RIFORMA DEL LAVORO, ARTICOLO 18 : GOVERNO, PARTITI POLITICI, SINDACATI, INCREDIBILMENTE RIDICOLI. L’introspezione di Ballaro’

ballarò

Seguire attraverso la stampa e la televisione i lavori parlamentari relativi alle ipotesi di riforma della legge sul lavoro; ascoltare attraverso le interviste, le dichiarazioni sul tema di uomini di governo, politici e sindacalisti, non può non produrre negli italiani il rafforzamento dell’idea che il nostro paese sia rappresentato da attori di pessimo livello il cui interesse è dimostrare al popolo(fingendo) che si accapigliano l’un l’altro per meglio tutelare gli interessi dei cittadini.

Poiché oltre ad aver dimostrato la loro incapacità a rappresentarci, è evidente la mancanza di talento artistico perché i cittadini possano mostrare il proprio favore alle loro pagliacciate, ne consegue solo un diffuso malessere per la consapevolezza che cresce in ciascuno di noi che l’Italia sia davvero una nave senza nocchiero in gran tempesta.
L’articolo 18 dello statuto dei lavoratori che per oltre un trentennio ha tutelato la libertà e la dignità dei lavoratori, disciplinando in particolare i casi di licenziamenti illegittimi, da quando in Italia imperversa la crisi economica, di fatto, questo tanto discusso articolo 18 è andato a farsi benedire poiché molti imprenditori, spesso strumentalmente, hanno deliberatamente disatteso il rispetto di questa norma che un tempo garantì la dignità dei lavoratori.
Oggi, quando il lavoratore si trova di fronte al bivio della perdita del posto di lavoro o alla possibilità di mantenerlo, seppure a condizioni peggiorative rispetto al passato, subisce il ricatto di accettare condizioni che lo penalizzano perché nell’attuale momento storico lo reputa il male minore rispetto a non continuare ad avere un lavoro ed un reddito.
Quei sindacalisti che oggi sono irremovibili sulla cancellazione dell’articolo 18,argomentandone la difesa con la tutela della dignità dei lavoratori,sanno che tale dignità il lavoratore è stato già costretto a perderla subendo il ricatto accennato ? Lo sanno che oggi il mondo del lavoro è quello appena descritto?
Se non lo sanno è perché non hanno svolto al meglio il proprio ruolo; perché stanno meglio nei loro uffici piuttosto che presso le aziende per verificare lo stato reale in cui vivono i lavoratori;si sono abituati a fare i generali con una visione avulsa dalla realtà e comunque sia, la loro intransigenza è conseguente all’ignoranza della condizione vissuta nell’ultimo decennio dai lavoratori.
Se così non fosse, dovrebbero prendere atto che stanno ponendo una questione di lana caprina poiché se questo tanto discusso articolo venisse osservato da tutti, il loro comportamento sarebbe ineccepibile ed encomiabile ma difendere ad oltranza un qualcosa che nei fatti è già disatteso da molti, dà solo contezza dell’inadeguatezza di chi ci dovrebbe tutelare nei nostri diritti in campo lavorativo con l’aggravante che la loro latitanza dal mondo del lavoro reale costituisce una perdita di competitività sul mercato per quegli imprenditori che continuano ad osservare le regole rispetto a quelli che con l’alibi della crisi le disattendono.

Non vi è alcun dubbio che il mondo del lavoro necessiti di un’urgente riforma che preveda una minore imposizione fiscale, una presenza burocratica meno opprimente e costosa e più celere, il coraggio politico d’incentivare gli investimenti pubblici e privati, delle regole che possano ritenersi eque sia per l’imprenditore che per il dipendente.
Questo darebbe lavoro e non le chiacchiere sul mantenimento o meno dell’articolo 18 !
Litigate per pianificare un progetto che vada in questa direzione e smettetela di fare teatro, anche perché siete dei pessimi attori.
Rinunciate all’antica abitudine di contestare e boicottare tutto ciò che è progettato da altri;abbiate l’intelligenza e l’equilibrio di capire che per chi vuole davvero rappresentare gli altri, la paternità delle idee è un fatto che appartiene agli egocentrici, ciò che conta davvero è il risultato che si riesce a far ottenere a coloro che si dice di rappresentare.
Nell’attuale situazione ciò che conta per il lavoratore è poter continuare ad essere occupato; per il disoccupato di trovare un lavoro.E’ il lavoro che dà dignità al cittadino e non le regole spesso inosservate. Chi ha voglia di lavorare con coscienza non teme la cancellazione dell’articolo 18, teme piuttosto la depressione e lo sfascio delle famiglie conseguente alla mancanza d’un reddito ancorchè minimo.
Tutto il resto fa rodere il fegato e fa crescere un legittimo senso di antipatia nei vostri confronti che continuate a fare gli attori a tutti i costi, mentre la gente continua a tribolare .

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