Dopo l’incontro tra Renzi e Berlusconi, approvato e criticato al contempo, si potrebbe aprire per l’Italia una nuova fase di riforme istituzionali, tra le quali la legge elettorale, il superamento del bicameralismo perfetto e la Riforma del Titolo V della costituzione, già avviata dalla sinistra D’alemiana nel 2001, poi proseguita da Berlusconi nel 2006 e però bloccata dalla sinistra con un referendum. Su questi tre punti le paure e le perplessità delle forze politiche sono però molte, anche perché le riforme che toccano l’architrave dello Stato non possono essere solo appannaggio di pochi ma devono trovare il dialogo più ampio possibile.
Il clima è surreale. Renzi che accoglie il diavolo, riceve il pregiudicato in casa per riscrivere la storia italiana e si prepara agli attacchi interni del suo partito che non volevano l’incontro; Berlusconi che ritorna sulla scena e viene riconosciuto leader del centrodestra italiano cantando vittoria e affermando che le proposte fatte da Renzi erano già le sue riforme affossate dalla sinistra; i partiti più piccoli che entrano in fibrillazione perché sentono minacciata la loro esistenza. Per usare le parole del poeta Mario Luzi, neo senatore a vita scomparso, “il momento torbido, inquieto della vita istituzionale e nazionale” è arrivato al capolinea. E’ giunto il tempo di intervenire per cambiare pagina sul piano delle riforme istituzionali in ordine ad alcuni punti essenziali della carta costituzionale: le istituzioni, l’iter parlamentare delle leggi, il premierato, il federalismo e la legge elettorale.
In breve sostanza, dopo questo accordo tra PD e Forza Italia si intravede la possibilità che le istituzioni procedano al superamento del bicameralismo perfetto con i sindaci al posto dei senatori; cessando il bicameralismo perfetto, verrebbero separate le competenze tra Camera e Senato e nascerebbe una corsia preferenziale per i disegni di legge del Governo. In ordine al Titolo V della costituzione, potrebbe cambiare la ripartizione dei poteri tra Stato e Regioni: a queste ultime potrebbe essere affidata la legislazione “esclusiva” per quanto riguarda la scuola, la sanità e la polizia locale.
Lo Stato dovrebbe poter annullare una legge regionale se ritenuta di pregiudizio all’interesse nazionale. Mentre si parla di abolizione delle province e qualcuno auspicherebbe anche delle regioni per poter risparmiare, io continuo a rimanere del parere che province e regioni sono istituzioni importanti per un paese; non è abolendole che si risparmia, ma abbattendo il sistema di corruttela che in questi 50 anni li ha attraversati provocando danni irreparabili sul piano delle risorse pubbliche. Ecco perché la riforma del Titolo V della costituzione – stando all’accordo – dovrebbe prevedere la riforma del ruolo delle Regioni accompagnata dalla abolizione dei rimborsi ai gruppi regionali, al fine di porre fine alla mangiatoia pubblica a spesa dei cittadini.
Se il PD coinvolgendo le forze politiche anche di opposizione riesce dunque ad avviare un processo di riforme istituzionali rimettendo mano, per il bene del Paese, ad una nuova stagione di riforme, per l’Italia potrebbe aprirsi una nuova fase storica.
In particolare, sul punto più impellente, cioè legge elettorale, l’intesa sembra essere solida. In pratica la strada che dovrebbe intraprendersi è quella del modello spagnolo modificato: premio del 15% al partito o alla coalizione che vince le elezioni con più del 35% ; sbarramento del 5 % per chi si presenta in coalizione, dell’8% per chi corre da solo. Il sistema elettivo dovrebbe avvenire su base di collegi dell’ampiezza delle province con possibilità di listini bloccati. Forse è il caso di dire che si sono aperte le prove tecniche per la nascita della terza Repubblica.
L’OSSERVAZIONE DAL BASSO…………..DI DIRETTORE. L’INCONTRO TRA RENZI E BERLUSCONI: IL CONTESTATO ACCORDO CHE POTREBBE APRIRE LA STRADA DELLE RIFORME
- Gennaio 20, 2014
- 1:05 am
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