I soci e i lavoratori della cooperativa “Il Dono” di Modica hanno scritto al sindaco, Ignazio Abbate, per manifestare la grande preoccupazione in merito ai possibili esiti conseguenti alla nostra rinuncia alla gestione del progetto SPRAR(sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) “Babel” la cui titolarità appartiene al Comune. “Una rinuncia – dicono – per noi dolorosa e non dipendente certo dalla nostra volontà. Apprendiamo che il Comune di Modica ha già provveduto a predisporre un Bando che, a nostro avviso, rischia seriamente di compromettere il futuro dei lavoratori della scrivente cooperativa e il proseguo del progetto stesso.
Come da accordi intercorsi alla presenza del Prefetto e di altri organi istituzionali, si era sottolineata una doppia esigenza: garantire al territorio il proseguo di un servizio importante per le sue ricadute sociali ed economiche; ma anche la salvaguardia dei posti di lavoro in
atto. Tale salvaguardia, ad onor del vero, è posta in essere da una clausola contenuta nel bando da voi presentato. Ma non basta”.
A preoccupare gli interessati è l’assoluta assenza, in sede di bando, dei requisiti minimi richiesti a chi dovrà o potrà essere gestore del progetto. Nel bando non c’è traccia alcuna dei criteri imposti dalle linee guida dello SPRAR. Criteri improntati alla trasparenza, all’efficienza e, soprattutto, alla professionalità: elementi che non traspaiono dal bando predisposto. “Ciò temiamo possa aprire le porte ad avventurieri dell’ultima ora, affaristi del sociale e, nella migliore delle ipotesi, a soggetti privi
dei minimi requisiti di esperienza per gestire un progetto talmente delicato. Dopo anni di sacrifici e dopo lo sforzo da noi prodotto nel portare questo progetto al territorio modicano, non è quello che possiamo augurare ai nostri dipendenti che, pur tra mille difficoltà, hanno sempre garantito la massima efficienza del progetto. Non è quello che auguriamo ai beneficiari stessi del progetto “Babel” che hanno il diritto ad una gestione altamente ricca di esperienza specifica. Crediamo nella trasparenza e nella necessità di coinvolgere il maggior numero di enti. Ma, il rischio che correte è quello di aprire le porte della gestione
del progetto a chiunque. Di aprirlo su basi che sembrano inficiare il piano finanziario del progetto stesso approvato dal Ministero proprio in ragione di tale piano. Elemento, quest’ultimo, che aprirà senza ombra di dubbio a ricorsi verso il Comune da Lei rappresentato. I piani finanziari di una progettazione SPRAR, infatti, non possono essere toccati né al rialzo, tanto meno al ribasso. Sempre dalle linee guida dello SPRAR appare esplicitamente non idonea la costituzione di ATI o ATS per la partecipazione a qualsivoglia bando di affidamento di un progetto SPRAR, a meno che tali ATI o ATS possano garantire anni di
pluriennale esperienza consecutiva nella tutela di richiedenti/titolari di protezione internazionale a pena di esclusione”.