Quando il bambino fa la pipì a letto. Cosa fare? La rubrica del dottore Federico Mavilla

Dott. Federico Mavilla

C’è un problema che sebbene sia già presente in età pediatrica, purtroppo frequentemente si trascina anche nei più grandicelli, sto parlando della pipi a letto o enuresi.
E’ questo problema ancora un tabù verso il quale si erigono barriere di disinformazione, imbarazzo e di certezza che il problema si risolverà da solo. Invece, se esso persiste dopo i 5-6 anni, è sempre meglio parlarne con il proprio pediatra. I genitori purtroppo sono reticenti e quelli che hanno questa “confidenza” con il medico sono davvero pochi. Ecco perché l’enuresi è un problema frequente e presente anche nei più grandicelli, infatti in molti ragazzi di 13 anni questo disturbo è presente.

Quindi consultare il medico è importante e fondamentale, perchè significa impedire che per il bambino, e ancor più per l’adolescente, la pipì a letto diventi un problema, e possa provocare disagio e limitazione nella vita sociale e relazionale (gite, uscite con amici, campeggi) con ripercussioni di carattere psicologico. E’ necessario valutare la storia familiare del ragazzo/bambino, il suo quadro clinico, la frequenza del disturbo notturno, le caratteristiche dell’urinare durante il giorno con un diario minzionale, e ove lo si ritenga utile eseguire alcuni esami (esame delle urine, urinocoltura, ecografia), tutto questo consentirà al medico, innanzitutto, di suggerire ai genitori e ai giovani pazienti alcuni comportamenti utili per contenere l’enuresi, e magari potersi rivolgere a un centro specialistico per disturbi nefro-urologici.
Diciamo, comunque, che sono oggi possibili diverse vie terapeutiche, con ottime possibilità di guarigione. A seconda delle caratteristiche dell’enuresi e del bambino, si va da una terapia farmacologica (desmopressina e/o ossibutinina) a tecniche comportamentali, quali esercizi di educazione e distensione vescicale fino a sistemi di allarme dotati di una suoneria che sveglia il bambino appena inizia l’emissione incontrollata di urina. Occorre tuttavia avere molta pazienza perché il percorso terapeutico può essere lungo (a volte diversi mesi) e/o difficoltoso.
In ogni caso è importante che i genitori non sgridano mai i bambini che bagnano il letto, ma rassicurarli che il problema (che è un atto involontario), se seguito correttamente, passerà con il tempo. A scopo preventivo, si possono anche dare indicazioni per modificare alcune abitudini. Per esempio è bene evitare o limitare il consumo di cibi liquidi a cena, quali minestre e zuppe, alimenti ricchi di acqua (cocomero e uva in estate), ricchi di sale e/o di calcio (non è indicata una cena a base di latte). L’assunzione di liquidi, almeno 1000-1500 millilitri durante il giorno, va riservata dalle 8 alle 18 in modo che la vescica possa distendersi bene e aumentare la capacità di contenere l’urina prodotta durante la notte, evitando di assumerli dopo le 19 a parte quelli previsti per cena e cercare di fare urinare il bambino ogni 3 ore. È utile anche risolvere una eventuale stitichezza perché una pancia piena di feci non fa che stimolare le contrazioni non volute della vescica. Anche le sveglie notturne per fare pipì non sembrano apportare efficaci miglioramenti: meglio dunque, anche per chi bagna il letto, sonni tranquilli.

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su email
Email
Condividi su print
Stampa