Contro Bersani, quando lo ha sfidato alle primarie perdendo con lealtà, eppure sconfiggendolo sul piano della simpatia, dell’energia, dell’entusiasmo, della generosità, contribuendo a far resuscitare, non tanto nei fatti quanto nelle aspettative, un partito agonizzante, privo di idee e fantasia e privato della sua ideologia dalla storia. Contro Letta, quando continuava ad assicurarlo che non gli avrebbe fatto mancare il proprio appoggio a condizione che si schiodasse dall’immobilismo che teneva il Paese impantanato e si decidesse ad avviare un processo di riforme.
Li ha “rottamati” entrambi, e senza troppo garbo Letta, immagino anche per ragioni caratteriali. Matteo Renziè insofferente al tentennamento, al metodo del passo avanti e due indietro di Letta e dei piccoli passi di Bersani, la sua indole lo spinge a tirare avanti una volta individuato l’obiettivo. Più che l’età, che Letta aveva ripetutamente menzionatoall’esordio del suo mandatocome qualità in comune con il giovane segretario del partito democratico e come valore aggiunto del nuovo governo, il dinamismo e la spiccata capacità comunicativa sono le qualità che gli elettori del centro sinistra e non solo gli riconoscono e apprezzano. Quella sua capacità di essere diretto e alla mano, di usare la lingua con scioltezza e senza inciampi e di usare l’ironia, annulla la distanza con l’ascoltatore. Nulla a che vedere con le metafore e il tono da buon padre di famiglia di Bersani o con il linguaggio educato e da manuale del politico di professione, noioso e soporifero, di Letta, giovane anagraficamente ma vecchio. Le ragioni del successo di Renzi non hanno niente a che fare con un programma politico organico. Ma anche questa non è una novità nella politica italiana, fatta di promesse quasi mai mantenute. Prima della crisi non ci si faceva caso, ora la faccenda è diversa perché tutti si aspettano dalla politica risposte ai vari problemi, anche a quelli cui la politica non può dare risposte perché le soluzioni dipendono da altro. Renzi ha individuato i vizi dei politici e le “magagne” del sistema Italia e ha iniziato a “prendere a sberle” i suoi compagni di partito più refrattari al cambiamento e legati ad una visione del Paese antiquata. Ha preso di mira i privilegi delle “caste” , l’ autoreferenzialità dei sindacati e le loro preoccupazioni per i “soliti protetti” con l’esclusione di giovani e disoccupati, ha avuto il coraggio di parlare senza pudori dell’articolo 18 suscitando il mal di pancia di molti, lo sdegno dell’ex alleato Vendolache vede in lui l’ interprete delle politiche di destra, le reazioni della Camusso che lo accusa di thatcherismo. C’è un gran subbuglio, molti si sentono minacciati e vorrebbero fermarlo. Peccato che non sappiano con chi sostituirlo, e, obiettivamente, non vedo in giro nessuno in grado di farlo. Mancano facce e nomi all’orizzonte e la sinistra non ha nessuna voglia di rischiare, soprattutto di fronte all’Europa.E Renzi cosa pensa? Si vocifera che voglia andare alle elezioni la prossima primavera, forse per dare al suo governo la legittimità del voto popolare. Intanto si è incontrato con Berlusconi che, per ora, non intende proprio scaricarlo. L’ex cavaliere ed ex premier lo guarda da sempre con simpatia , come, da sempre, deve augurarsi che un tipo così spunti fuori nel suo acciaccato centro destra. Ma si augura anche che le riforme annunciate si realizzino. Ce lo auguriamo tutti per il bene dell’Italia.