Pozzallo, ascoltando i superstiti giunti insieme ai 45 cadaveri, eseguito il fermo di altri 2 membri dell’equipaggio.

sbarco

La Polizia Giudiziaria ha eseguito il fermo di altri due scafisti senegalesi, in quanto si associavano con altri soggetti presenti in Libia al fine trarne ingiusto ed ingente profitto compiendo atti diretti a procurare l’ingresso clandestino nel territorio dello Stato di cittadini extracomunitari di varie nazionalità. Il delitto è aggravato dal fatto di aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale in Italia di più di 5 persone; perché è stato commesso da più di 3 persone in concorso tra loro; per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale delle persone esponendole a pericolo per la loro vita e incolumità ed inoltre per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale le persone sono state sottoposte a trattamento inumano e degradante. A loro è stato contestato anche il reato di morte come conseguenza di altro delitto.
I fermati, unitamente due scafisti già tratti in arresto in data 2 luglio, andranno davanti al G.I.P. di Ragusa domani mattina per la convalida del fermo così come disposto dalla Procura della Repubblica.
Tutti e 4 i fermati si sono responsabili di aver procurato l’ingresso in Italia di 611 clandestini eludendo i controlli di frontiera in quanto in modo preordinato chiedevano i soccorsi mettendo in serio pericolo di vita tutti i passeggeri, tanto che in 45 sono giunti cadaveri. I migranti superstiti sono originari della Siria, Ciad, Mali, Gambia, Senegal, Nigeria, e Pakistan.

I FATTI

Alle ore 13.17 del 29 giugno 2014 il Comando Generale delle Capitanerie di Porto riceveva una segnalazione di una imbarcazione che si trovava alla deriva nelle acque internazionali antistanti le coste libiche con i motori in avaria e con più di 650 migranti a bordo.
Convergevano verso l’imbarcazione segnalata, le Navi “Grecale” e “Chimera” che raggiunto l’obiettivo e visto l’imminente pericolo di vita a cui erano esposte le persone che si trovavano a bordo dell’imbarcazione alla deriva, iniziavano il trasbordo dei migranti.
Alle ore 20.50 del 29.6.2014, la nave Chimera recuperava un totale di 353 persone, provenienti da paesi del centro Africa e dalla Siria, di cui 273 uomini, 27 donne e 53 minori, mentre altri 239, di cui 204 uomini, 12 donne e 23 bambini salivano sulla nave Grecale.
Messi in salvo tutti i migranti, il personale delle due unità navali ispezionava l’imbarcazione clandestina ed accertava che all’interno della stiva (locale solitamente utilizzato dai pescatori per la conservazione del pesce) vi erano numerosi cadaveri il cui numero sul momento non poteva essere accertato con precisione ma che apparentemente superava le trenta unità. I cadaveri si trovavano tutti sul fondo della stiva della imbarcazione, locale attiguo alla sala macchine e da dove si poteva accedere solamente da una piccola botola; a causa di ciò i corpi non potevano essere recuperati se non prima di giungere in porto, operazione che veniva conclusa alle ore 05.30 del 2 luglio a Pozzallo.
Ultimate le operazione di messa in sicurezza di tutti i migranti, le due navi facevano rotta verso Pozzallo. La nave Chimera giungeva al porto di Pozzallo alle ore 17.00 del giorno 30.06.2014 e la nave Grecale giungeva a Pozzallo alle ore 15.00 di giorno 1.7.2014, in quanto aveva dovuto navigare a velocità ridotta poichè il peschereccio in avaria nella cui stiva vi erano ancora i cadaveri dei migranti.

ORDINE PUBBLICO ED ASSISTENZA

Le operazioni di sbarco avvenute in data 30 giugno per la nave Chimera e il 1° luglio per la nave Grecale, al porto di Pozzallo venivano coordinate dal Funzionario della Polizia di Stato della Questura di Ragusa responsabile dell’Ordine Pubblico. A tali operazioni partecipavano 40 Agenti della Polizia di Stato ed altri operatori delle Forze dell’Ordine, la Protezione Civile, la Croce Rossa Italiana ed i medici dell’A.S.P. per le prime cure.
Completate le fasi di assistenza e identificazione da parte dell’Ufficio Immigrazione della Questura, tutti i migranti a bordo del peschereccio venivano ospitati al C.P.S.A. di Pozzallo (RG) e sono in corso le delicate fasi di identificazione mediante il fotosegnalamento da parte della Polizia Scientifica.
Contestualmente all’arrivo dei migranti a bordo delle due navi, l’Ufficio Ordine Pubblico della Questura di Ragusa traferiva 350 uomini e donne già presenti al centro, a bordo di due charter da Comiso per Milano. Oggi partiranno altri migranti in direzione di centri del nord Italia.

