La Cgil provinciale, insieme allo Spi cgil e le Camere del Lavoro cittadine, sta promuovendo nel nostro territorio un momento di riflessone sul tema del “Welfare locale” rispetto alla fase odierna, interessata da un rilevantissimo incremento dei bisogni sociali, vecchi e nuovi, frutto della crisi che ha attraversato e attraversa ancora globalmente il mondo, con pesantissime ripercussioni sulla tenuta sociale di molti nuclei familiari, anziani, giovani e disoccupati delle nostre comunità cittadine.
E’ ormai evidente che è sempre più urgente ed indifferibile la necessità di ricercare momenti, strategie, interventi, che possano lenire le sofferenze sociali che quotidianamente si registrano in ogni dove e in misura evidente e reale nelle strutture della nostra Organizzazione, cui si rivolge un numero elevatissimo di persone (non solo anziani) che manifestano il loro disagio.
“Da almeno 6 anni – spiega Salvatore Terranova, in una lettera al sindaco di Modica – siamo dinanzi ad un passaggio della storia umana che avrebbe dovuto indurre tutti, politica, parte datoriale, sindacato, soggetti sociali, volontariato, ad uno sforzo ulteriore, per tentare di mettere su una rete di sostegno e solidarietà rispetto all’emergere prepotente di nuove povertà, l’incancrenirsi di vecchi disagi e il diffondersi di storie marginali cui sono destinate le generazioni più giovani, impossibilitate ad essere captate dall’orbita del mercato del lavoro.
Nelle città dell’ex Provincia di Ragusa è altissima la percentuale di persone, espulse in questi anni dal lavoro, che non beneficiano più di alcun sostegno al reddito, è notevole la percentuale di giovani totalmente scollegati dalla speranza di un possibile inserimento lavorativo, è peggiorata la condizione di vita degli anziani per gli interventi massicci dei tagli finanziari operati concomitantemente dalla Ragione e dallo Stato centrale, è insufficiente il sostegno dato alle famiglie aventi componenti con disabilità, è cresciuto il bisogno nuovo di fare riferimento alle istituzioni locali per cercare di arginare l’affiorare di esigenze che toccano vivamente segmenti della società prima esenti.
Così come la crisi, a livello alto (UE e statale), è stata affrontata con misure macroeconomiche impostate sull’inasprimento della leva impositiva e la crescente riduzione della spesa sociale, anche a livello locale le misure di politica economica adottate sono state anch’esse permeate dalla medesima matrice culturale, che ha comportato una massiccia contrazione della spesa socialmente utile, accompagnata da scelte di natura fiscale tendenti all’innalzamento delle tassazioni e dei tributi locali, determinando l’accrescimento delle sofferenze individuali e sociali.
Rispetto all’ampliarsi della base del malessere, non si registra, a livello degli enti territoriali, una piena presa di consapevolezza di quanto sta accadendo e dei risvolti che ciò potrà rappresentare per la coesione dei territori.
Sin qui non è emersa la esigenza di capire cosa stava verificandosi nei territori, tant’è nulla è stato fatto per leggere i territori e giungere ad una obiettiva mappatura dei bisogni quale pre-condizione per elaborare un modello di welfare adeguato al complesso contesto delle odierne povertà e del disagio.
Ci si riferisce ad un panorama che attraversa tutte le città e i nostri territori, senza distinzione.
Per ciò che riguarda la nostra città, ci pare doveroso chiedere al Primo Cittadino e all’Assessore al Ramo la loro disponibilità ad un confronto innovativo sull’insieme dl welfare locale approntato in questi anni, che deve oggi fare i conti con nuove emergenti realtà di disagio diffuso rispetto alle quali esso non riesce a dare alcuna risposta”. La CGIL chiede l’istituzione di un tavolo di confronto a cui invitare tutti i soggetti interessati, per verificare la possibilità di approdare ad un intento comune in riferimento alle seguenti problematiche:
1) l’individuazione di percorsi di ricerca per la elaborazione di una mappa dei bisogni reali, in questo coinvolgendo le realtà presenti nel territorio che hanno già predisposto forme di sostegno alle emergenti necessità;
2) l’approccio innovativo rispetto al modello istituzionale del welfare locale dato. Approfittando del fatto che molti affidamenti riguardanti diversi servizi alla persona andranno a breve in scadenza, l’opportunità potrebbe essere rappresentata dallo sforzo di un approfondimento in direzione della costruzione di novo modello di risposta al diversificato e complesso telaio dei bisogni;
3) la sottoscrizione di un protocollo di intesa tra le parti che si prefigga di tutelare il diritto alla continuità lavorativa degli operatori dei servizi in scadenza;
4) l’impostazione di una rete mista di interventi, con il pieno coinvolgimento del pubblico e del privato sociale per approntare risposte ai bisognini un’ottica di solidarietà, per supplire alla carenza di risorse.