Ecco come intervenire subito dopo le zecche. La rubrica del dottore Federico Mavilla

Dott. Federico Mavilla

Con l’estate, oltre al sole e al caldo, arrivano anche le zecche. Un artropode appartenente, insieme a ragni, acari e scorpioni, alla classe degli aracnidi, che si attacca ostinatamente alla pelle, da cui succhia il sangue per giorni. Il morso di solito non è doloroso e non causa prurito, per cui può passare inosservato. La trasmissione di agenti patogeni attraverso la puntura dipende dalla durata della permanenza della zecca sull’ospite, se rimane sotto le 24-48 ore i rischi sono in generale bassi, altrimenti aumentano pericoli.

E occorre intervenire subito rimuovendo la zecca. Per rimuovere l’artropode si deve afferrare saldamente la zecca con una pinzetta il più possibile aderente alla cute con una delicata rotazione in senso antiorario e tirarla leggermente, ma senza strappo, per evitare la rottura. Questa operazione va fatta proteggendo le mani con guanti o un fazzoletto per evitare la possibilità di infezione attraverso le piccole lesioni della pelle o auto-inoculazione per via congiuntivale o orale. In questa fase non si deve applicare sulla zecca fonti di calore o sostanze come: l’acetone, l’ammoniaca o il cloruro di etile, l’olio o la vaselina. Queste procedure sono sconsigliate, perché inducono nella zecca un riflesso di rigurgito, con forte aumento del rischio di trasmissione di agenti patogeni.
Dopo aver rimosso l’ospite indesiderato è necessario controllare la zona interessata per 15-30 giorni per verificare che non si sia formato una infiammazione a forma di anello (eritema migrante). Solo in caso di presenza di questa infiammazione, e con l’avallo del medico, si potrà procedere con una terapia adeguata con antibiotici. ( Adnkronos Salute)

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