LA POLIZIA SCIENTFICA CONTINUA LE ISPEZIONI CADAVERICHE E LE IDENTIFICAZIONI DEI 45 CADAVERI PER POI PROCEDERE AL RICONOSCIMENTO

Ultimate le operazioni di estrazione dei cadaveri gli uomini della Polizia Scientifica e della Squadra Mobile stanno dando ausilio ai 3 medici legali nominati dalla Procura della Repubblica di Ragusa diretta dal Dott. Carmelo Petralia.
Queste delicatissime e complicate fasi di identificazione mediante rilevamento delle impronte digitali e fotosegnalmento sono indispensabili per il proseguo dell’attività di P.G. ed il successivo riconoscimento da parte dei familiari delle vittime o dei loro amici presenti al C.P.S.A. di Pozzallo già individuati dagli operatori di Polizia con la collaborazione delle organizzazioni umanitarie.
Addosso ad alcuni cadaveri sono stati rinvenuti i documenti d’identità.
Le salme si trovano tuttora presso il centro polivalente della Protezione Civile ubicato a Pozzallo a poche centinaia di metri dal C.P.S.A.,

LE INDAGINI

Gli uomini della Squadra Mobile della Questura di Ragusa e del Servizio Centrale Operativo (Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato), collaborati da un’aliquota della Sez. Oper. Nav. della Guardia di Finanza di Pozzallo ed un’aliquota della Compagnia Carabinieri di Modica dopo aver tratto in arresto in data 02.07.2014 i primi due membri dell’equipaggio inseriti nel gruppo dei migranti giunti a bordo i nave “Chimera” hanno continuato le indagini per appurare l’identità di altri componenti del sodalizio criminale.
L’attività di Polizia Giudiziaria non è mai stata interrotta in considerazione proprio delle dichiarazioni rese dai primi testimoni sbarcati a Pozzallo, i quali asserivano della presenza di un equipaggio composto da più di due persone.
Gli investigatori dopo aver ultimato le indagini sui primi fermi hanno visionato i video girati da alcuni migranti siriani (sbarcati con il secondo gruppo di superstiti) che li hanno subito messi a disposizione della Polizia Giudiziaria.
Dall’esame del materiale informatico è stato possibile appurare la sistemazione a bordo degli oltre 600 migranti e soprattutto di coloro che erano in grado di testimoniare perché accanto alla pilotina di comando dove l’equipaggio si trovava.
Questo elemento d’indagine negli ultimi mesi è stato risolutivo per l’identificazione degli scafisti diretta o indiretta, mediante le testimonianze (come in questo caso). Spesso i migranti escussi asseriscono di essere in posizione non favorevole per riconoscere gli scafisti perché distanti dal timone. Per la paura che vivono, dovuta alle minacce degli scafisti e degli organizzatori libici, non hanno mai volontà di riferire cosa accade realmente nelle imbarcazioni utilizzate dai migranti per la traversata, ma messi davanti l’evidenza dei fatti non possono negare di conoscere l’identità dello scafista.
Dopo diverse ore di convincimento, tra una bottiglia di acqua, una pacca sulla spalla ed un sorriso degli Ufficiali ed Agenti di Polizia Giudiziaria si è riusciti a carpire la fiducia di alcuni testimoni.
In questo caso sono emersi elementi di responsabilità a carico di tutto l’equipaggio schiaccianti; i testimoni hanno descritto in modo accurato e preciso il ruolo di ognuno di loro, con compiti e mansioni a bordo.
In questa occasione le indagini sono state particolarmente complesse proprio perché condotte in momenti diversi, considerato l’arrivo in due tempi delle navi con i migranti superstiti e purtroppo i cadaveri.
Dalle testimonianze è stato possibile apprendere che gli scafisti, anche se avvisati dai migranti della morte di alcuni passeggeri e del fatto che stavano morendo di fame, di sete e non riuscivano a respirare, non hanno fatto nulla per aiutarli, anzi si sono chiusi nella pilotina di comando mangiando e bevendo. Questi particolari sono adesso al vaglio della Procura della Repubblica e domani il G.I.P. procederà alla convalida dei 4 fermi e subito dopo verrà fissato l’incidente probatorio per l’acquisizione della prova testimoniale.

