Quasi sicuramente gli italiani in dicembre dovranno versare la seconda rata dell’IMU sulla prima casa e non certo per questioni di instabilità, infatti, per ora, il governo Letta è stato messo in sicurezza. La ragione è che i conti dei comuni sono in rosso: i sindaci lamentano un buco di 48 miliardi di euro e dicono di non avere i soldi per pagare i loro dipendenti. Mentono. In giugno, cioè in anticipo, hanno già incassato i denari dallo Stato. Grazie alle entrate tributarie, sono stati trasferiti ai comuni 84,6 miliardi, ed essendone stati spesi 83,2, ne risulta un saldo positivo. Ugualmente, insistono che saranno costretti ad aumentare le aliquote Irpef, cosa che, peraltro, hanno fatto per il passato semestre tutti i sindaci tranne due: Renzi a Firenze e Romoli a Gorizia. La spiegazione dei gravi ammanchi si trova tutta nella dissennata gestione della macchina statale che, in un paese sempre più povero diventa sempre più spendacciona, scialacquando allegramente quello che i suoi contribuenti guadagnano da gennaio a luglio. “Consulenze” è la voce di spesa che maggiormente incide, vale a dire l’assegnazione di incarichi ad operatori esterni perché si occupino delle attività più disparate, spesso assurde e inutili. Presidenti di regione, sindaci, assessori e consiglieri si adoperano in ogni modo per elargire somme di varie entità a parenti, amici, amanti, fidanzate ed ex-fidanzate, mogli ed ex-mogli, nonché ad onlus e fondazioni, ecc., per organizzare corsi di yoga, contare gatti randagi, classificare carni e formaggi, riorganizzare archivi fotografici, promuovere la festa della castagna in assenza di castagni, rimuovere la neve in agosto o allestire un fantomatico campionato mondiale dell’olio di oliva. L’elenco delle costose stranezze è piuttosto lungo e altrettanto incredibile e fa venire in mente altri sprechi a danno della comunità, cioè l’istituzione di corsi universitari spesso con un solo iscritto, finalizzati al benessere del cane e del gatto, ad approfondire tematiche quali le scienze del fiore e del verde o le scienze dell’allevamento. Ultimamente, la corsa allo spreco si è intensificata visto che le province pare abbiano finalmente le ore contate. E’ come quando alle prime avvisaglie di una carestia, la gente si affanna a fare incetta di tutto il possibile e l’impossibile per paura di morire di fame. Sempre in materia di consulenze, la legge finanziaria 2008 ( legge n.244/2007 ) prevedeva che le amministrazioni dovessero rendere pubbliche, mediante “inserimento nelle proprie banche dati accessibili al pubblico per via telematica, gli elenchi dei propri consulenti” e che, in caso di ” omessa pubblicazione”, la liquidazione del compenso per gli incarichi di collaborazione e consulenze, costituivano ” illecito disciplinare, determinando la responsabilità erariale del dirigente preposto”. Purtroppo, come molto spesso succede, i pilastri della contabilità, che sono: pubblicità trasparenza e diffusione, sono stati avvolti nella nebbia dell’opacità, e spesso sono i cittadini a denunciare irregolarità, mancanza di trasparenza e inefficienza. Gli ultimi dati del 2011 rivelano che regioni, province e comuni si sono serviti di 277.085 consulenze esterne per un costo totale di 1,3 miliardi di euro, ma è un dato incompleto perché mancano all’appello il 30% delle pubbliche amministrazioni. Inadempienze, pressappochismo, ruberie trionfano. L’attuale ministro della PA, Gianpiero D’Alia, ha confessato di non avere esperienza nel settore, ma tanta buona volontà. Apprezziamo la sincerità ma preferiremmo non fare le cavie del suo corso di apprendimento.
Sprechi, bugie e interessi personali nella Pubblica Amministrazione….a cura di Rita Faletti
- Ottobre 5, 2013
- 12:53 pm
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