PREFETTURA, RAGUSA. SFRUTTAMENTO DEL LAVORO E ABUSI SESSUALI NEI CONFRONTI DEI LAVORATORI STRANIERI IN AGRICOLTURA

Prefettura Ragusa palazzo

Lo sfruttamento del lavoro e sessuale degli immigrati (soprattutto comunitari) e della manodopera femminile nelle aree rurali della provincia di Ragusa sono stati gli argomenti al centro di una riunione presieduta dal Prefetto Annunziato Vardè ieri mattina presso il Palazzo del Governo. All’incontro hanno partecipato il Procuratore della Repubblica di Ragusa, il Commissario Straordinario del Libero Consorzio Comunale di Ragusa, i Rappresentanti delle Amministrazioni comunali di Ragusa, Acate, Comiso,

S. Croce Camerina e Vittoria, i Responsabili provinciali delle forze di polizia territoriali, i vertici delle Organizzazioni sindacali provinciali, i delegati della Direzione territoriale del Lavoro e dell’Azienda Sanitaria Provinciale, nonché gli esponenti degli Enti e delle Associazioni locali attive nell’assistenza agli stranieri (Caritas, Associazione per i Diritti Umani, “Nova Vita”, “Proxima”, “L’altro Diritto”) e Padre Beniamino Sacco.

L’incontro è stato indetto dal Prefetto Vardè per una analisi approfondita sul fenomeno dello sfruttamento del lavoro e sessuale nel contesto territoriale della fascia agricola trasformata – al centro di recenti inchieste giornalistiche – interessata dalla presenza dei lavoratori stranieri, che svolgono un significativo ruolo nel tessuto produttivo del comparto agricolo provinciale.

Nel corso della riunione i rappresentanti delle associazioni che operano nel sociale hanno riproposto le suddette problematiche evidenziando che le recenti inchieste giornalistiche non descrivono realisticamente il fenomeno che esiste da svariati anni, è preoccupante ma presenta caratteristiche diverse da quelle descritte dai giornali a tiratura nazionale.

I Sindaci presenti hanno sottolineato il pericolo di una eccessiva enfatizzazione del fenomeno stesso, che potrebbe determinare conseguenze negative sulla economia locale: alcuni Stati esteri, infatti, avrebbero ventilato un vero e proprio “embargo” dei prodotti coltivati nella fascia trasformata del ragusano e pertanto esiste il rischio di strumentalizzazioni della vicenda che occorre evitare.

E’ stato evidenziato che il fenomeno in parola presenta profili estremamente complessi che non necessitano solo iniziative di contrasto da parte dell’Autorità Giudiziaria e delle Forze di polizia, ma anche di delicate attività di tutela e di sostegno in favore dei lavoratori stranieri attraverso il contemperamento delle esigenze investigative occorrenti per l’esercizio dell’azione penale con quelle della protezione delle persone offese. In particolare, dopo ampia discussione, è stato deciso di programmare una articolata attività di contrasto che tenga conto della complessità del fenomeno e che, accanto all’attività giudiziaria diretta dal Procuratore della Repubblica, preveda iniziative di prevenzione e contrasto del lavoro nero nonché coordinate iniziative nel campo del sociale finalizzate anche a ricercare soluzioni alloggiative alternative agli ambienti malsani in cui i lavoratori stranieri sono costretti a soggiornare. A tale ultimo riguardo è stata valutata la costituzione di un “Gruppo Interforze” finalizzato alla emersione del lavoro sommerso ed all’accertamento delle attuali condizioni alloggiative. Sarà altresì attivato un tavolo di lavoro coordinato dalla Prefettura allo scopo di attuare un’azione sinergica finalizzata ad intervenire sulle situazioni di fragilità in modo da mitigare eventuali situazioni di isolamento, realizzando mirate azioni di protezione, integrazione e coesione sociale.

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