Qualche volta sarebbe il caso di sottolineare come sia doveroso avviare una campagna di moralizzazione anche nell’ambito del mondo del pallone. Calmierare i budget da destinare a calciatori e allenatori, vista anche la crisi economica che stiamo vivendo, significherebbe, ad esempio, fissare retribuzioni “standard” per tutti e, a risultato raggiunto, attribuire eventualmente ad ognuno un “premio” in relazione alla qualità della prestazione.
In poche parole, applicare i principi della meritocrazia. Se ricordate, Caderoli, ex Ministro della Semplificazione che già nel 2010 alla vigilia del Mondiale Sudafricano, oltre ad invitare le società di calcio a ridurre gli stipendi, fece un appello alla Figc affinché gli eventuali premi agli azzurri venissero ridimensionati. “Sarebbe un bel gesto –disse- e ne devolvessero una parte a titolo onorifico». E la recente proposta di richiedere in un momento di crisi “uno sforzo” al mondo del calcio con la cosiddetta “tassa di solidarietà”? Qual è stata la reazione dei “balloneri”? Un’alzata di scudi, minacciando uno sciopero che avrebbe comportato ripicche e rinvii della stagione agonistica. Alla fine non se n’ é fatto nulla, come successo per altre caste ( vedi farmacisti, taxisti, magistrati, ecc., ecc. ) che hanno difeso ad oltranza i loro interessi. Bene, veniamo a quello che ha coinvolto in queste ore il destino di Paolo Conte, ex allenatore della Juventus, ora designato a dirigere per un biennio la disastrata nazionale lasciataci in eredità da Prandelli. Non tanto per imporre dei parametri stipendiali rigidi, che avrebbero un sapore da “Soviet”, quando per sottolineare il valore dell’impegno dei singoli che il più delle volte pur venendo strapagati, offrono, specie in Nazionale, delle performance assai modeste, ampiamente sotto le aspettative. Quello che in realtà succede in queste ore è che la Federazione deve accettare a priori le richieste di Antonio Conte, il quale pretende un compenso non irrilevante (1,6 milioni annui + diritti d’immagine) stabilito sulla base di quanto prodotto dall’allenatore leccese alla Juventus. Ma chi ci assicura che i risultati minimi (qualificazione al Campionato Europeo) saranno raggiunti? E’ venuto il momento di rispolverare il binomio diritti-doveri, finora ampiamente disatteso.