Da qualche settimana si dibatte sui network e sui quotidiani online sulla tematica dei Liberi Consorzi tra i Comuni. Dibattito che, come è noto a tutta la città, si è trasferito nella sede deputata con la convocazione di un Consiglio Comunale aperto alla cittadinanza svoltosi il 29 aprile 2014 presso l’aula Consiliare di Palazzo San Domenico. Tra tutti gli interventi mi hanno colpito, in particolare, quello del Senatore Scivoletto e quello del Consigliere Tato Cavallino.
Il primo, perché da una personalità come la sua non mi sarei mai aspettato una argomentazione che non può più avere luogo in questa fase della vicenda, e ne spiegherò il motivo a seguire, ed il secondo perché ho avuto la percezione della volontà di fare terrorismo strumentalizzando le incertezze istituzionali future. Ne l’una né l’altra argomentazione, appaiono fondate sul logiche tecnico giuridiche.
Veniamo al Senatore Scivoletto. La sua argomentazione bisognava porla all’attenzione del legislatore in fase di preparazione della norma, al fine di evitare che tra i paletti imposti venisse inserita la garanzia del “diritto acquisto dai Comuni ex Capoluogo di Provincia a conservare il ruolo di comuni capofila” , determinando così l’impossibilità di fusione o di inglobamento anche volontario di un Comune capofila in un altro Comune capofila, così come auspicato dalla illustre personalità.
Risulta quindi superata la tesi avanzata e di impossibile realizzazione per motivi giuridici e di status assunto anche nella nuova normativa dai Comuni ex capoluogo di Provincia.
Io non ci voglio credere che il Senatore Scivoletto non abbia dedotto autonomamente questi ostacoli legislativi e per questo rimango convinto che lo scopo è quello di confondere la cittadinanza strumentalizzando il campanilismo che, in verità, è decantato da più parti.
La ipotesi seconda del Senatore è quella di allargare i confini della ex Provincia di Ragusa ai Comuni della ex Provincia di Siracusa coinvolti nella vicenda.
E’ una idea che è già morta prima di nascere, perché non si riuscirebbe a trovare una argomentazione sulla quale poggiare l’opera di convincimento dei Comuni della ex Provincia di Siracusa a distaccarsi dalla loro storia amministrativa per annettersi ad un’altra che a loro non interessa proprio, perché lo spirito è quello di percorrere una strada nuova. Loro non potrebbero mai giustificare alle loro comunità una operazione di questo tipo per ragioni comprensibili e legittime.
Poste queste considerazioni, che non sono opinioni, ma basate su certezze legislative, chiedo al Senatore Scivoletto se la strada giusta sia quella di rimanere nell’attuale situazione e cioè quella di vederci “ottriata per una seconda volta l’organizzazione del nostro territorio” o assumerci la responsabilità di dare un futuro diverso ai figli dei nostri figli.
Mi aspetto dal Senatore Scivoletto, pur rispettando l’idea delle dimensioni, una presa d’atto che Egli doveva intervenire con queste argomentazioni prima che venisse approvata la legge e non ora che ci si può muovere solo sfruttando questo strumento al meglio per il futuro della nostra città e del comprensorio.
Il Consigliere Tato Cavallino, amministratore di lungo corso a Modica, non glielo deve spiegare sicuramente nessuno che la problematica da Egli prospettata non è una questione di cui dobbiamo discutere noi. Le province le ha soppresse la Regione Siciliana e la Regione si deve porre il problema di come porre rimedio, non possiamo preoccuparci noi di come ridisegnare la presenza delle istituzioni nel territorio.
Bisogna ragionare tenendo presenta anche che con la soppressione delle province nel resto d’Italia, verranno meno la Prefettura di Ragusa, la Questura di Ragusa ecc. ecc. così’ come quella di Siracusa, che verranno accorpate a quella di Catania. Lo stato centrale, salvo dietrofront del’ultimo minuto, lo ha già deciso nel processo di revisione della spesa pubblica.
Quindi, non facciamo terrorismo e non strumentalizziamo questioni inesistenti.
Aggiungo, e ne posso portare prove scritte, non sono mie opinioni ma fatti, che la classe dirigente Ragusana in generale e, ovviamente quella della Città di Ragusa, no ha mai saputo fare sinergia, non ha mai saputo programmare il territorio.
In merito, premesso che appare pacifico ammettere che in Provincia di Ragusa era vigente, fino a qualche anno fa, un equilibrio spontaneo che vedeva un polo commerciale a Modica, di riferimento anche per i Comuni oggi chiamati a condividere il percorso oggetto del dibattito, un’agricoltura legata ai primaticci prodotti nella fascia trasformata, compresi i Comuni di Pachino Ispica e Rosolini attorno al grande mercato di Vittoria ed in fine la Città di Ragusa, con la sua zona industriale e l’impiegatizio essendo tutti gli uffici statali decentrati nei capoluoghi di Provincia e che tutto questo non per capacità programmatica delle nostre classi dirigenti, ma per nascita spontanea;
Equilibrio sconquassato dai seguenti fatti:
è pacifico, si evince da rassegne stampa del periodo, affermare che l’aeroporto di Comiso nasce solo ed esclusivamente per la testardaggine e la determinazione dell’On. Di Giacomo, aeroporto che l’ente Provincia Regionale di Ragusa voleva affossare perché gli si doveva imporre la denominazione “Aeroporto di Comiso-Ragusa” ;
è pacifico affermare che 66 milioni di euro per i porto turistico di Marina di Ragusa, cattedrale nel deserto, potevano essere investiti al porto di Pozzallo, città che vive di turismo, di mare;
è pacifico affermare che la Città di Ragusa, per fare sinergia con gli altri comuni, ha dato il via alla stagione dei grandi centri commerciali, creando il disastro, vedete il centro storico di Ragusa, desertificato;
è pacifico affermare che la Città di Ragusa in concorrenza temporale ha tentato di scimmiottare la Fiera Emaia di Vittoria, fallendo nell’impresa;
è pacifico affermare la grande solidarietà della città di Ragusa nella vicenda del Tribunale di Modica; ma signori l’indotto non è una cosa di poco conto. Non ha esitato Ragusa, legittimamente, a portare vantaggi alla propria comunità. Non voglio poi affrontare il discorso sanità. Questo è il ruolo di leadership che ha svolto la città di Ragusa e se vogliamo continuare facciamo pure.
Emanuele Cavallo