La Polizia Giudiziaria ha eseguito il fermo di Ibrahim Mouhamed Aleem, egiziano di 29 anni, in quanto si associava con altri soggetti presenti in Libia al fine trarne ingiusto ed ingente profitto compiendo atti diretti a procurare l’ingresso clandestino nel territorio dello Stato di cittadini extracomunitari di varie nazionalità. Il delitto è aggravato dal fatto di aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale in Italia di più di 5 persone; perché è stato commesso da più di 3 persone in concorso tra loro; per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale delle persone esponendole a pericolo per la loro vita e incolumità ed inoltre per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale le persone sono state sottoposte a trattamento inumano e degradante.
Il fermato si è reso responsabile di aver procurato l’ingresso in Italia di 289 clandestini eludendo i controlli di frontiera. I migranti originari prevalentemente dell’Eritrea, Bangladesh e Siria erano in compagnia di 99 minori.
I FATTI
Alle o 20.45 del 10 giugno scorso la Nave “Robert Maersk” battente bandiera danese, mentre era in navigazione riceveva una segnalazione dal MRCC di Malta con la quale le comunicava che vi era un natante bisognoso di essere soccorso. L’autorità maltese ordinava quindi alla nave Robert Maersk di recarsi in quel punto di mare, cosa che la predetta faceva giungendovi alle ore 22.40 dove agganciava l’unità oggetto di intervento, che era un barcone privo di bandiera con a bordo numerosi cittadini extracomunitari, di varie nazionalità, il cui numero complessivo era di 312. I predetti venivano trasferiti sull’unità navale di soccorso e da questa, a seguito di precise disposizioni dell’autorità di mare maltese, accompagnati nelle acque territoriali italiane adiacenti al porto di Pozzallo. L’intervento del rimorchiatore Nos Taurus era necessario per il trasbordo di tutti gli immigrati su tale natante, che provvedeva al loro trasferimento nel porto di Pozzallo. Gran parte dei 312 immigrati veniva allocata presso il C.P.S.A. di Pozzallo mentre altri presso analoga struttura di c.da Cifali, territorio del comune di Ragusa.-//
ORDINE PUBBLICO ED ASSISTENZA
Le operazioni di sbarco al porto di Pozzallo di tutti i migranti vengono sempre dirette dal Funzionario della Polizia di Stato della Questura di Ragusa responsabile dell’Ordine Pubblico, operazioni alle quali partecipavano decine di Agenti della Polizia di Stato, altri operatori delle Forze dell’Ordine (Reparti Mobili e Battaglioni Mobili), la Protezione Civile, la Croce Rossa Italiana ed i medici dell’Asp per le prime cure.
In queste occasioni l’Ufficiale di Pubblica Sicurezza a cui è demandata la responsabilità dell’Ordine Pubblico ha dovuto inviare centinaia di migranti in altre strutture, prima fra tutte quella di contrada Cifali a Ragusa mentre gli altri permanevano al centro ed altri ancora andavano in un plesso sito nella zona industriale adibito per emergenza a dormitorio.
Nelle more delle fasi di sbarco e trasferimento presso altre città siciliane, la Polizia Giudiziaria si metteva subito alla ricerca degli scafisti; l’Ufficio Immigrazione della Questura di Ragusa si occupava dell’identificazione unitamente alla Polizia Scientifica presso il posto di fotosegnalmento del C.P.S.A. di Pozzallo.
LE INDAGINI
Gli uomini della Squadra Mobile della Questura di Ragusa ed il Servizio Centrale Operativo (Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato), collaborati da un’aliquota della Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza di Pozzallo ed un’aliquota della Compagnia Carabinieri di Modica hanno iniziato le indagini sin dai primi istanti dell’approdo del rimorchiatore avvenuto l’11 giugno alle 23, il tutto mentre continuavano le indagini sugli altri sbarchi dove purtroppo hanno perso la vita dei migranti nelle fasi di trasbordo che ha portato all’arresto di altri scafisti.
Gli sforzi della Polizia Giudiziaria sono stati enormi in quanto il centro era sovraffollato e questo non permette una perfetta gestione dei testimoni che si chiudono in nel silenzio più assoluto quando sotto stress.
Ultimate le fasi di ingresso al centro ed atteso il tempo necessario per i trasferimenti in altri luoghi, gli investigatori piano piano sono riusciti a far vincere la paura di testimoniare e nel contempo si “lavorava ai fianchi” lo scafista tanto che in presenza del difensore ha reso piena testimonianza per il reato da lui commesso.