LE TESTIMONIANZE

• “al momento della partenza ci hanno fatto sistemare nel barcone come dicevano i libici, chi provava a dire qualcosa di diverso perché non voleva mettersi dove dicevano loro veniva minacciato con pistole e picchiato. Nella stiva andavano solo i neri che sono sempre trattati malissimo in quanto i libici sono razzisti con quelli che hanno la pelle scura, mentre i bianchi veniva fatti stare sul ponte;
durante la traversata si avvicinava al nostro barcone un peschereccio battente bandiera tunisina sul quale vi si trovava un equipaggio di tunisini. L’equipaggio del natante tunisino riusciva ad affiancarsi a distanza ravvicinata all’imbarcazione clandestina ed apprendeva da alcuni passeggeri della morte di alcuni migranti e vedeva che eravamo troppi per tale motivo intimava al timoniere dell’imbarcazione medesima di fermare la navigazione. Purtuttavia tale timoniere non accoglieva l’invito rivoltogli dai tunisini e continuava nella navigazione in quanto a suo dire avrebbero perso i soldi se non fossimo stati soccorsi per arrivare in Italia. Durante tale fase uno dei passeggeri, di nazionalità marocchina, si tuffava in mare e riusciva a guadagnare l’imbarcazione tunisina salendo a bordo e portandosi in salvo;
visto violenze di ogni tipo durante la permanenza nel capannone da parte dei libici nei riguardi solo dei soggetti di pelle nera ma per quanto riguarda l’equipaggio non ho visto usare violenze fisiche durante il viaggio. Specifico che i membri dell’equipaggio durante il viaggio non hanno dato ne cibo ne acqua a tutti noi passeggeri, loro diversamente all’interno della cabina avevano la disponibilità di acqua e cibo. Inoltre prima di partire ci avevano detto che ci sarebbero stati due bagni e la cucina per mangiare, mentre quando siamo arrivati sul peschereccio abbiamo visto che non c’era nulla di quanto promesso. Quando siamo stati portati dalla spiaggia con un piccolo gommone fino al peschereccio non potevamo tornare più indietro anche se io avevo paura perché avevo percepito il pericolo. Non potevo dire nulla avevo paura perché i libici erano tutti armati e potevano ammazzarmi;
sentivo i passeggeri che si trovavano nella stiva chiedere aiuto perché avevamo fame, sete e non respiravano. I passeggeri che avevano un po’ di acqua l’hanno data ai ragazzi che erano giù, mentre l’equipaggio non faceva nulla. Era il comandante che prendeva le decisioni di non aiutare nessuno e proseguire il viaggio, mentre gli altri membri dell’equipaggio lo assecondavano.
Alla partenza avendo capito il rischio che correvo ho chiesto ai libici chi doveva condurci e se era in grado visto che eravamo in centinaia. Mi hanno risposto che non ci sarebbero stati problemi perché gli scafisti avevano preso 15.000 dollari ed erano bravi.
secondo me la causa è perché erano troppe le persone nella stiva, senza cibo, acqua e con un caldo infernale. Per di più non respiravano bene e c’era una puzza di gas di scarico molto forte. ho visto che veniva portato su un cadavere spinto da quelli che stavano sotto in stiva con lui. In un primo momento lo hanno lasciato sopra coperta ma dopo qualche ora lo hanno messo giù, sempre loro centro africani. Io intorno alle ore 12.00 mi sono affacciato giù per vedere cosa stesse accadendo ed ho visto tanta gente morta e non solo quello che avevano fatto salire prima.

