Ancora rigettata dal Gip del Tribunale di Ragusa la richiesta di scarcerazione per il modicano Armando Cataldi, 47 anni, che lo scorso novembre accoltellò all’addome l’amico e socio G.P., 46 anni. La nuova istanza, tesa a chiedere quantomeno gli arresti domiciliari, è stata presentata dal nuovo difensore dell’indagato, l’avvocato Maria Carmela Manenti, che a questo punto ha deciso di adire la strada del Riesame. Il legale sciclitano tende a fare derubricare il reato di tentato omicidio in lesioni aggravate per insussistenza di gravi indizi idonei a dimostrare il dolo diretto necessario per la configurabilità del grave delitto, facendosi forte di un consolidato principio della Corte di Cassazione che conferma la legittimità della sentenza emessa il 21 ottobre 2012 dalla Corte d’Appello di Catania che, pur avendo evidenziato che l’azione dell’imputato era astrattamente idonea a provocare l’evento morte per il mezzo usato e per la zona corporea attinta, dall’altro ha rimarcato la non univoca desumibilità del volontario perseguimento da parte del medesimo dell’evento morte. Anche nel caso in esame, secondo la difesa, a prescindere da una valutazione del fatto che l’azione era o meno astrattamente idonea a provocare l’evento morte (carattere oggettivo dell’univocità degli atti) e per la zona corporea attinta, mancano indizi idonei a dimostrare la volontà diretta dell’indagato a provocare l’evento morte. L’uomo, dopo l’arresto da parte della polizia, aveva ammesso l’accoltellamento ma aveva escluso l’intenzionalità. Tutto era scaturito da una rissa nel piazzale del Bar Fucsia, al Polo Commerciale, dove si erano incontrati a seguito di una telefonata che l’uomo aveva ricevuto dalla vittima. Nel corso dell’incontro, secondo quanto raccontato da Cataldi, un amico di G.P. che aveva accompagnato quest’ultimo, ad un certo punto lo avrebbe bloccato da tergo mentre il ferito lo avrebbe colpito con un calcio ai genitali. A questo punto, l’uomo avrebbe estratto il coltello a serramanico che teneva nella tasca del giubbotto ma, a suo dire, solo a scopo intimidatorio. Nella fase della colluttazione, G.P. avrebbe fatto un movimento in avanti rimanendo infilzato dalla lama del coltello. Cataldi è rinchiuso nel carcere di Ragusa.
Il Gip ha rigettato istanza di scarcerazione per il modicano Cataldi
- Gennaio 11, 2014
- 9:10 am
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