C’è una tragedia greca, di Euripide, dal titolo “Alcesti”, molto significativa per questioni che oggi vengono affrontate con una sufficienza devastante. C’è un sovrano, Admeto, che sta morendo; ma il dio Apollo concede che potrà continuare a vivere se un altro vorrà prendere il suo posto e morire per lui. Il re si rivolge ai suoi genitori: sono vecchi, hanno vissuto la loro vita, e, poi, quale genitore non darebbe la propria vita per salvare un figlio? Ma i genitori rifiutano l’invito. Però Il re ha tanti amici e molti servitori: ci sarà uno di loro pronto a sacrificarsi. E il sovrano deve constatare che forse non ha amici, perché tutti rifiutano, per non parlare dei servitori. In quel momento si alza la moglie, Alcesti, la quale dichiara che è pronta a dare la sua vita per il marito e si sacrifica. Credo che un uomo farebbe lo stesso per la moglie. Quale il senso di questo mito? E’ chiaro. Nei momenti difficili, quando si tratta di fare sacrifici, solo nella famiglia si trova il sostegno. La famiglia è stato ed è il rifugio ad ogni tempesta. Ma oggi la famiglia è il grande sconosciuto. Anzi misconosciuto. Secondo certa pseudo cultura é un vecchio arnese inutile e residuo dell’antichità. Il progresso è contro di esso. Ovviamente contro il matrimonio tradizionale, quello fra un uomo e una donna. Con il matrimonio, la famiglia, a quanto pare, è un ingombro, inutile, un ostacolo al progresso, che anzi progresso è distruggere questo residuo superfluo dell’antichità che ancora blocca lo sviluppo dell’uomo. La modernità non vuole la famiglia. Anche chi crede nella famiglia non si sente più offeso o preoccupato da avvenimenti, che lentamene ma inesorabilmente, stanno introducendo una cultura anti famiglia. La sentenza della Corte Costituzionale che stabilisce la legittimità giuridica della fecondazione eterologa apparentemente dà solo la possibilità di avere un figlio a chi è impossibilitato per l’infertilità di uno dei due coniugi. In realtà dà un colpo duro al senso della famiglia: il bimbo che si vuole crescere non si sa di chi è figlio, e, se si sa, si prende atto che non appartiene alla famiglia. Il figlio non è il frutto di un atto di amore, il meraviglioso rapporto fra un uomo e una donna. La gente comune si chiede: ma se deve essere figlio di un altro non possono i coniugi adottarne uno? Purtroppo ormai la Corte Costituzionale non ci meraviglia più: è quella che ha stabilito che le pensioni d’oro non possono essere toccate perché sono sacre, malgrado non siano state ottenute in sistema contributivo ma retributivo. Poi abbiamo la follia: viene registrato il matrimonio (!) tra due uomini(?) effettuato negli stati Uniti. Ma in Italia è riconosciuto il matrimonio fra persone dello stesso sesso? No! E allora, come può essere registrato? Questo giudice ha applicato la legge o ha voluto sostituirsi al Parlamento, stabilendone un’altra? E questi due soggetti che si sono sposati, sia pure negli Stati Uniti, che cosa hanno voluto dimostrare? Che non sono un’anomalia, che sono la norma. E allora la famiglia, quella formata da un uomo e una donna, questa che cosa è? Questi signori non si accontentano più di stare assieme, senza essere infastiditi, come succedeva un a volta. No! Debbono essere riconosciuti! Ma riconosciuti come, per che cosa? Per essere contro natura? No, per affermare che la natura non conta perché il progresso la supera? Chi ci salverà? Oggi tutti si aspettano che sia la Chiesa ad affrontare questa battaglia. E’ molto comodo per noi. Lo ha fatto sempre, continui. Ma non è giusto. La famiglia è un fatto di civiltà che non si può delegare. E non è stata inventata dal Cristianesimo. Pensare che sia una concezione religiosa è errato. E’ sempre esistita, in tutti i popoli e in tutti i tempi. Lo sancisce il diritto romano: il matrimonio è l’unione fra un uomo e una donna, si legge nel Codice di Giustiniano. Perché è la natura che lo stabilisce. E tutti i filosofi lo hanno sostenuto. Non cito, ovviamente, Tommaso d’Aquino, sarebbe troppo facile. Dato che sono i paesi anglosassoni ad avere riconosciuto per primi il matrimonio fra gli omosessuali cito Hegel. Non era cattolico; ufficialmente era protestante luterano, credeva in Cristo come colui che ispira una religione dello spirito contro le religioni formalistiche fatte di riti, esteriori e superficiali. Ebbene Hegel considera la famiglia come un momento della realizzazione della Spirito, lo spirito oggettivo, che è la realizzazione dello Spirito in forme esteriori: famiglia, società, Stato. Non è superflua, tanto meno culturame questa citazione, ma estremamente importante, perché sostiene che Stato e società si fondano sulla famiglia. E’ chiaro: la famiglia vera, quella tra uomo e donna. Senza famiglia la società si disgrega e lo Stato vacilla. E’ una grande idea, suggerita, non solo dalla sua logica, ma anche dalla cultura romana che alla famiglia attribuiva una importanza sostanziale nella vita della Repubblica. Dunque, secondo Hegel, distruggere la famiglia equivale a disgregare la società e distruggere le fondamenta dello Stato. L’orizzonte indica l’anarchia. E’ la società tutta, la cultura, la scuola, la politica, lo Stato che si devono difendere dal pericolo di una deriva sociale e, successivamente, giuridica e politica. Anche se resistere alle sirene di una pseudo cultura attuale è molto difficile, perché la stranezza è che quello che è contro natura è moderno! Difendere la natura è retrogrado, antico, superato! Dio mio, ma è possibile giungere a questa degenerazione civile?
