Un gentile lettore mi ha fatto una richiesta specifica su un argomento, il feticismo, che potrebbe apparire poco interessante, ma visto in verità la presenza frequente nella popolazione, ho ritenuto opportuno assecondarne la proposta e trattare l’argomento.
E’ bene chiarire subito però, che il termine feticismo nasce e viene usato in etnologia per indicare una forma di religiosità primitiva che prevede l’adorazione di feticci, ovvero di oggetti – spesso manufatti antropomorfi o zoomorfi – ritenuti dotati di poteri magici.
Attualmente la definizione di “feticcio” viene usata in modo particolare per quegli oggetti considerati carichi di potenza sacra nell’ambito dei culti dei nativi dell’Africa occidentale.
Invece Sigmund Freud usò il termine feticismo per descrivere una forma di parafilia dove la meta del desiderio è un oggetto inanimato o una parte specifica della persona.
A questo punto, ritenendo che la richiesta del lettore si rivolgesse a questo aspetto in particolare, e cioè al feticismo sessuale, è proprio di questo tipo di parafilia che ci occuperemo.
Ho utilizzato il termine di parafilia che sta a definire i disturbi sessuali, dove gli oggetti o le situazioni che determinano l’eccitamento si discostano da quelli comunemente riscontrati nella normalità.
Ciò sta a significare che la meta sessuale si sposta dalla persona viva, nella sua interezza, ad un suo sostituto; ciò che la sostituisce può essere o una parte del corpo stesso, o una qualità, o un indumento, o qualsiasi altro oggetto inanimato. In sostanza, quindi, il feticista è colui che prova attrazione sessuale per qualcosa che fuoriesce dai canoni della sessualità tradizionale che presuppone i genitali quali oggetti libidici primari.
Un certo grado di feticismo rientra abitualmente nell’ambito della sessualità normale, specialmente quando il desiderio di intrattenere un rapporto sessuale con la persona amata non è immediatamente esaudibile (così, ad esempio, chi si trova lontano dalla persona amata può assurgere a feticcio un indumento intimo di colei/colui). La condizione diventa patologica solo quando il feticcio arriva a sostituirsi completamente al coito, o a maggior ragione, quando esso si distacca da qualsiasi determinata persona e diventa per sé solo l’oggetto sessuale.
Quali sono gli oggetti o le situazioni che ‘comunemente’ provocano l’eccitamento sessuale? e qual è il confine tra ciò che è ‘socialmente’ accettabile e ciò che non lo è?
Quello che bisogna sottolineare è che ogni persona può vivere ed esprimere la propria sessualità in forme anche inusuali, a patto che il tutto sia condivisibile anche dall’altro partner. Quindi, l’elemento che più di ogni altro delimita il sottile confine tra normalità e patologia nell’ambito sessuologico è l’ossessività per un certo oggetto, comportamento o situazione.
Se, ad esempio, il proprio eccitamento sessuale è veicolato esclusivamente dalla presenza di uno specifico oggetto (scarpa con tacco a spillo), di un determinato comportamento (fare telefonate oscene, umiliare verbalmente il proprio partner, ecc.) o di una specifica caratteristica fisica (arto amputato o disabilità fisica), allora è probabile che ci si trovi di fronte ad una deriva patologica.
E’ proprio questa l’essenza delle parafilie e cioè l’aspetto forzato, ripetitivo e stereotipato dell’atto sessuale che appare, in questo modo, prigioniero di una serie di gesti e rituali sempre uguali che costringono invariabilmente il soggetto a mettere in atto quel comportamento necessario al raggiungimento dell’eccitamento sessuale.
Sigmund Freud scriveva che “un certo grado di feticismo è di regola proprio dell’amore normale, in speciale modo in quegli stadi di innamoramento nei quali la meta sessuale normale appare irraggiungibile, oppure sembra negato il suo adempimento. Il caso patologico subentra solo quando il desiderio del feticcio si fissa al di là di questa condizione e si sostituisce alla meta normale, inoltre quando il feticcio distaccato dalla persona diventa unico oggetto sessuale”.
Verifichiamo come può avvenire il passaggio ad un feticismo patologico:all’inizio l’uomo vuole vedere la moglie con una determinata biancheria intima ( ad esempio in calze a rete nere); successivamente basteranno soltanto queste ultime per masturbarsi; poi non sentirà neppure più il bisogno di masturbarsi e l’orgasmo subentrerà al solo guardare, toccare o indossare lui stesso le calze; infine, non sarà neppure più in grado di avere un orgasmo, perché a parità di stimolo la reazione diminuisce nel tempo.
Quanto più è maniacale l’ossessione sessuale, tanto minore il soddisfacimento. Ma anche l’inverso: meno soddisfacimento procura l’ossessione, più maniacale diventa l’ossessione stessa. Si instaura,quindi,un circolo vizioso.
Ad essere colpiti da questa patologia sono indifferentemente maschi e femmine. Cambiano solo le percentuali: 70-80% per gli uomini contro il 20-30% per le donne. A livello nazionale la percentuale varia tra l’1 e il 3% della popolazione adulta, un dato che, tradotto in numeri, “confeziona” cifre da capogiro: quasi 1 milione e mezzo di persone ossessionate in Italia dal sesso.
Dopo un lungo studio sulle fantasie erotiche e sul comportamento sessuale, lo psichiatra Robert Stoller concluse che per gli uomini “feticizzare è normale”: essi risultano molto più propensi ad associare una certa carica erotica a una particolare zona prediletta del corpo della donna.
L’origine vera di queste devianze sessuali è ancora poco chiara. Alcune teorie, di natura psicoanalitica, spiegano l’insorgenza delle perversioni sessuali come il risultato della messa in atto di strategie volte a placare l’ansia conseguente a traumi dell’infanzia. Se questa teoria può spiegare l’insorgenza di alcune parafilie è anche vero che questa interpretazione è stata parzialmente rivista; l’idea che un bambino abusato invariabilmente abbia tendenze a diventare un abusatore non è suffragata da evidenze scientifiche e ciò conferma come la genesi delle parafilie sia invece multifattoriale.
Dal punto di vista sociologico si potrebbe invece ipotizzare che le perversioni siano il frutto di una sessualità divenuta ormai routinaria, priva di elementi di novità, e questo spiega il perché questa specifica perversione, ritenuta erroneamente poco diffusa, sia in realtà una pratica frequente soprattutto tra le persone di mezza età, come se il feticcio possa fungere da oggetto funzionale al risveglio dell’eccitamento sessuale. ( pagine mediche)