Il consiglio di amministrazione della Banca di Credito Cooperativo Contea di Modica si dimette, rimettendosi alla volontà dell’assemblea dei soci. E’ la conseguenza dell’ispezione disposta nei mesi scorsi da BankItalia. Una scelta, praticamente, obbligata ma frutto di riflessione e di volontà di favorire il riavvio del sistema. Un percorso obbligato anche per via della legge dello Stato che ha innalzato il patrimonio di vigilanza minimo delle banche da due a cinque milioni di euro. L’istituto bancario modicano risulta essere sotto il suddetto limite, da qui la decisione della Banca d’Italia di sospendere l’erogazione di nuovo credito all’istituto bancario, il cui presidente facente funzioni Giorgio Cappello ha tenuto a precisare che questa realtà presente sul territorio da oltre otto anni garantirà comunque la propria solidità. Si sta valutando difatti l’ipotesi di aggregazione con un grosso gruppo bancario, senza tralasciare l’eventualità del mantenimento dell’autonomia della banca, nel caso si possa concretizzare la ricapitalizzazione, il cui primo step coincide proprio con le dimissioni dell’intero Cda. La Bcc Contea di Modica, con una sola filiale in viale degli Oleandri, è quindi l’ennesima banca colpita dalla mannaia della crisi che ha deteriorato il credito, come emerso dall’ispezione della Banca d’Italia durata due mesi, dal 13 novembre 2013 al 15 gennaio scorso e conclusasi, come da prassi, con una lettera sanzionatoria che ha contestato delle responsabilità ai vertici dell’istituto di credito modicano. “I consiglieri d’amministrazione – dichiara Giorgio Cappello – hanno sempre operato in buona fede, e, se qualcuno ha sbagliato, per le proprie competenze, ci assumeremo ogni responsabilità”. La concessione di credito a soggetti imprenditoriali e non solo che fornivano sulla carta tutte le garanzie del caso, ma che poi si sono rivelati insolventi, per cause di forza maggiore riconducibili alla crisi strutturale del Paese, ha inciso sul deterioramento del credito della Bcc, il cui patrimonio di vigilanza è nel frattempo diventato insufficiente dopo l’entrata in vigore della citata legge statale. Una legge che ha inciso profondamente soprattutto per quelle banche monocellulari come la Bcc, la cui situazione critica è comunque in linea con il sistema bancario di riferimento su scala nazionale. “La Banca d’Italia – prosegue il presidente facente funzioni – porta avanti, svolgendo perfettamente il proprio ruolo istituzionale, la medesima linea senza distinzioni tra grossi gruppi bancari e piccole realtà come la nostra, consigliando l’aggregazione per garantire maggiore solidità, che è poi il nostro obiettivo primario, come confermato dalle dimissioni in blocco del Cda, propedeutiche all’inizio di un nuovo ciclo con la massima garanzia, tra l’altro, al patrimonio sociale e ai singoli azionisti”. In questa fase di transizione, oltre a garantire le normali operazioni di routine e a gestire il credito già erogato, la Bcc può fare nuovo credito non in maniera diretta, ma commissionale, attraverso altre banche convenzionate. Entro 90 giorni i vertici della Bcc dovranno rendere noti a BankItalia i punti cardine della nuova strategia di sviluppo, che, come accennato, punta anche sulla fusione con un grosso gruppo bancario, mantenendo la filiale. La Bcc Contea di Modica, costituita nel 2004 e divenuta operativa due anni dopo, è di proprietà di alcuni tra i più importanti nomi del capitalismo modicano, forte di circa mille 700 soci. In otto anni di attività, la banca ha raccolto 30 milioni di euro, di cui 23 milioni reinvestiti sul territorio sottoforma di erogazione del credito a imprese e famiglie.
Banca di Credito Cooperativo Contea di Modica: ecco come stanno le cose
- Marzo 22, 2014
- 1:17 am
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