I nemici occulti.
Il nemico vero di questa invadenza è una lenta ma costante mentalità che viene diffusa direttamente e indirettamente dai mass media. Il primo è la considerazione della donna. Essa non è più il centro della famiglia, quella che deve continuare la specie, allevare i figli e crescerli. Essa nella politica è la forma che serve a creare attenzione, allegria, gusto. Ha cominciato Berlusconi a portare in Parlamento belle ragazze cui non si chiedeva competenza ma fascino e esibizione di grazie. Ora ci è caduto anche Renzi. Ha fatto una segreteria assolutamente inesistente, incapace di una sola idea, e ancor meno di una iniziativa. Il partito è latitante, salvo per lui, per Renzi, che è obiettivamente presente e attraente. Poi ha raddoppiato: ha nominato un consiglio di ministri per metà fatto di donne. Che valore hanno lo hanno constatato tutti: esserci o non esserci è lo stesso. Tutti hanno capito che lo ha fatto per avere persone acquiescenti. Il loro nullismo appare ogni volta che parlano: l’ultima è stata la Guidi a Ballarò, stracciata da Belpietro e annullata con stile da Lucia Annunziata. La Boschi, a sua stessa confessione (Le invasioni barbariche de La7), viene apprezzata per le sue forme e non per le riforme che propone. Ora Renzi ha triplicato: mette cinque donne capilista nelle elezioni europee. Ma che senso ha? Certo non di competenza. Esibizione di grazie? Alcune sicuramente ne presentano molte. Qualche altra di meno, ma è sempre una donna e come tale intoccabile, anche perché se si ha il padre ucciso dalla mafia si è importanti. C’è stato il fratello di un politico ucciso dalla mafia che, illustre sconosciuto prima del delitto, dopo è diventato deputato, ministro, membro della Corte Costituzionale e chissà che altro ancora. Ma il problema di oggi è un altro. Si possono mettere delle donne in posti di grande prestigio solo perché sono donne? Sostituire Michele Emiliano, sindaco di Bari ed ex magistrato, con la Picierno non è sicuramente un grande successo di competenza. Ma lo è di immagine? Questo è strumentalizzare le donne, farne quadretti da gustare, cibi da appetire. Certo esse ce la mettono tutta per avere questi riconoscimenti che poi diventano la degradazione della dignità della donna. In una trasmissione di qualche mese fa, a Prima Pagina di Rai 3, una giornalista, forse Norma Rangeri, (ma potrei sbagliarmi) riferiva con orrore che un ministro aveva invitato le donne a occuparsi dei familiari anziani o non autosufficienti. Ma come si permette di affidare questo compito alle donne, dichiarava la giornalista scandalizzata? Perché lo debbono fare le donne? Questa cultura strisciante viene instillata in discorsi di varia natura; qualunque sia il tema trattato si afferma la tesi di fondo: la donna deve svolgere compiti elevati ed è doveroso spalancarle le porte. Essa può fare tutto tranne che le faccende di casa, anche cucinare lo deve fare l’uomo. Ancora sono poche queste virago della femminilità, poco femminili. La stragrande maggioranza delle donne vuole dedicarsi al proprio uomo e ai figli, anche se vuole lavorare. Ma lavorare non è rinunciare alla propria dignità di donne. Certo, mi rendo conto che avere messo queste donne a posti di responsabilità è una garanzia di ossequio alle direttive del capo. Ma è impoverire la politica, ridurla a operetta. Ma a questo scopo non basta Grillo, che quanto meno, come lui stesso dichiara, è un comico di mestiere?
Ricostruire una cultura
La donna oggetto, la donna spettacolo, la donna strumento, la donna passatempo, la donna velina, tutto avevamo provato e non sarà facile cancellare il vezzo, anzi credo sia proprio impossibile. Adesso, con Renzi, abbiamo anche la donna specchietto. Ma forse le allodole non abboccano più: ieri la reazione della gente comune era di irritazione. Non si capiva il perché di queste presenze. Il giudizio comune è che occorrono persone di alto profilo, di personalità e cultura, per intraprendere un nuovo corso di politica europea. E’ indispensabile convincere il Parlamento di Strasburgo a una politica di crescita e non di rigore. Renzi pensa di riuscirci con cinque belle donne? Bisogna ricreare una cultura della famiglia, della società, ossia dell’uomo e della sua realizzazione- E questo è compito della cultura, di quella vera, quella che è umana, cioè che esalta l’uomo e i suoi valori. Quella dei cattolici lo é. E lo sono anche altre. Tutte le tendenze culturali debbono impegnarsi in questo sforzo di salvare la nostra civiltà. Vogliamo lasciare questo compito alle ideologie della destra? Io mi rivolgo ai cattolici. Occorre ricreare il fervore culturale del dopoguerra: quando i laureati cattolici, la Fuci forgiavano uomini del valore di Dossetti, La Pira, Lazzati, Paronetto, Moro e Fanfani per citare i più noti. Certo gli uomini non si possono ricreare. Ma le passioni si. E una passione tesa a sostenere il valore della società, e ancor più della famiglia, questa è indispensabile. Non si può sempre parlare di denaro, di stipendi, di pensioni d’oro. Parliamo di valori. E nessuna ideologia, nessun pensiero passato o presente è tanto fecondo di valori umani come il cattolicesimo. Ma i cattolici sono ancora capaci di difendere i valori in cui credono?