Liberi Consorzi tra Comuni…per Rando un fallimento

A proposito della legge sui Liberi Consorzi, com’è possibile aggregare un territorio quando le ex province hanno fatto di tutto per disgregare? Se lo chiede Salvatore Rando del Comitato Via Loreto di Modica per via del fatto che la legge sui Liberi Consorzi “è miseramente fallita” e non fa chiarezza su competenze e risorse. “L’obiettivo vero – dice – è di volere continuare la gestione amministrativa fallimentare delle ex province. La spoliazione continua, si chiudono servizi e indotto nei centri periferici e si intasano i servizi negli ex capoluoghi. I cittadini che dovevano essere i veri protagonisti sono stati privati dalla libertà di esprimersi, per i tempi ristretti”.

Il 28 settembre scade la legge per deliberare i nuovi Liberi Consorzi e Crocetta che aveva in mente la rivoluzione su questo e non solo argomento, rimarrà al palo vittima di una politica che non si arrende ai cambiamenti e priva i cittadini di decidere attraverso il referendum il proprio destino amministrativo. “E’ il risultato di quest’ ARS concentrata a gestire poteri, privilegi e litigi, mentre la Sicilia affonda, invece di dedicarsi al riordino del territorio. Inglobare o forse meglio annettere altri territori del siracusano e del catanese, i Sindaci di riferimento non ne vogliono sapere, perchè hanno conosciuto sulla propria pelle che oltre ai capoluoghi non esiste niente, quindi rimarranno loro malgrado come la politica ha già deciso, prima si chiamavano province regionali adesso si chiameranno Liberi Consorzi. Nel versante Sud-Est qualcosa cambierà, i Sindaci hanno forse più coraggio e hanno già manifestato l’inadeguatezza della legge e forse non parteciperanno ai banchetti gestionali, lasceranno ai soli Sindaci degli ex capoluoghi la gestione. Un’alternativa al fallimento dei Liberi Consorzi, che si rafforza sempre più è il progetto di federarsi tra i Comuni con un programma di sviluppo condiviso per il rilancio delle comunità che hanno stesse caratteristiche territoriali, beni monumentali, enogastronomiche, culturali, turistiche e quant’altro. Sarà questo il risultato finale di una legge incomprensibile, che fà però felici quei Sindaci che in tutta fretta si sono pronunciati a scatola chiusa per non cambiare. La politica (utopia) in questi pochi giorni alla scadenza potrebbe decidere di prorogare, come ha chiesto l’ANCI, l’attuale legge incompleta e migliorarla con degli emendamenti, compiti e funzioni in modo tale che i territori sappiano prima il significato di aderire alla nuova opportunità. O forse l’altra alternativa sarebbe quella più giusta attribuire ai Comuni le competenze e le risorse che avevano le province regionali e di depennare definitivamente un Ente intermedio che non serve a niente.
La politica in Sicilia è in grado di gestire questa emergenza? No, infatti il Presidente Crocetta si piazza agli ultimi posti per il gradimento dei cittadini nei confronti dei Governatori delle Regioni italiane. Tra l’altro non rappresenta i siciliani, la maggioranza dei votanti non è andata a votare, quindi basta prese in giro con le parole: opportunità, spaccare il territorio, isola nell’isola, piccolo consorzio, competere con le arre Metropolitane hanno già assegnate il 60% delle risorse, il restante 40% per tutti gli altri. Intanto con questa legge sono state salvate comunque le ex province, fare un megalattico Consorzio è falso, la verità è che resteremo ai margini dello sviluppo economico nel Sud Est tant’è che per il Sud Est non è stato previsto un obolo per le nostre ferrovie vecchie e decrepite e nessuno ha detto qualcosa. D’altra parte il depauperamento del territorio è avvenuto con il vergognoso silenzio da parte di chi riveste incarichi politici e rappresenta la comunità, non spende una parola e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: Una reclam afferma: che cosa vuoi di più della vita? La risposta ai cittadini”.

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