Per addivenire all’identità dello scafista ci sono volute 20 ore di lavoro continuative, senza sosta per nessuno, personale di Polizia Giudiziaria, interpreti ed avvocati.
I migranti hanno raccontato di violenze inaudite (elemento ricorrente) durante la permanenza nei centri di “reclutamento” in Libia per poter partire per il viaggio in Italia alcune delle quali terribili anche solo da ascoltare.
Al termine delle indagini gli investigatori hanno appurato che in questo caso i migranti sono partiti tutti dalle coste libiche e che l’organizzazione composta da cittadini libici e dagli scafisti in questo caso egiziano ha incassato più di 500.000 dollari.
LE TESTIMONIANZE
Lo scafista:
“ho sparso la voce negli ambienti frequentati dai soggetti dediti al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, affinché qualcuno mi reclutasse quale conducente di uno dei natanti che sempre più spesso partono dalla costa libica verso l’Italia. Una volta che mi hanno contattato mi sono accordato per la cifra di 6.000 dollari americani che doveva essere accreditata sul mio conto dopo 3 ore dalla mia partenza.
Il giorno della partenza, così come concordato con i libici, ho messo per la prima volta piede sull’imbarcazione da utilizzare per il viaggio intorno alle ore 02.00 del decorso giorno 10 allorquando dalla spiaggia di **** venivo trasferito a mezzo gommone su tale natante, che si trovava in acque più profonde rispetto a quelle adiacenti al suddetto arenile. Con me vi erano anche tre soggetti di cui uno egiziano e due libici e con questi ho atteso l’arrivo dei due gommoni carichi di clandestini che nel giro di circa mezzora hanno trasferito tutti i predetti sul natante. Dopo circa 13 o forse 14 ore di navigazione, così come avevo concordato di fare con i libici, non parlando la lingua inglese ho chiesto ad una ragazza di telefonare ad un numero per chiedere soccorso. La predetta, che era una siriana, faceva quanto le chiedevo e nell’occorso parlava in lingua inglese. Dopo tale fase vedevo un peschereccio battente bandiera tunisina avvicinarsi all’imbarcazione che conducevo ed i componenti del peschereccio lanciavano delle bottiglie di acqua ai passeggeri che trasportavo e specifico che nessuna bevanda o cibo si trovava sull’imbarcazione sin dal sua partenza dalla costa libica. Contemporaneamente vedevo un elicottero sopraggiungere e lo stesso cominciava a sorvolare sul peschereccio per poi, dopo circa dieci minuti, allontanarsi. Trascorse ancora delle ore vedevo sopraggiungere una nave che sempre più si avvicinava all’imbarcazione sulla quale mi trovavo fino a raggiungerci. Sulla predetta tutti quanti venivamo fatti salire e rifocillati di cibo e di acqua. Il natante che sino a quel momento avevo condotto veniva lasciato alla deriva e presumo che tale natante è stato recuperato da qualcuno, forse addirittura dagli stessi libici in quanto in più occasioni ho saputo che tali natanti vengono recuperati dalle consorterie per essere riutilizzati”.
La testimonianza di una passeggera siriana:
“Mi sono recata in Libia unitamente alla mia famiglia, mio padre e mia madre e mia sorella circa un anno fa nel Gennaio del 2013. Ci siamo stabiliti nella città di ***** e svolgevo l’attività di insegnante, regolarmente retribuita. Noi ci siamo trasferiti in Libia con l’intento che appena possibile avremmo effettuato il viaggio clandestino alla volta dell’Italia per poi proseguire verso la Germania. Durante questo periodo di permanenza in Libia, un componente della mia famiglia ha contattato un personaggio libico che dietro il compenso di 1.800$ cadauno ci organizzava il viaggio e questo grazie al fatto che prima della mia partenza mi ero memorizzata un numero di telefono che avevo trovato su una pagina Facebook che denominata ************* che in Siria alcuni amici conoscevano in quanto offre diversi consigli per noi migranti che vogliamo fuggire dalla guerra. Su facebook ho incontrato diversi migranti che avevano fatto il mio percorso e mi sentivo più sicura in quanto inizialmente temevo per la mia vita e quella dei miei familiari. Dal social network ho trovato la forza in quanto altri connazionali mi spingevano a farlo per fuggire e soprattutto ho letto le loro testimonianze.
