Avviso di garanzia per il 416 bis, articolo del codice penale sull’associazione di tipo mafioso, per il sindaco di Scicli Franco Susino, che comparirà nelle prossime ore dinanzi alla direzione distrettuale antimafia della procura di Catania per essere sottoposto ad interrogatorio. Il 416 bis è contestato a chiunque è accusato di far parte di un’associazione di tipo mafioso formata da tre o più persone, ed è punibile con la reclusione da tre a sei anni. Coloro che invece promuovono, dirigono o organizzano l’associazione sono puniti con la reclusione da quattro a nove anni.
Per il primo cittadino di Scicli non è stata ritenuta necessaria nessuna misura cautelare della restrizione della libertà personale (compresi gli arresti domiciliari) perché evidentemente gli inquirenti non ritengono sussistano al momento le principali motivazioni a sostegno di un tale provvedimento: reiterazione del reato, inquinamento di prove o pericolo di fuga. Susino tuttavia, come accennato, alla presenza del suo avvocato di fiducia si deve presentare negli uffici della Dda etnea per sostenere l’interrogatorio nell’ambito dell’inchiesta su presunte connivenze tra soggetti mafiosi ed autorità politiche ed istituzionali a Scicli, coordinata dal sostituto procuratore Valentina Sincero. Una denuncia su questa presunta situazione poco chiara a Scicli era stata di recente presentata del senatore del M5S Mario Giarrusso, in qualità di componente della commissione nazionale antimafia. Proprio all’organismo di cui fa parte, Giarrusso ha sottoposto il cosiddetto “caso Scicli”, prospettando anche alla prefettura le condizioni per lo scioglimento della giunta, “Alla luce – ha detto il senatore – dell’imbarazzante silenzio del sindaco Franco Susino su certe situazioni perlomeno equivoche che lo avrebbero coinvolto nel recente passato”. Il riferimento di Giarrusso era a presunti incontri tra esponenti politici ed istituzionali con soggetti equivoci, tra cui il 45enne sciclitano Franco Mormina, di recente arrestato dai carabinieri assieme al figlio Ignazio, al fratello Gianni e ad altre due persone, Ugo Lutri e Giacomo Fidone, al termine dell’operazione “Eco”. Stando alle indagini dei militari il quintetto, e Mormina in particolare, sarebbe stato affiliato ad una cosca catanese, come comprovato dalle pesanti accuse di associazione mafiosa, estorsioni, truffe, violenza privata e furto aggravato. Stando invece all’oggetto delle indagini della dda, Mormina avrebbe avuto contatti anche con il sindaco Franco Susino e con il consigliere comunale Bartolo Venticinque, figlio del precedente primo cittadino Giovanni, per quanto riguarda in primis l’affissione di manifesti elettorali.