• Sono siriano e mi sono portato in Libia nel 2012 unitamente alla mia famiglia e mi sono stabilito nella città di **** qui ho risieduto per alcuni mesi, ed dopo mi sono portato nella cittadina di ***. In questa ultima città, con l’aiuto di un amico siriano mi sono prodigato a cercare un interlocutore o organizzatore che mi potesse aiutare per emigrare clandestinamente in Italia, difatti il mio amico siriano mi aveva fornito un numero telefonico di un cittadino libico che mi poteva aiutare alla mia emigrazione. Contattato tale personaggio libico prendevo appuntamento con lo stesso ed insieme concordavamo sia le modalità del viaggio sia la somma necessaria per tale viaggio, visto che io dovevo emigrare unitamente alla mia famiglia. Il tutto veniva stabilito per la somma di circa 2.000$ usa a persona. Giovedì scorso 19.06.2014, venivo ricontattato dal personaggio che mi diceva che da lì a poco sarebbe arrivato un taxi che mi avrebbe prelevato unitamente alla mia famiglia ed mi avrebbe condotto nella città di *****. Difatti da li a poco arrivava questo taxi ed unitamente alla mia famiglia venivamo accompagnati in una abitazione dove all’interno della stessa già risiedevano altre persone. In questa abitazione soggiornavo per circa due ore, perché in questo frattempo il mio figlio più piccolo si faceva male alla mano con un oggetto tagliente e sono stato costretto a portarlo in ospedale dove veniva ricoverato per circa tre giorni, durante il ricovero informavo l’organizzatore del viaggio dicendo che avrei rinunciato al viaggio date le condizioni di mio figlio. Tornavo nella città ****, ma visto poi che altri medici mi hanno detto che il bimbo ha bisogno di un’operazione delicata alla mano, cosa che non potevano effettuare lì in Libia, decidevo di richiamare il soggetto libico riferendogli della mia nuova decisione di partire allo scopo di fare curare mio figlio in Europa. Lo stesso personaggio mi comunicava che proprio nella stessa giornata della mia chiamata era stato organizzato un viaggio, pertanto se io mi fossi portato unitamente alla mia famiglia avrei partecipato al viaggio. Mi sono prodigato a portarmi a ******** e contattato il personaggio, lo stesso mi veniva a prelevare ed mi portava direttamente su una spiaggia, dove trovavo tante altre persone ad aspettare dicendomi che da li a poco saremmo partiti, ma cosa non vera, difatti accampando scuse varie io ero costretto unitamente alla mia famiglia a bivaccare in spiaggia, anche perché tutti eravamo controllati a vista da libici armati. Verso le nove di sera, del 28.06.2014 ho visto che sull’arenile arrivavano dei gommoni di varie dimensioni, a questo punto i libici ci radunavano ed a gruppi ci facevano salire sui gommoni che dopo una breve navigazione verso acque più profonde c’era ad attendere un barca di legno dove venivamo trasbordati. Appena salito in questa imbarcazione venivo sistemato unitamente alla mia famiglia nella parte posteriore del natante. La navigazione è durata circa 14/15 ore e durante tale traversata, vista anche la mia posizione ho avuto modo di notare che erano persone sistemate nella stiva che stavano male o che addirittura erano morte. Durante la traversata ci affiancava un peschereccio Tunisino il quale ci chiedeva se avessimo bisogno d’aiuto ma nonostante le condizioni terribili l’equipaggio cambiava rotta e si dirigeva verso l’Italia ed ho sentito che non volevano perdere i soldi. Io ero più tranquillo degli altri perché avevamo comprato il giubbotto salvagente a differenza dei miei compagni di viaggio di colore che non hanno soldi per farlo”.

LA CATTURA

Le indagini condotte dagli investigatori durate quasi 50 ore continuative, hanno permesso anche questa volta di sottoporre a fermo di indiziato di delitto i responsabili del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e della morte come conseguenza di altro delitto.
Ogni migrante ha pagato in media 1.500 dollari per un totale di quasi un milione di dollari che sono andati quasi tutti agli organizzatori e (così come riferito dai migranti) 15.000 dollari agli scafisti.
Al termine dell’Attività di Polizia Giudiziaria coordinata dalla Procura della Repubblica di Ragusa gli investigatori hanno catturato gli altri due scafisti all’interno del C.P.S.A. mentre tentavano di nascondersi tra gli altri migranti sbarcati in queste ore.
Dopo le formalità di rito e l’identificazione da parte della Polizia Scientifica gli arrestati sono stati condotti presso il carcere di Ragusa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria Iblea impegnata in prima linea sul fronte immigrazione, considerato che dopo il fermo iniziano tutte le fasi processuali.

LA GESTIONE DELL’ORDINE PUBBLICO

La Polizia di Stato responsabile dell’Ordine Pubblico sta gestendo la “macchina” organizzativa con grande dedizione permettendo un fluido arrivo e contestuale partenza verso altre mete dei migranti a bordo dei charter messi a disposizione del Ministero dell’Interno così come accadrà anche nella data di oggi.
Gli uomini e le donne della Polizia di Stato stanno dando grande esempio di professionalità e spirito di abnegazione in considerazione della gestione degli arrivi, l’identificazione, le indagini di Polizia Giudiziaria ed i trasferimenti, così come tutto il lavoro che inizia nelle fasi successive allo sbarco.
L’Ufficio Ordine Pubblico per disposizioni del Questore di Ragusa Giuseppe Gammino sta organizzando partenze per altri centri anche in considerazione del fatto che potrebbero giungere sulle coste della Provincia di Ragusa altre centinaia di persone.

BILANCIO ATTIVITA’ POLIZIA GIUDIZIARIA

Sino ad oggi, solo nel 2014 sono stati arrestati 61 scafisti dalla Polizia Giudiziaria a Pozzallo e sono in corso numerose attività di collaborazione tra le Squadre Mobili siciliane (coordinate dal Servizio Centrale Operativo) al fine di permettere scambi informativi utili per gestire indagini sul traffico di migranti dalle coste libiche a quelle Italiane.

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