“E’ arrivato il momento di fare prevalere il buonsenso. Anche perché ci siamo potuti rendere conto che, nella maggior parte dei casi, il gioco non vale la candela. Se un imprenditore non ha effettivi e concreti ritorni dagli sforzi compiuti, che senso ha questo accanimento? Nei giorni festivi, meglio fermarsi”. E’ la voce autorevole sulla vicenda delle aperture domenicali e festive che arriva dal presidente provinciale Confcommercio Ragusa, Sergio Magro, con riferimento alle prese di posizione che, sull’argomento, si sono succedute negli ultimi giorni. “Se la normativa vigente lo consentisse – dice ancora Magro – non avremmo problemi nel predisporre un calendario che tenesse conto delle esigenze di tutti, da quelle degli associati a quelle del personale.
E del resto, la nostra organizzazione sindacale di categoria, vale la pena ricordarlo, ha precorso i tempi, anni addietro, quando riuscì a fare mettere tutti d’accordo attraverso la predisposizione di uno specifico calendario che aveva valenza su base provinciale. Oggi, però, la normativa, come sappiamo, si basa tutta sulla liberalizzazione. E ciascun operatore commerciale può decidere di rimanere aperto quando più gli aggrada. Fermo restando che è, comunque, sempre il mercato a comandare, per cui l’imprenditore deve essere lungimirante e verificare se i passi compiuti hanno un senso oppure no, ci rendiamo conto che la saturazione del sistema deve per forza imporre un cambio di tendenza. Anche solo a voler leggere determinati numeri, non ritengo che a Pasquetta un negoziante che decide di rimanere aperto riesca a trarre margine di guadagno tale dal suo impegno, considerando, tra l’altro, che deve corrispondere al personale il supplemento festivo, per non parlare delle ulteriori spese, da giustificare una simile decisione. Per cui, in taluni casi, è meglio soprassedere. Facendo prevalere, come dicevamo in premessa, il buon senso”.
Ma cosa potrà fare Confcommercio praticamente? “Di certo – aggiunge il presidente Magro – sensibilizzeremo i nostri associati, cercheremo di comprendere se questa corsa a chi rimane aperto di più porta dei frutti sostanziali oppure sta solo creando una esasperazione tale che fa perdere di vista anche la sostenibilità della crescita. Noi siamo un’associazione che guarda con la massima attenzione alle dinamiche sociali. E ci rendiamo conto che questo aspetto, quello delle aperture tout-court, non può più passare sotto silenzio. Ma deve essere affrontato con la dovuta determinazione”.