Arrestati i tunisini Haykel Saiidi, 26 anni, e Nader Ben Mouhamed Wertani, 18 anni, ritenuti scafisti del natante che ha portato a Pozzallo 233 cittadini proveniente dalla Nigeria, Siria, Eritrea, Mali, Ghambia e Marocco. L’operazione della Squadra Mobile e della Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza, è stata possibile attraverso la visione di un video girato per ricordo da un migrante siriano col telefonino. Lo scorso 9 maggio la nave portacontainer M/V BC Hamburg maltese, era stata dirottata a 50 miglia circa dalle coste libiche per effettuare un’operazione S.A.R.. Successivamente era stata intercettata la barca in difficoltà e la nave maltese aveva iniziato le operazioni di recupero. Alle 14,10, terminate le operazioni di trasbordo, la suddetta motonave su indicazione del comando di Roma dirigeva verso il porto di Pozzallo designato quale punto di sbarco ove giungeva alle 18 circa. A bordo c’erano 190 uomini e 43 donne ma anche 60 bambini.
Uno dei migranti avvicinato da uno degli investigatori anziché parlare ha mostrato al poliziotto un telefonino con le immagini da lui videoriprese. In un perfetto inglese, lui, di origini siriane, faceva presente che non voleva rimanere in Italia e che avrebbe fornito il video ma non voleva presenziare al processo perché voleva raggiungere la famiglia in Svezia. “Ho girato questo video per ricordo, voglio far vedere un giorno ai miei figli cosa abbiamo rischiato per la libertà, per fuggire dalla Siria, dalla guerra”. Alla Squadra Mobile bastava questo, difatti il video era già un tassello fondamentale per le indagini, i poliziotti sapevano così da dove iniziare.
Altro aiuto importante veniva dai mediatori culturali e dagli interpreti che assistono la Polizia Giudiziaria nell’intervistare i migranti. Loro iniziano a fidarsi quando parlano la stessa lingua a volte addirittura si conoscono, vengono dallo stesso paese, dallo stesso villaggio.
Individuati i sospettati ed i potenziali testimoni iniziava il lungo lavoro della verbalizzazione delle dichiarazioni, sempre difficili da mettere nero su bianco nonostante l’esperienza decennale della Squadra Mobile nella Provincia di Ragusa, ormai diventata quotidiana.
Anche in questo caso fondamentale è stato tradurre gli sms ricevuti dai due scafisti che erano entrambi in possesso di un telefono cellulare. Il contenuto era chiarissimo, tanto che si leggeva che erano stati accreditati 10.000 dinari libici (6.000 euro) sul loro conto mediante transazione elettronica. Anche questo elemento è stato importantissimo. Inoltre ai due tunisini sono stati sequestrati 2700 dollari USA.
LA VIDEOTESTIMONIANZA
“Io vi aiuto ma non chiedetemi di rimanere in Italia un solo giorno in più devo andare a trovare la mia famiglia in Svezia; ecco questo è il mio telefono cellulare prendete tutti i video, ricordo bene di aver ripreso per ricordo anche il capitano della barchetta sulla quale mi trovavo; ai miei figli devo far capire cosa ho fatto per loro e quanto abbiamo rischiato per avere la libertà, per fuggire dal nostro paese in guerra”.
Così un giovane siriano interpellato appena entrato al centro di primo soccorso ed assistenza. Si capiva subito che aveva qualcosa da dire, voleva parlare ma appena gli investigatori della Squadra Mobile gli si sono avvicinati ha precisato con le parole quasi disarmanti sopra riportate quale fossero le sue intenzioni. Il video è stato di fondamentale aiuto perché ha permesso di indirizzare le indagini sin da subito. Inoltre i due tunisini non potranno di certo dire di non aver condotto la barca visto che il giovane siriano li ha ripresi entrambi.
httpv://www.youtube.com/watch?v=A3n46VB0ujw&feature=youtu.be