Caritas. Una proposta alle famiglie per il 1° e 2 novembre e due segnali significativi, di fronte alla morte, nel mondo giovanile modicano Recuperiamo le nostre tradizioni … per i nostri bambini la festa sia dei morticini!

CASA DON PUGLISIDa anni la mattina del 1° novembre, prima di andare a messa, nella Casa don Puglisi di Modica i bambini si svegliano e trovano sorprese preparate dalle mamme e dagli educatori e poi una ricca tavola preparata con cura e ricca di tante “cose buone”: è la festa dei morticini! Insieme alle altre feste che si svolgono nella Casa e a Crisci ranni (San Francesco, San Martino, Santa Lucia, Natale, Pasqua, Carnevale, Crisci ranni, festa del rifugiato), la festa dei morticini serve per nutrire l’anima dei nostri bambini e per dare loro un’idea del tempo che si svolge tra il feriale e il festivo. In questo caso si tratta anche della scelta di recuperare le nostre tradizioni, in particolare quella bella tradizione che vede la delicatezza di una comunicazione ai nostri bambini di un legame tra la terra e il cielo. Diventa ancora più significativo se il dono viene preparato in casa, con i genitori che si fanno da tramite tra i morticini e i bambini, e non comprato in un negozio di giocattoli. I bambini capiranno meglio che il legame tra la terra e il cielo è l’affetto: l’affetto che prepara, che accarezza, che serve la bellezza, quella bellezza che sola potrà salvare il mondo. Con semplicità vorremmo fare questa proposta a tutte le famiglie ed invitare anche le scuole a pensarvi magari con feste in cui si invitano i nonni e si ascolta il loro racconto. Anzi, sappiamo che già si fa in alcune classi: vorremmo solo ricordarlo e invitare ad estendere quest’attenzione. Ci sembra un momento educativo importante e un modo di conservare l’identità di città attenta ai valori più alti e non alle mode. Non sappiamo cosa dire per i giovani, il problema si fa più complesso: le feste diventeranno per loro alternative se maturerà una consapevolezza prima. Per questo intanto partiamo dai bambini, nel tempo i bambini diventando giovani potranno comunque ripensare la città partendo dalle tracce belle di quanti ci hanno preceduti. Vorremmo però due segnali coglierli: la preoccupazione che hanno avuto i giovani del “Clandestino” di capire la morte nella solitudine di Luigi alla fine di una vita difficile, di capire se si poteva fare qualcosa. Che fa pensare anche che bisognerebbe prevenire con un amore più forte e reti sociali e sanitarie più salde conclusioni della vita nella solitudine, spesso anche nella disperazione . E un’altra morte di un giovane ha coinvolto tanti giovani che hanno anche potuto cogliere, nel dramma, la bellezza di una cura “senza misura” da parte della famiglia affidataria. Ecco come l’affetto diventa legame tra la terra il cielo: si declina nella vita ordinaria delle famiglie come cura educativa attenta, oltre le mode e la fretta; nelle situazioni più difficili diventa cura vicaria da parte di famiglie che, aprendosi ai poveri e alle varie forme dell’affidamento, si aprono a Dio. Come ebbe a dire, alla famiglia affidataria che ha accompagnato fino alla fine questo giovane colpito da una malattia grave, don Luigi Ciotti il giorno del loro matrimonio: “vi regalo una porta vecchia – la porta della giustizia e della solidarietà – che non si adatterà facilmente all’arredamento della vostra casa, ma sarà la porta che permetterà alla casa di essere casa e non solo abitazione”. Senza dire che questo giovane, pur anche lui con una vita faticosa ma circondato da tanto affetto a partire dal poter avere una casa in cui è stato voluto bene come figlio e fratello, ha lasciato una testimonianza di fede e di dolcezza così belle da poter dire di lui, come di tutti i piccoli del Vangelo, che diventa pietra angolare anche della città, oltre che parte preziosa della comunità dei discepoli di Cristo. Come ha ripetutamente detto il celebrante, i piccoli ci radunano e camminare con loro diventa la via perché la città sia giusta e fraterna. Nella comunione dei santi, in modo commovente espressa nelle coincidenza di questo passaggio a Dio nel giorno della memoria di don Pino Puglisi, ci ricordiamo che essi sono anche nostri intecessori e orme da seguire per una vita buona e bella.

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su email
Email
Condividi su print
Stampa