RAGUSA. LA LEGGE SU IBLA E LA SOTTILE INVIDIA DEGLI ALTRI COMUNI. LIVIO TUMINO: “IL MASSIMO CHE SI RIESCE A FARE E’ CERCARE DI DISTRUGGERE LE TUTELE ACQUISITE DA ALTRI NEL TEMPO”

LIVIO TUMINO“Ho letto qualche giorno fa, su un quotidiano on line della nostra provincia, che il rifinanziamento della legge regionale 61/81, la cosiddetta legge su Ibla, viene considerato uno scandalo che dura da ben 33 anni, un privilegio ingiustificato nei confronti di altri comuni della provincia, che nell’articolo in questione erano indicati in Modica, Scicli ed Ispica. Ho letto e riletto quelle righe piene di inesattezze, invidia e astio. L’ho fatto perché non capivo, o in effetti non volevo capire. Alla fine però non ho trovato altra giustificazione e la riflessione si è presto conclusa in un’ amara constatazione. In Italia, e quindi anche nella nostra provincia, sta prendendo sempre più piede l’idea che non sia importante chiedere per sé maggiori tutele, diritti o anche semplici opportunità, piuttosto è necessario che sia tolto agli altri, affinché, livellando tutto verso il basso, non esistano più realtà premiali”.
E’ il concetto espresso da Livio Tumino, responsabile sviluppo economico di Ragusa Domani, su una questione che merita la massima attenzione. “Un’invidia cattiva – aggiunge Tumino – che, anziché spronarci a fare di più per ottenere di più, ci porta a desiderare che l’altro abbia di meno, sia danneggiato, così da potere compensare la mancanza di impegno verso un proprio obiettivo con il fallimento degli obiettivi altrui, magari un vicino di casa, magari poi si può ridere della sua perdita e finalmente dire “ora giustizia è fatta”. Tuttavia, dal mio modestissimo punto di vista, tale linea di pensiero e quindi di condotta non porta ad ottenere vantaggi, anzi arreca danno ad un intero sistema, in questo caso la provincia ma in generale tutto il paese. Sarebbe stato più lungimirante da parte dell’autore di quella riflessione domandarsi come mai Ragusa Ibla abbia questa dotazione e le realtà simili che citava no e perché in Sicilia altre realtà come ad esempio Ortigia usufruiscano di tutele simili. Sarebbe stato più corretto sforzarsi di capire quali sarebbero state le conseguenze di un eventuale non rifinanziamento di quella norma anche per le realtà simili citate, dato che spesso quei finanziamenti servono per pagare maestranze provenienti da quei luoghi. Sarebbe stato più onesto, in verità, capire e scrivere che non si tratta di un privilegio, cioè di un qualcosa destinato ad un singolo o ad un privato, bensì di una tutela, ossia qualcosa che riguarda un’intera comunità o un bene specifico. Sarebbe stato più etico, anziché fomentare facili populismi da quattro soldi, spronare la classe politica di quei territori a prendere esempio dai loro colleghi che sono riusciti ad ottenere la valorizzazione del territorio che rappresentano. Sarebbe stato più edificante leggere commenti costruttivi, anziché nichilisti, anche se capisco bene che in questa fase politica e sociale, produrre sia davvero molto più complicato che distruggere. Sarebbe stato doveroso che il primo cittadino del capoluogo, di fronte a simili considerazioni desse quantomeno un minimo di risposta. Allora una domanda la faccio io: perché di concerto non si legifera per tutelare tutte le realtà patrimonio Unesco? Perché di concerto non si legifera per tutelare l’intero Val di Noto? Perché di concerto non si legifera per tutelare un percorso culturale, storico e folcloristico che sia nei fatti rappresentato da un viaggio attraverso le realtà esistenti e che meritano di essere valorizzate? Forse perché mettere tutte queste teste d’accordo è più impossibile che difficile. Una cosa è certa: fin quando aleggerà l’invidia, il contrasto, il populismo, la mancanza di progettazione e la voglia di impegnarsi per raggiungere i propri obiettivi o le proprie aspirazioni, bene che vada tutto rimarrà com’è, o, come è più probabile che sia, di questo passo, distruggeremo anche quel po’ che ci è rimasto”.

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