La scuola apre i battenti. Si ritorna in classe. Con nuove ansie, incertezze, preoccupazioni, ma anche con speranza. La speranza che, nonostante le difficoltà, la formazione umana, culturale, sociale, civile, etica dei nostri giovani possa essere il terreno comune su cui camminare. C’è infatti una domanda importante che i docenti non possono trascurare: “chi è colui che viene educato”. Se c’è un punto su cui non possiamo non trovarci d’accordo è che il compito della scuola è quello di educare “la persona”: un essere unico e irrepetibile. A tutti coloro che operano nella scuola, ai docenti in particolare, spetta il compito di riaccendere desideri e speranze che lascino intravedere – pur nel nostro difficile tempo – la concreta affermazione di un nuovo umanesimo. Partendo da questo quadro riferimento, credo si debba continuare a far tesoro della lezione dei grandi padri della pedagogia del 900, secondo i quali nell’attività di insegnamento l’individuo non è un “cliente” ma “una persona” proiettata ad essere protagonista di se stesso; pertanto, come sosteneva Rogers, occorre una pedagogia non direttiva, nel senso che non deve essere il docente a cambiare l’alunno, ma è l’alunno che deve cambiare e si deve formare mentre apprende.
Nella scuola di oggi appare dunque importante rivedere radicalmente il ruolo e la funzione dell’insegnante, il quale non soltanto è chiamato a rinnovare la propria concezione della didattica, ma anche a rivedere la propria capacità di relazionarsi; il suo compito, direbbe Rogers, è quello di evitare un “apprendimento insignificante” e imposto dall’esterno e di provocare, invece, un “apprendimento significativo” che coinvolge l’esperienza e che nasce dai processi vitali profondi della persona. Questa centralità della persona trova anche la sua radice in Maritain , sostenitore di un umanesimo integrale, capace di superare ogni riduzionismo e di accogliere tutte le espressioni dell’uomo, tutti i suoi valori, tutta la sua personalità. Il fine di ogni attività di insegnamento è dunque l’educazione della persona e la scuola ha il compito di provvedere alla sua formazione, che non dovrà essere esclusivamente umanistica ma dovrà superare la divisione tra discipline umanistiche e tecnico-scientifiche lungo un itinerario curricolare che faccia seguire ad un corso di base un corso di orientamento verso scelte di vita mature e culturalmente definite.
Se “chi chi viene educato” è una persona, occorre ritornare a riflettere sulla visione che il docente ha della scuola di oggi e dell’apprendimento degli allievi. L’apprendimento, in questo quadro di personalismo pedagogico, dovrebbe diventare un processo capace di produrre nello studente un cambiamento nel modo di pensare, agire e operare relativamente stabile, atteso che ogni apprendimento coinvolge sia l’ambito ideazionale(si apprendono concetti, idee, strutture, valori), sia il campo affettivo(si apprendono atteggiamenti valoriali, gusti, si formano inclinazioni, pregiudizi, ), sia l’ambito motorio, poiché si apprendono abilità, gesti, espressioni e tratti esteriori.
La scuola può raggiungere il suo obiettivo di educare istruendo solo quando si dimostra capace di determinare negli studenti il passaggio da un “apprendimento meccanico” , che avviene allorché l’allievo lascia ai margini i nuovi contenuti acquisiti rispetto a quelli già in suo possesso non procedendo alla loro ristrutturazione, ad un “apprendimento concettuale e significativo” proiettato nell’oggi in cui vive.
Educare istruendo esige allora “ri-pensare” l’ attività di insegnamento con la consapevolezza che nell’apprendimento intervengono spesso delle variabili che possono determinare il successo o il fallimento. Esistono infatti variabili intrapsichiche quali la struttura cognitiva dell’allievo, le sue attitudini evolutive, le capacità intellettive, i fattori motivazionali e quelli relativi alla struttura della sua personalità; vi sono però anche variabili situazionali che possono determinare il successo o meno dello studente, quali il metodo utilizzato, la strutturazione del materiale didattico, le dinamiche del gruppo-classe e, in particolare, le caratteristiche del docente a livello di competenze professionali, abilità pedagogiche e atteggiamenti comportamentali.
L’augurio che facciamo a tutti i giovani che iniziano il nuovo anno è quello del successo. Ai docenti e al personale ATA di poter dare il meglio di se stessi, pur tra le non poche difficoltà che il complessivo sistema scuola ci fa vivere.
Buon inizio di anno scolastico a tutti gli operatori della scuola!
L’OSSERVAZIONE DAL BASSO……di DIRETTORE. PER UNA SCUOLA CAPACE DI EDUCARE ISTRUENDO. AL VIA IL NUOVO ANNO SCOLASTICO 2013/2014
- Settembre 12, 2013
- 6:53 pm
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