E’ realmente pericoloso tuffarsi in mare o in piscina dopo aver mangiato? La rubrica del dottore Federico Mavilla

Dott. Federico Mavilla

Che l’estate sia finita, ce ne siamo accorti tutti, ed ecco che buona parte di persone riprendono a frequentare palestra e piscina per cercare di mantenere una condizione fisica più che ottimale. Ormai, in verità, è abbastanza diffusa l’idea di quanto importante sia lo svolgere un’attività fisica e ancora meglio se si inizia sin dall’infanzia per consentire uno sviluppo fisico e mentale ottimale ed evitare quelle posture errate, che poi tanti problemi causano nell’età adulta. Certo, parlare di attività fisica e coinvolgere un bambino non è molto facile, ma forse se si sceglie di frequentare una piscina e quindi l’immergersi in acqua e nuotare, sono sicuro che questa attività susciterà interesse e piacere ai piccoli atleti.  Proprio a proposito di piscina, nuoto, una problematica che spesso mi viene posta da tante mamme è se, dopo aver mangiato, si può fare liberamente e serenamente il bagno in piscina o è pericoloso?
Spesso purtroppo le leggende metropolitane sono un “ipse dixit” cioè qualcosa che ti viene detto senza spiegarlo. Dove sta la verità? Si tratta di un falso mito oppure il rischio è reale?
Cerchiamo allora di spiegare le ragioni per cui non ci si dovrebbe bagnare dopo il pasto: una è il rischio di congestione e l’altra l’ affogamento per crampi.
La congestione avviene quando la temperatura esterna è troppo dissimile da quella interna. Il corpo subendo questo shock ha un corto circuito e manda dei segnali di malessere diffuso.
Il caso dei crampi è diverso: la digestione è un processo che richiede sangue, quindi il corpo pompa sangue nell’ apparato digerente, tuttavia se si è impegnati in una nuotata, anche i muscoli richiedono sangue. A questo punto il corpo seleziona le necessità e dà più importanza all’acquisto di energie piuttosto che al dispendio, sospende la fornitura di sangue ai muscoli ed ecco che insorgono i crampi. E’ bene però fare alcune precisazioni: lo shock termico si verifica solo quando lo sbalzo di temperatura è rapido, come può avvenire tuffandosi direttamente in acqua, mentre una immersione più lenta e progressiva è molto meno pericolosa. Il meccanismo descritto può verificarsi anche per l’ingestione di bevande o cibi molto freddi che provocando uno shock termico possono anch’esse causare una congestione. Non tutti i cibi hanno bisogno degli stessi tempi digestivi; la carne, gli insaccati, i dolci ma anche la pasta o il pane hanno dei tempi di digestione più lunghi rispetto alla frutta e alla verdura che tra l’altro apportano una maggior quantità di acqua utile per contrastare l’aumento della temperatura corporea. Più cibo ingeriremo più sangue verrà dirottato nel nostro apparato digerente. Bisogna quindi cercare di fare pasti leggeri e ridotti in quantità.
È evidente che poi a fare la differenza è il tipo di attività fisica da attuare. In tal senso, direi che subito dopo un pasto abbondante non è il caso per un bimbo di 10 anni di fare una gara con il fratellino di  sette, ma nuoticchiare non ha realmente controindicazioni. Allora possiamo dire che, non è tanto la distanza dal pasto, quanto il tipo di pasto, la temperatura dell’acqua rispetto a quella esterna e la rapidità d’immersione che contano. A questo scopo, probabilmente, l’indicazione più giusta è di non fare pasti troppo ricchi in grassi e proteine (che necessitano una digestione lunga e laboriosa), ma preferire carboidrati, come un piatto di pasta semplice o un bel panino con i pomodori. Secondo una indagine dell’Istituto superiore di sanità, infatti, la maggior parte dei decessi per annegamento ha luogo per imperizia, condizioni balneari sfavorevoli (come forti correnti e mare mosso), consumo di alcolici (se parliamo di giovani adulti) e mancato controllo da parte di genitori (per quanto riguarda i bambini, in particolare sotto i 5 anni), mentre il malessere è associato ad annegamento, quasi unicamente, nella classe over-50. In sintesi, per ridurre al minimo il rischio di incidenti in piscina è fondamentale: non perdere mai di vista i bambini quando sono in acqua, specialmente se non hanno ancora una buona acquaticità e sono sotto i 5 anni, far bagnare i piccoli gradualmente, in particolare modo nel caso di acqua fredda, offrire, prima del bagno, pasti leggeri prevalentemente a base di carboidrati.
Ricapitolando…non c’è bisogno di far passare 2/3 ore prima del bagno, ma assicurarsi che la temperatura dell’acqua non sia troppo fredda, situazione rarissima in piscine coperte, dove l’acqua è sempre riscaldata, e non sostenere una attività troppo impegnativa.

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