I 35 dipendenti dell’Asp Ragusa in servizio a Modica saranno processati tra un anno. Ieri è stato, infatti, incardinato il processo dal giudice monocratico del Tribunale di Ragusa, Antongiulio Maggiore, che ha anche dato incarico al pubblico ministero, Veronica Di Grandi, di convocare per il 2 maggio 2015, gli agenti del Commissariato di Modica che svolsero le indagini, i cosiddetti verbalizzanti. Il processo rischia, comunque, di essere poi nuovamente rinviato perchè il magistrato che ha avuto assegnato il fascicolo il prossimo mese di novembre sarà trasferito alla sezione penale della Corte d’Appello di Catania, quindi dovrà essere riassegnato ad altro giudice.
Imputati sono i dipendenti dell’Asp di Ragusa, specificatamente quelli impiegati presso il Poliambulatorio di Via Aldo Moro, a Modica, accusati di assenteismo che per il codice penale equivale alla truffa aggravata nei confronti dell’azienda sanitaria ragusana. Si tratta del secondo filone dell’inchiesta che fu eseguita dalla polizia e che culminò col blitz del mese di maggio del 2010 presso il cosiddetto “Palazzo di Vetro”, sede del Centro Unificato di Prenotazioni, ambulatori e uffici amministrativi. Coinvolti medici, infermieri ed operatori vari. Nel primo troncone gli indagati sono sei(il processo è già in corso). Complessivamente, dunque, sono state quarantadue le persone coinvolte nell’operazione anti assenteismo. Nel primo faldone sono indagate le tre persone che furono arrestate e, successivamente, rimesse in libertà(un medico e due infermiere)e altrettante che, però, non furono raggiunte dal provvedimento restrittivo. In questa seconda trance figurano anche le cinque persone nei confronti delle quali il Gip, Sandra Levanti, all’epoca dispose il provvedimento afflittivo della sospensione dal posto di lavoro per due mesi, atto che fu poi rigettato dal Tribunale del Riesame di Catania. Diverse altre persone, in principio indagate, sono state prosciolte in quanto hanno potuto dimostrare come durante gli orari di servizio avessero contatti con la direzione sanitaria o con alcune strutture del dirimpettaio Ospedale Maggiore per cui lasciavano spesso il loro ufficio o, comunque, il loro ambulatorio al Palazzo di Vetro per raggiungere l’altra sede, che si trova dirimpetto, sempre per motivi di lavoro, per cui non ci sarebbe stata un’interruzione tale da dovere rendicontarla attraverso la strisciatura del badge dall’apposito impianto sul quale per settimane la polizia avevano puntato una telecamera. Il difensori, che visto il numero di indagati sono tanti, hanno chiesto univocamente il proscioglimenti. Le richieste di rinvio a giudizio erano in questo procedimenti.