’ uno scenario possibile. Spero solo che la sensibilità politica e istituzionale di Enrico Letta possa evitare una nuova lacerante stagione in vista delle prossime elezioni politiche e portare alla unità un nuovo e rinnovato gruppo dirigente del PD proprio attorno al binomio Renzi – Letta mandando in pensione tutti i vecchi (e non solo per età) arnesi che tanto danno hanno fatto nel passato anche più recente (cominciando a stabilire l’abolizione delle deroghe per le candidature).
E allora subito al congresso ! Un congresso aperto e non impastoiato dalla burocrazia di partito (quella che ha prodotto le regole che hanno fatto prevalere Bersani lo scorso anno), svincolato da un tesseramento ridotto a mercato. E soprattutto che dia il via ad una stagione di pensionamenti (tanti) e di valorizzazione di tutte le soggettività e le risorse umane culturali, poltiche che ancora ad oggi rimangono ai margini del PD per un rinnovato rapporto con la società. E poi ancora tanta “politica”, fatta di elaborazione di modelli culturali e politici nuovi, di “curiosità” (prendo a prestito un termine usato spesso proprio da Matteo Renzi) verso la società e ciò che in essa si esprime, di consapevolezza delle difficoltà in cui versano milioni di italiani e di risposte da dare subito in termini di crescita e di welfare. E’ la sfida del prossimo congresso, la sfida di Matteo Renzi e chi è salito nel carro in corsa lo deve sapere e deve sapere soprattutto che molte cose cambieranno, anche per loro.
Il carro di Renzi
- Settembre 5, 2013
- 1:23 am
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