Una vicenda incresciosa, finalmente chiusa. Almeno per ciò che riguarda gli aspetti amministrativi. Restano gli strascichi, ancora pesanti, su un contenzioso che, per 13 mesi, ha contrapposto un gruppo di docenti dell’Istituto comprensivo Pappalardo ed i genitori di dieci alunni, che erano stati puniti, lo scorso anno, con due giorni di espulsione ed un 6 in condotta al termine del primo quadrimestre. Era accaduto perché i ragazzi risultavano componenti di un gruppo chiuso su Facebook denominato «quelli che odiano…», seguito dal nome di una docente. Il gruppo era rimasto attivo per pochi giorni ed erano seguiti i commenti ed alcune frasi dei componenti, poi abbandonato. L’episodio era venuto a galla un anno dopo, nel gennaio 2013 e, da quel momento si è innescata una spirale a catena, che ha portato ad una dura contrapposizione all’interno della scuola. Il consiglio di classe ha deciso due giorni di espulsione ed il 6 in condotta per i ragazzi. I genitori hanno contestato gli atteggiamenti dei docenti ed hanno chiesto un’assemblea straordinaria ed il pronunciamento dell’organo di garanzia. L’organo di garanzia della scuola ha dato loro ragione ed aveva chiesto di rivedere la decisione. Ma così non è stato.
La vicenda ha coinvolto anche l’Ufficio scolastico provinciale, poi l’Ufficio scolastico regionale che si è pronunciato per due volte e, il 22 luglio scorso, ha ordinato al consiglio di classe di eliminare quel 6 in condotta, ritenuto illegittimo. Nel frattempo, dieci dei diciotto genitori avevano presentato ricorso al Tar. I ragazzi si sono trasferiti in un’altra scuola e lì hanno completato, a giugno 2013, il loro ciclo di studi. La vicenda ha destato particolare clamore in città. Ieri, i genitori ed il loro legale, l’avvocato Giuseppe La Rosa, hanno annunciato l’esito positivo. «I genitori hanno rinunciato al giudizio davanti al Tar – spiega La Rosa – perché l’Ufficio scolastico regionale è intervenuto e quindi è cessata la materia del contendere. Il consiglio di classe, il 21 gennaio scorso, ha riconsiderato la propria decisione ed assegnato agli alunni, nel primo quadrimestre, il voto di otto in condotta, pur esprimendo nel verbale aperte critiche all’operato dell’ufficio scolastico regionale. È una situazione che si è sempre più esacerbata. Ha soprattutto turbato la serenità dei ragazzi che hanno subito pressioni morali, hanno dovuto cambiare scuola, allontanarsi dai compagni, hanno affrontato l’esame finale proprio in concomitanza di queste decisioni del Tar e dell’ufficio scolastico regionale. Questa vicenda deve far riflettere il mondo della scuola».