Il destino, a volte, ha le sembianze sbiadite di una foto in bianco e nero. Quattro giovani operai che brindano dopo un turno di lavoro: alle spalle il capannone di una fabbrica. Marcantonio Arturia, 24 anni, quella immagine la guarda spesso. L’uomo al centro è suo nonno. “Quella foto mi ha colpito sin da piccolo. Mi faceva viaggiare in un mondo lontano che volevo conoscere”. Neanche la sua fantasia di bambino avrebbe pensato che davanti a quell’industria ci sarebbe passato tutte le mattine: come il nonno ha lasciato la Sicilia e si è trasferito in Germania per lavorare.
Sono 13 mila i siciliani che nel biennio 2012-2013, secondo il rapporto Migrantes, sono partiti per l’estero. La maggior parte va in Germania, con la speranza di trovare un lavoro a bordo della locomotiva tedesca: oggi vivono, lì, 214 mila siciliani.
Oggi Marcantonio fa il pizzaiolo, non più nella sua Modica ma a Uhingen, vicino a Stoccarda. “Ho cominciato a lavorare a 13 anni. Poi nel novembre 2011 sono partito – racconta – l’ho fatto perché ho sempre voluto provare un’esperienza all’estero. Non me ne sono andato per necessità, ma mi rendo conto che se non avessi lasciato la Sicilia, non mi sarei potuto sposare”. Il matrimonio è fissato per settembre con una ragazza conosciuta in Germania: “Nel mio paese non avrei mai raggiunto la solidità economica per pensare a una famiglia” dice.
Marcantonio Arturia, 24 anni
Le rare volte in cui torna a casa, respira a pieni polmoni “perché giù l’aria è diversa, sa di gelsomini”. Marcantonio non ha nessun ripensamento: “Si, mi manca la mia terra, i miei genitori, la mia famiglia, ma so che non scenderò più per lavorare. Qui, in Germania, i lavoratori vengono rispettati e lo Stato ti dà una grande mano con l’assistenza sociale. Chi me la fa fare di tornare?”. Uno stipendio medio in Germania, nel settore della ristorazione, è di 39 mila euro lordi l’anno, in Italia è di soli 25mila euro. La differenza è ancora più netta nell’industria: 42 mila euro contro 23 mila euro. Questi dati però non tengono in considerazione la realtà dell’Italia della crisi: una situazione in cui troppo spesso il lavoro è in nero e dove in un ristorante si guadagnano anche 400 euro al mese. È così non è soltanto una fuga di cervelli, ma la fuga di una generazione senza prospettiva. Non sono solo laureati che vanno all’estero per avere la soddisfazione che qui non trovano, ma sono soprattutto giovani alla ricerca di un salario umano.