Omiss…durante la navigazione ci sono stati dei problemi che riguardavano il motore del barcone, che lo stesso egiziano cercava di sistemare, il mare era un po’ mosso ed alle volte entrava dell’acqua che noi migranti provvedevamo a raccogliere e buttare fuori con mezzi di fortuna. Durante tutta la navigazione notavo che l’egiziano frequentemente consultava il telefono cellulare satellitare, ma non l’ho visto parlare, tale apparecchio aveva pochissima batteria, dico ciò perché lo stesso è stato usato da me in quanto parlo la lingua inglese per cercare di dare l’sos per il nostro salvataggio, cosa che succedeva.
Difatti dopo un po’ di tempo notavo che vi era una imbarcazione che ci seguiva e che dopo ci ha affiancato dandoci dell’acqua da bere, questa imbarcazione batteva bandiera tunisina non ricordo il nome della barca, ed l’equipaggio di quest’ultima barca colloquiava con l’egiziano che conduceva la nostra barca dandoci anche delle indicazioni sulla rotta da tenere e la direzione da prendere, poi spaventati si allontanavano, rimanevo delusa da tutto ciò perché pensavo che loro potessero essere i nostri soccorsi. Dopo l’allontanamento di questa imbarcazione sono passate circa due ore ho notato sorvolare sopra di noi un elicottero ed ero molto felice di questo, difatti da li a poco tempo in lontananza si avvicinava una grossa nave che ci soccorreva. Nel mentre noi ci avvicinavamo a questa Nave di grosse dimensioni e la stessa si avvicinava a noi, alcuni miei connazionali mi facevano notare che l’egiziano aveva buttato in mare il telefono cellulare satellitare.
LA CATTURA
Le indagini condotte dagli investigatori durate quasi 22 ore continuative, hanno permesso anche questa volta di sottoporre a fermo di indiziato di delitto i responsabili del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, rei anche di essersi associati con i libici al momento ignoti.
Ogni migrante ha pagato in media 1.700 dollari per un totale di più di 500.000 dollari che sono andati quasi tutti agli organizzatori ed una piccola parte agli scafisti.
Al termine dell’Attività di Polizia Giudiziaria coordinata dalla Squadra Mobile di Ragusa l’arrestato è stato condotto presso il carcere di Ragusa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria Iblea anch’essa impegnata sul fronte immigrazione costantemente.
In corso complesse indagini con i gruppi di investigatori presenti in territorio estero sugli altri componenti dell’associazione a delinquere di cui il fermato fa parte.
LA GESTIONE DELL’ORDINE PUBBLICO
La Polizia di Stato responsabile dell’Ordine Pubblico così come delle indagini in materia di criminalità straniera, sta gestendo la “macchina” organizzativa con grande dedizione permettendo un fluido arrivo e contestuale partenza verso altre mete dei migranti a bordo dei charter messi a disposizione del Ministero dell’Interno così come accadrà nella data di oggi.
Gli uomini e le donne della Polizia di Stato stanno dando grande esempio di professionalità e spirito di abnegazione in considerazione delle interminabili giornate dedicate a gestire gli arrivi, l’identificazione, le indagini di Polizia Giudiziaria ed i trasferimenti, così come tutto il lavoro che inizia il giorno dopo lo sbarco.
L’Ufficio Ordine Pubblico per disposizioni del Questore di Ragusa Giuseppe Gammino sta organizzando partenze per altri centri anche in considerazione del fatto che tra meno di un’ora giungeranno altre centinaia di persone al porto di Pozzallo.
BILANCIO ATTIVITA’ POLIZIA GIUDIZIARIA
Sino ad oggi, solo nel 2014 sono stati arrestati 56 scafisti dalla Polizia Giudiziaria a Pozzallo e sono in corso numerose attività di collaborazione tra le Squadre Mobili siciliane al fine di permettere scambi informativi utili per gestire indagini sul traffico di migranti dalle coste libiche a quelle Italiane. Inoltre il Servizio Centrale Operativo sta coordinando le diverse Squadre Mobile siciliane e nazionali per addivenire ad un’eventuale rete di assistenza di questi migranti una volta sbarcati in Italia.
Gli investigatori con poche ore di sonno, in considerazione anche dei rinforzi ormai operanti da settimane fianco a fianco con la Squadra Mobile di Ragusa, stanno opponendo un muro a coloro i quali speculano sulla vita dei migranti assicurando alla giustizia coloro i quali fanno parte di più ampie organizzazioni criminali transnazionali.
httpv://www.youtube.com/watch?v=pQ-2PhY89ik&feature=youtu.be